domenica 27 luglio 2014

Piove in palestra (racconto breve)





PIOVE IN PALESTRA 1995
Di RICCIO OLIMPIA


IO
Piove in palestra. Attraverso le guarnizioni rotte delle finestre, scendono rivoli d'acqua e formano pozzanghere; le indico ai ragazzi dicendo loro di scansarle. Il collega di educazione fisica urla qualcosa alla metà degli alunni che ha di fronte: noi, che siamo di spalle, sentiamo un'eco distorta. Maternamente sopperisco alle mancanze, perché desidero che i ragazzi utilizzino l'ora di educazione fìsica; intanto, le palestre sono sempre il luogo più malsano, umido, misero della scuola (quando ci sono). Ho lavorato per strada, nei cortili, nei garage, sulle terrazze ... adesso ho una palestra ma ci piove dentro.
Rinveniamo vermi viscidi che strisciano voluttuosamente lungo i sentieri della verde muffa con cui si nutrono, qualche ragazzina li indica con orrore.
Questo luogo dovrà pur essere utile a qualcuno, che sia invertebrato oppure no.



Emergenza! Siamo tutti nella stessa barca: a scuola di spiritualità ci dobbiamo andare tutti, grandi e piccoli.
Non si può perdere tempo con nozioni, informazioni prettamente strumentali; il mondo andrà a rotoli se non ci rimbocchiamo le maniche.
L'esempio? Questa bella terra piena di materiali ammucchiati (abbiamo tante cose da consumare!) come un magazzino senza inventario dove ognuno va e prende, perché gli altri fanno così e poi lascia dei rifiuti.
 Tento di far passare attraverso l’insegnamento di tecniche ginnico-sportive, la lealtà, la cooperazione, la sanità fisica e mentale. Poi basta guardare il mondo esterno per imparare che i furbi hanno la meglio, trasformati dai mass-media in eroi del male ma pur sempre eroi, in cui i “buoni” sono minoranza solitaria, che emana energia dal cuore in incognito, come debolezza da occultare.
Mi vergogno, come rappresentante adulto di quel mondo.

Insegno educazione fisica; ho classi numerose (troppe); la palestra è umida, gelida come una grotta; fra urla e infreddature varie, mi ritrovo afona, depressa.
 Vorrei rinnovare le motivazioni che mi spinsero all'insegnamento per fare un bilancio positivo dopo anni di lavoro.
In questo periodo, tra l'altro, gestisco un gruppo di attività integrative con alunne di tutto l'istituto, cui insegno danza moderna, una branca motoria veramente speciale, durante la quale le ragazze possono liberare la propria creatività.
Undici, dodici, tredici anni e un vissuto corporeo in "ebollizione"da tirar fuori anche se possiedono già schemi motori per overdose di balletti televisivi.
Dico loro di cercarsi dentro, di lasciare che la musica trasmetta emozioni, sciolga tristezze, suggerisca spontaneamente di alzare un braccio o di saltare e loro eseguono perfettamente, come se non aspettassero altro. Qualcuna sommessamente si apparta lontano dal gruppo; altre, meno inibite esprimono grande vitalità; dopo un po’, sembra di stare in chiesa, dove il corpo non è immobile, bensì accolto, celebrato.  Poi passeremo alla collaborazione di gruppo, dove è necessario seguire lo stesso ritmo, cercandolo generosamente insieme.




