martedì 31 dicembre 2013

I miei post su FB (1)






"Immacolarsi", previo candeggio animico con prodotti bio, direttamente attinti per connessione pregata, meditata; esperire la sostenibile leggerezza dell'essere e sapere che c'è, vivere in incognito tra materia e materialismo. Natale è una rampa di lancio

A che può servire festeggiare la purezza Immacolata della Madonna se non rappresenta un proposito di purificazione nel quotidiano? Spesso ,perlopiù siamo spinti a intasare il corpo e quindi la mente, con eccessi di cibo più indigesto del solito e questa la chiamiamo festa

Il natale "sintetico" televisivo , con modelli di vita suggeriti da pubblicità , è alle porte: sbattiamogliele in faccia. Viviamo la nostra ri-nascita senza esagerazioni, intimamente fusi col Cristo in fasce, che ogni anno tenta di nascere in noi, senza spettacolini. Quando ciò accade, il quotidiano dell'anno che verrà, esce dalla scena consumista e si veste di silenziosa, autorevole sobrietà. Proficuo Natale a me e a tutti


Ricordo quando, a casa di nonna Olimpia, si riuniva la nostra famiglia napoletana: cantavamo, danzavamo, ridevamo di noi e degli altri, imitavamo le voci dei venditori di strada , giocavamo vecchi giochi in cui si pagava pegno; saggiamente scaricavamo problemi, preoccupazioni , riciclando l'energia , subito convertita in risate. In alcune meditazioni di Osho, ritrovo la stessa saggia follia

Ad un certo punto il cambiamento interiore sfocia nella realtà quotidiana e la bonifica , producendo nuove forme: ciak, azione!

Meditazione kundalini di Osho; mi scuoto e faccio risalire, dai piedi in su, stati d'animo diversi e sorrisi divertiti, frullo pensieri indigesti (1 solo), danzo , mi siedo. Allenamento del corpo alla pace, insieme ad altre persone in cerca di anonimato protetto ( non vogliamo guardare né essere visti). Dopo, mi strugge il silenzio di gruppo

Nella società del più e del meno, dove una mente commerciale quantifica tutto, dalle doti fisiche al prestigio, dalla cultura personale al censo, una tipa , bazzicante ambienti "new-age", mi disse : " Tu sei più avanti di me nel cammino spirituale" istituendo così, il registro degli Eletti. E quando vide i miei "lavori in corso" e le fragilità, mi inserì, prontamente, nell'elenco dei "caduti", blaterando come Giuda, alle mie spalle. Non basta frequentare corsi, seminari o lezioni di yoga e quant'altro per illuminarsi di colpo come un albero di Natale, se poi manca la compassione verso gli altri nel quotidiano.

Ieri ho pregato per papà e mamma , in anticipo, ringraziandoli. Ho percepito l'allegria bambina ,dono inestimabile di entrambi, che mi contagia sempre quando rido bonariamente di me. Grazie a loro sto bene con me, spesso risolvo nel quotidiano, perché mi faccio le battute e rido. Il ricordo più bello che ho dei miei genitori, a parte la bontà di cuore, sono le risate insieme, quelle con battute umoristiche, quelle senza motivo e con le lacrime.

Uno dei libri più veri sulla donna è di Osho ( un Uomo) , la raccolta dei suoi discorsi dal titolo "Il mistero femminile". Visualizzo una futura scuola dove bambine e bambini imparino a vivere condividendo verità

 Ormai scappo a gambe levate quando qualcuno mi si vuole aggrappare; posso dare degli "aiutini"ma il regalo più grande , per me e per gli altri , è la libertà