I ragazzi di oggi sono massificati nelle idee, negli atteggiamenti, nelle parole, da un vissuto televisivo limitato, scontato, uguale per tutti: chiacchierare è la loro massima aspirazione.
Non amano il silenzio; sono catapultati fuori di sé, sradicati da se.
Riflessione? E' uno stato dal quale rifuggono, segnale di malattia o secchioneria. Siamo alla celebrazione massima della comunicazione e della socializzazione, apparentemente ma i ragazzi sono spinti alla parola a tutti i costi, svuotata di sostanza.
Parlano dicendo tutto e il contrario di tutto, come la TV fa spesso.
Si è giunti al livello estremo di non ascolto della saggezza interiore, così
le parole, amputate della loro essenza, senza  significato, vengono lanciate in aria come vibrazioni energetiche negative e i ragazzi appaiono superficiali, scioccamente goliardi , insensibili.
Eppure essi hanno lasciato da poco l'infanzia, terra magica dell’intuizione, di sintonia con la Vita. Noi grandi li abbandoniamo davanti al televisore, li guastiamo con l'esempio, ne facciamo nostre brutte copie poi li rimproveriamo per il loro comportamento. Ce la prendiamo con loro perché, in realtà, non ci conviene ammettere che siamo arrabbiati con noi stessi.


Sono le 12.00, inizia la quinta ora, sono stanca, vorrei sedermi. La classe che ho prelevato, dopo aver accompagnato quella precedente, imperversa con battute sciocche, frasi fatte; giungiamo in palestra, dopo aver impiegato secoli per attraversare i corridoi. E’ una delle classi più difficili da gestire, con ragazzi problematici e per giunta alla quinta ora! Convocare i genitori, giorni fa, non è servito a nulla, anche loro si sono dichiarati impotenti.
Il chiasso cresce all'ingresso degli spogliatoi; avviene un lancio di scarpette o altro al disopra del muretto che divide lo spogliatoio dei ragazzi da quello delle ragazze.
Ancora del tempo perché infilino le scarpette recuperate, poi scorazzano per la palestra, si arrampicano sul quadro svedese, sulla spalliera; li richiamo nella grande palestra umida, la cui assurda acustica distorce le parole producendo l’eco.
Rimangono qualche secondo allineati davanti a me, iniziano la corsa  e gli esercizi di riscaldamento in fila per uno; alcuni appoggiano male i piedi al suolo e ciò potrebbe arrecare  danni alla postura.
Li fermo mentre si stuzzicano a vicenda, fingono di non sentire, impegnati a sorpassarsi e spingersi; urlo qualche tono più su, anche se non avrei la forza di farlo, si bloccano con facce stupite come a dire: “Che vuole 'sta pazza?” Spiego nel brusìo che bisogna capire bene ciò che si fa perché altrimenti non si diventa autonomi: che correre male è dannoso; che eseguiranno esercizi per migliorare, detti "andature".
Camminano sugli avampiedi, sui talloni, sull'interno del piede perché prendano coscienza degli appoggi e del peso distribuito equamente; dico loro che in questo modo eviteranno problemi alla colonna vertebrale. Le parole si perdono su per le volte della palestra, deformate, sfuggono come spifferi di vento dalle finestre sconnesse; i ragazzi vociano birichini sulle strane figure che descrivono i piedi nello spazio ma lavorano. "Professoressa, Vitangelo mi ha pestato un piede, non voglio più lavorare" urla una ragazzina inviperita e sparisce nello spogliatoio, zoppicando, con relativo codazzo di amiche solidali.
"E' vero, quello lo fa apposta", urla l'ultima ragazza risucchiata dallo spogliatoio. Sono indecisa: recupero una fetta di classe e lascio i ragazzi incustoditi oppure mi arrabbio con tutti e si ritorna in classe?Considero che la ragazza potrebbe essersi fatta male sul serio, così vado via, recupero alunna e compagne, dopo aver costatato la futilità del danno, ritorno in palestra dove i ragazzi si rincorrono e fanno a botte. Sembra un film di Pierino ma è la realtà ed è molto faticosa da gestire.
Miracolosamente, annunciando la fase di gioco alla fine di quella tecnica, riprendo il controllo della classe.
Pochi minuti di respiro, si spalanca la porta della palestra e irrompono gli “Unni” vociando e scomponendo lo pseudo-ordine dello spogliatoio. Chi sono? Gli scalmanati componenti di un'altra classe, il cui insegnante, chiede, implorante: "SCUSA, collega, ti dispiace, solo per oggi eh!, mi lasci libera la palestra? Sto spiegando le regole della pallavolo, ho bisogno della rete!"
Acconsento e mando qualcuno di corsa fuori della scuola per verificare se è possibile lavorare nello spazio esterno. Mi è riferito che spira un vento da polo nord; se fossimo andati dall'inizio, ci saremmo adattati gradualmente ma adesso i ragazzi sono sudati, sarebbe imprudente uscire. Così ci ”arrangiamo” sulle scale che conducono al locale palestra; con esercizi escogitati per l'occasione, finisco la tormentata lezione.



Da qualche anno non esiste più la coppia d’insegnanti di educazione fisica per ogni classe. Così bisogna fare lezione a circa 25/30 individui per nove classi, distinti per esigenze e personalità (è noto che maschi e femmine NON vivono contemporaneamente le stesse fasi dì crescita).
 Bisogna spiegare, correggere individualmente gli errori; mantenere la disciplina, dimostrare gli esercizi e le tecniche; recuperare i soggetti inibiti; annotare l'argomento della lezione sul registro, controllare che tutti siano forniti di scarpette e mille altre cose impreviste.
Eppure, da qualche parte dell’inconscio collettivo, è ancora stampato il vecchio cliché dell'addestratore (tipico del ventennio) che saltellava fino a settanta anni, pancia in dentro, petto in fuori, resistente al freddo, alle intemperie, alle avversità, che non si ammalava e neanche si sedeva (vedi Superman?)
Insegnare a vivere il corpo vuol dire educare i ragazzi ad  abitare questa meraviglia, con pienezza, flessibilità, creatività; interpretare il movimento, veicolando l'energia  lungo i corpi sottili; buttare fuori le tensioni prevenendo le malattie; tamponare il lavorio incessante della mente (iper-alimentata dalla TV) con lo splendido rilassamento che consegue all'intenso lavoro fisico; fino ad  autogestirsi , da adulti , lo spazio meditativo, di non-mente, di rinfrescante tregua nell'incessante sfilza di pensieri;  e poi rappresentare l'amore, l'apertura, la preghiera davanti ai propri occhi e a quelli altrui, attraverso la gestualità simbolica. Il corpo è lo strumento della realizzazione umana, insieme alla mente e allo spirito deve realizzare l'armonia.
Invece i ragazzi sono sempre più disorientati, irrequieti, fragili, in balia di bugie consumistiche.
Noi adulti siamo qui, a guardare una realtà in degrado, abitata da individui non equilibrati; a osservare come la mente, potenziata eccessivamente, divori la vita delle persone.
Cercando di fare quel che possiamo.



Sono un po' stanca.
I ragazzi sembrano inconsapevoli parassiti senza amore, che mi sfiancano senza dare nulla: vado alla ricerca di esseri umani, di similitudini tra loro e me, di risposte autentiche che già essi soffocano nella melma multicolore televisiva. Non mi arrendo, però; voglio che riflettano su se stessi, così quando non ci è possibile andare in palestra, per vari motivi, faccio compilare loro dei questionari.
“Siate sinceri, assolutamente, tanto li leggo solo io .”E aggiungo:" Non è per valutarvi, è per conoscervi."
 Sono confortati da tale osservazione; è faticoso sentirsi continuamente sotto esame, da ex alunna, ancora me lo ricordo; si perde la spontaneità nel tentativo di fare sempre ciò che gli altri si aspettano da noi.
Nei questionari i ragazzi si lasciano andare felicemente alle confidenze, agli 'orrori' di ortografia e scrivono scrivono scrivono.
Poi chiedono: "L'avete letto il mio compito?" Scopro che conservano nel cuore ancora pezzetti di azzurro cielo, le scritture tondeggianti sprigionano tanta verità, trasmettono chiarezza, essenzialità; noi adulti, con la triste complessità mentale potremmo definirci "guastatori".
I ragazzi hanno bisogno di essere ascoltati, di trattenere la visione semplice e chiara della vita, che sia il prolungamento della loro saggezza 'bambina'. Diventano "televisivi" quando noi adulti diamo l’esempio, stravaccandoci davanti a indegni programmi televisivi.