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giovedì 28 novembre 2013

Luoghi comuni e dintorni




Mi osservo pensare, mi ascolto parlare :spesso mi diverto a riflettere sui  cosiddetti luoghi comuni ovvero su frasi, convinzioni e comportamenti  “prefabbricati”  agiti col cervello in panciolle, meccanicamente. Vengono fuori  frutto di incontinenza cerebrale, triti e ritriti, scivolano intorno tra altri cervelli in panciolle consolidando obsoleti  castelli di  vecchie forme-pensiero. Il fatto che siano “comuni” non vuol dire che tutti dicano il vero o che siano adatti alla nostra epoca in trasmutazione . L’interlocutore che  si esprime con frasi  frutto dell’esperienza sprigiona energia ,le sue parole creative adornano la comunicazione come fiori freschi. Chi esibisce “pacchetti” concettuali  presi  a prestito dai proverbi  e dai luoghi comuni, fonte della cosiddetta saggezza popolare, esprime una sorta di opportunismo mentale che afferma tutto e il suo contrario. “Donne e sardine son buone piccoline” ma … “L’altezza è mezza bellezza”; quindi io che sono alta sono  bella o  brutta? Come fare ad  aspirare ad una bellezza intera invece che solo  mezza? Le donne piccoline si devono offendere per essere  paragonate alle sardine per amor di rima? Se va bene  la donna bassa è equiparata alla botte , dove secondo gli avi , in quella piccola sta il vino buono.  “Chi va con lo zoppo impara a zoppicare” come se la via del male fosse obbligatoria : non può essere che lo zoppo impari a camminare da quello sano? Diamogliela questa opportunità allo zoppo che potrebbe non essere affetto da disabilità permanente ed essere recuperabile! “Mal comune mezzo gaudio” sottintende che se tutti siamo malati ,poveri ,cretini, brutti e nei paraggi non ci sono Supermen,Rockfeller, Einstein e Miss Italia con cui confrontarci, possiamo  provare gaudio, però mezzo perché quello intero sarebbe troppo. Che dire dei proverbi sessuofobici/maschilisti su cui capeggia :”Chi dice donna dice danno” oppure “Donna al volante pericolo costante” e “Gallina vecchia fa buon brodo” ad esprimere che una donna “stagionata” serve solo a fare il brodo. Così con tre proverbi la donna dannosa, incapace e vecchia è sistemata. “Si si fess statt a cast” presuppone che il furbacchione ha il placet per andarsene in giro a fregare chi gli pare ,mentre l’onesto , poveraccio, farà bene a starsene a casa dato che è “fesso”; dietro questo proverbio c’è  ammirazione per il drittone e commiserazione ironica per il buono  disarmato e semplicione. Però …   qualche proverbio è “riciclabile”:  “Ogni scarrafone è bello a mamma soja” descrive l’ amore materno  che non si arrende neanche davanti alla bruttezza del figlio e “Fa bene e scorda, fa male e pensa”  indica la retta via, quella del cuore aperto. Luoghi comuni e proverbi permeano il linguaggio quotidiano, suggerendo stati d’animo e correnti di pensiero, a volte inadeguati , antiquati;  pensieri e parole creano la realtà pacifica o conflittuale, accogliente o discriminante. Un proverbio  avanzato spiritualmente, nell’epoca del “do ut des” è“Chi ha avuto , ha avuto, chi ha rato ha rato” perché  azzera il dare/avere della mente commerciale e spinge al perdono, il vero perdono esente da qualsiasi calcolo.

Olimpia Shakti Riccio

lunedì 16 settembre 2013

Non avere tempo




Stando tra la gente non percepisco serenità: sorrisi finti o stentati, occhi sfuggenti, sguardi distratti,  molti  sono rinchiusi nelle gabbie mentali allestite  da loro stessi, come quelle dello zoo in cui  si usano “custodire” animali in cattività.  La gabbia mentale è costituita da paure, pensieri neri ricorrenti, schemi fissi, meccanismi automatici copiati da altri e risulta molto più solida di qualsiasi altra prigione. Il progetto ansioso delle  mille incombenze da smaltire in giornata si snoda e rifugge da distrazioni; in questa cultura ,  tutto ha da  essere produzione e, se esercitare il senso dell’umorismo o ridere  portano via il prezioso tempo commerciale, bisogna  smetterla e richiudersi nello spazio angusto di quelle quattro obsolete idee, con cui si sono edificate le sbarre della gabbia. Ovviamente “il  rinchiuso” quando incontra “un sorridente” sospetta che: 1) il sorridente non abbia nulla da fare dalla mattina alla sera; 2) il sorridente voglia prendere in giro i “produttori” (indefessi); il sorridente  sia cretino. Se si potesse condannarli per abuso di serenità … che avranno mai da sorridere poi, sono  sicuramente superficiali! “Il tempo è denaro” urla  arrogante  nelle gabbie mentali e centuplica  le sbarre per bloccare i  poveri animali in cattività, per renderli competitivi, per distoglierli dall’intimità, per fargli guadagnare qualche soldo in più. E fuori dalla gabbia …. Il sole splende , sempre diverso a seconda delle stagioni e regala questa vita, regala a tutti, (anche a chi ha scelto la gabbia), riscalda, informa, a volte esagera col calore, mentre c’è un mondo  che si trasforma solo perché lui c’è. Basterebbe connettersi con l’intelligenza e generosità del sole per capire che “il tempo è denaro” è una perversione da umani all’oscuro di ciò che è veramente importante. E’ nel tempo-arte che nasce e cresce la vita, fatta di sorrisi solari , che , come raggi, connettono gli uni agli altri e danno origine alla fratellanza; finché ce ne andremo , come  fredde lune, in mezzo agli altri occupandoci solo dei casi materiali nostri , non potremo trasformarci in  tanti piccoli soli creativi ; avremo lavato migliaia di piatti o pagato centinaia di bollette , estinto decine di faccende quotidiane ma rimarrà la domanda , nell’aria, ronzante e fastidiosa come una zanzara tigre: la vita è tutta qui ? Molta gente se ne va  nell’aldilà, in tandem con la zanzara che sibila la domanda“inevasa”  e non c’è spray che tenga. Non mi pentirò mai del tempo “perso” per aiutare gli altri, far ridere , ridere, cantare, giocare col cane, viaggiare, scrivere,danzare, sdrammatizzare, meditare, inventare passi di danza, pregare  e tutto ciò non mi ha impedito di occuparmi della casa e del  lavoro, anzi mi ha procurato la gioia di sentirmi creatrice delle mie giornate, un saggio mix di dovere e piacere. Non avere tempo è la disgrazia peggiore che ci possiamo auto infliggere, è uno stato comatoso ma  il coma è reversibile. Appena spostiamo la lancetta mentale da tempo-denaro a tempo-arte, le sbarre  ghiacciate della gabbia svaniscono ; il pensiero si espande, viaggia nello spazio, riscalda chi  è vicino  e chi è lontano, si somma ad altri pensieri di pace e ci si sente sereni perché, finalmente, si assapora il gusto dell’adesso, unica certezza .