Sogno piccole-grandi verità; momenti d’intensa umanità (basta fermarsi ad ascoltare se stessi). Basta non urlare, non ascoltare la musica assordante, le parole vuote.
Ognuno cerca di esserci rumorosamente (è qui la festa?), testimoniando che nella calca informe, c'è.
Quanti giorni ho trascorso e trascorrerò imprigionata nella acustica distorta della palestra? Eppure amo questo lavoro e i bambini.
II rumore riempie le orecchie, aggredisce il plesso solare, dove l'energia negativa pesa, con il cumulo di voci sgraziate.
Supero la soglia del dolore ogni giorno.
Il cervello ha rimpiazzato il cuore, l'eco rimbomba in cervelli
megasviluppati . C'è bisogno di energia pulita. Come sentire il cuore nel chiasso che c'è? Così esco mentalmente da me, guardo dei murales e m’innamoro del sole colorato di limoni e mare, del fucsia vociante di una camicetta. Ogni giorno prego:“Risuonaci nel cuore Dio, se ci sei batti un colpo. Sfarfalla e sii rivoluzione silenziosa”. Un'anguria sfarzosa, rossa di sole, raccolto pazientemente, trasformato in colore, mi ricorda quant’è bella e gustosa la Vita.



Tutti nella sala docenti per il collegio. Mi sento tanto "Pierina"; finalmente tocca a me. Volano le prime battute tra la collega accanto e me; ridiamo nascondendoci dietro le spalle di un'insegnante impellicciata che ci troneggia davanti. Tocca a noi vivere le modiche monellerie teneramente ribelli agli schemi costituiti; il modesto brusìo cresce mentre la voce del preside chiede il silenzio; non ottenutolo egli, ci "sgrida". Bene, ora tocca a noi "alunneggiare", lui lo farà alle riunioni dei presidi.
 Gli argomenti all'ordine del giorno sono diversi; l'atmosfera è nota, amichevole, non capita in tutte le scuole.
Io e la mia amica tentiamo di mascherare la mancanza di chiarezza con atteggiamento goliardico; l'insegnamento ci pone davanti molti problemi che non possiamo risolvere da soli, spesso fungiamo da capro espiatorio per l'opinione pubblica. Siamo quelli che lavorano mezza giornata, quelli con due mesi di vacanze.
Della preparazione unicamente teorica fornitaci dalle università, che ci sparano nel contesto sociale con la testa piena di belle favole, non si parla.
Della difficoltà di affrontare le classi, della carenza di strutture (alla quale sopperiamo con l'impegno personale) non si fa cenno.
Intanto l'opinione pubblica ci chiede di stimolare maggiormente gli alunni; pedagoghi, psicologi, cervelloni addetti allo studio del problema emettono astruse teorie.
Sono invitati a operare nella scuola, più che a parlare e scrivere.
 Ora non ne posso più di stare seduta, vado al bagno. Sorrido tra me e me: ho usato lo stesso meccanismo di evasione dalla classe degli alunni.
Dopo due ore soffro di mal di testa e sono tenuamente interessata all'ennesima replica del collegio dei docenti.