domenica 28 luglio 2013

Avere tempo



Alla cassa dell’Eurospin incontro persone che non vedo da tanto. In quel punto, la strozzatura-imbuto per pagamenti ci costringe a una pausa, guardiamo chi è davanti, chi ci segue; ci consentiamo piccoli gesti gentili, facendo passare chi ha comprato una busta di latte e due etti di prosciutto, noi che abbiamo il carrello pieno. Così, se qualcuno è sfuggito al saluto perché siamo agganciati visivamente dagli scaffali pieni di merce, nella strozzatura-imbuto della cassa, lì, proprio lì, “abbiamo il tempo” di incrociare sguardi. Ho incontrato donne che frequentavano il mio corso di ginnastica, qualche ex alunna di scuola media con figli, coinquiline “migrate” altrove e ritrovate nonne con nipotini, e con tutte ho ristabilito il contatto, ricordando il  passato insieme. A volte alla cassa arriva qualcuno che ha fretta, arraffa la merce, occhi bassi, chiuso nell’input improrogabile di un elenco di cose da fare, scritto dietro la fronte, che lampeggia  “Muoviti, muoviti” ; quell’ umano non è lì, è  un corpo vuoto  posseduto da un programma, un robot senza ricordi, una mente comatosa e asettica. La fretta, la mancanza di tempo riduce gli umani a un elettrodomestico, una lavatrice che lava lava lava , strizza strizza strizza, programma inserito, sempre quello, sempre quello. Può una lavatrice avere ricordi? Può una lavatrice chiedersi perché deve sempre lavare /strizzare? Quando e perché l’umanità sia finita nel vicolo cieco, crudele di una forma pensiero prettamente aziendale, sentenziando che il tempo è denaro, non lo sapremo mai; per adesso, è consuetudine meccanica agire il tempo in faccende quasi sempre materiali vivendo, velocemente, la vita nella dualità: da una parte il dovere dall’altra il piacere, da una parte la seriosità dall’altra il sorriso, da una parte la “produzione” dall’altra l’ozio, da una parte il lavoro (tanto) dall’altra le vacanze (poche). Presi dall’ingranaggio, quasi tutti, non scendiamo dalla giostra, anche se potremmo, dotati come siamo di anima, intelletto e libero arbitrio. Il segreto della sopravvivenza dei napoletani sta nel mescolare dovere e piacere in un cocktail originale, seriosità e sorriso, produzione e ozio, lavoro e vacanze, con una propensione marcata verso la seconda opzione (l’imprevedibile meravigliosa umanità). Un giorno, a Napoli, su un tram cittadino si è creata una conversazione animata , al centro della quale c’era Carmelo, un novantacinquenne arzillo, con baschetto alla francese, uomo vivace e abile conversatore, con un grande senso dell’umorismo . Avendo lui ha manifestato una certa stanchezza di gambe, noi tutti abbiamo chiesto e ottenuto, una fermata supplementare, nei pressi dell’abitazione di nonno Carmelo. Quando un viaggiatore, preso dalla simpatia, gli ha augurato il classico “ Puozze campà cient’anne!” non sapendo esattamente l’età dell’anziano, quello gli ha risposto “Mannaggia a capa toia… e secondo te, ie aggia campà SULAMENT nati cinq ‘anne?” e gli ha mostrato un paio di nodose  dita a mò di corna. Siamo scoppiati tutti a ridere e, per un po’, benchè fosse sceso dal tram, nonno Carmelo ha viaggiato ancora con noi, che non eravamo più estranei l’uno all’altro. Il tempo- arte è quello che ci fa risaltare come umani ed entra in collisione con la mercanzia nel tempio; se mentre pulisco casa, il mio cane vuole “grattini” sulla testa e ruba calzini per essere rincorso, mi fermo e ci gioco, perché ORA lui ha voglia di giocare, domani chissà. In fondo Canillo, senza parole, con qualche ringhiata e abbaiatine varie, funge da insegnante: mi ricorda che la vita è adesso e, soprattutto, che non sono una lavatrice col programma inserito.