Anche i nostri ragazzi manifestano il bisogno di variare stimoli; ma è proprio di altro "materiale" ciò di cui abbiamo bisogno?
I ragazzi frequentano le palestre, utilizzano il computer, studiano inglese, suonano uno strumento ma spesso non hanno qualcuno che si fermi con loro a chiacchierare o ascoltare.
Semplifichiamo tutto; azzeriamo e ripartiamo. Ora mi alzo e parlo di valori spirituali, della possibilità di vedere con occhi nuovi tutto quanto abbiamo intorno e di gestirlo, di non esserne posseduti.
Ci contorciamo tra problemini, accuse velate e non, verso l'impegno reciproco; io vorrei si parlasse di noi in modo diverso, di noi uniti nella voglia di cambiare, di credere nelle cose semplici, di rinsaldare la solidarietà umana, non frammentati, incasellati nei vani angusti delle rispettive materie ma uniti a programmare. COSA?
Di spegnere il televisore. Di smettere di comprare ciò che non serve e non rende felici. Di imparare a meditare. Di imparare a fare silenzio. Di unirci produttivamente nei cuori. Sento che molti percepiscono nello stesso modo eppure siamo posseduti da un sistema, come fossimo seduti sulla macchinina delle montagne russe che corre troppo veloce perché si possa scendere e andarsene a piedi, semplicemente.
Riporto il mio pensiero nel collegio sempre uguale del quale potrei eseguire una registrazione e rivederlo nei secoli dei secoli.




Il consiglio di classe si compone politicamente di tre correnti: quella moderata, composta di gente con spiccato spirito materno, che sopporta tutto dagli alunni.
Quella qualunquista, molto esigua in questa scuola, attenta solo ai miglioramenti economici (quali?) che viene a trascorrere le diciotto ore settimanali in questo luogo ma che potrebbe confezionare cestini altrove.
Quella progressista, che non si arrende di fronte alle difficoltà, dotata di umanità bollente, a volte dedita all'arrabbiatura, che si comporta come un elettroshock nei confronti degli alunni, pronta a intraprendere nuove strade col “fai da te” professionale.
Ammonticchiamo parole per tentare “moderne” soluzioni ma la crisi dei valori spirituali si avverte fortemente nella scuola.
Qualche collega nostalgico rimpiange la scuola di prima, dove tutto era al suo posto e l'insegnante impazzava: non vorrei essere temuta, desidero essere apprezzata per quanto so dare.
Colgo brani di discorso; si parla dì alunni che vanno troppo al bagno (effettuano temporanee evasioni!), che bisognerebbe controllare (ma è difficile perché qualche collaboratore non collabora).
Una collega afferma che se rinasce sceglierà il mestiere di collaboratrice.
 


“Se un ragazzo ha veramente bisogno come facciamo a saperlo?" chiede in tono polemico una collega che chiamo Puffetta per via della bassa statura. “Ultimamente un alunno si è fatto la pipì sui piedi perché non gli avevo creduto!!”
Arriveremo a rilevare con ricercate apparecchiature il livello di riempimento della vescica? Inventeremo l'urinometro per verificare se i ml di urina accumulata hanno raggiunto il livello di straripamento?
Un collega nell'angolo a destra legge occultato completamente dal giornale; sospetto stia dormendo beatamente dopo aver composto i fogli su apposito congegno da lui inventato detto "col-leggìo" (leggìo per collegio).
"Io personalmente ho un registro su cui i ragazzi firmano, prima di uscire e possono farlo solo una volta (c'è la firma che testimonia nelle ore degli altri colleghi!) " afferma un'insegnante. Molti approvano. Volano sguardi di sincera ammirazione. E' così istituito ufficiosamente il registro dell'urina (UREGISTRO). M’intenerisco; per me, per i colleghi, ANCHE queste sono incombenze che ricadono sugli insegnanti che devono educare gli alunni alla lealtà.
 Siamo notevolmente fuori moda nell’ambiente sociale, dove correttezza e impeccabilità nell’agire, sono sintomo di debolezza. Siamo “out”.
La riunione, in cui ci siamo "riuniti”, si conclude;la segretaria addetta al verbale copierà quello dell'anno precedente.
Tutti noi ci separiamo disperdendoci velocemente.
L'unico ad attardarsi è il collega che 'legge' il giornale.
Bisognerà che qualcuno lo svegli.



Il rumore. Ci avvolge, circola dentro, rubandoci il silenzio dal cuore. Mi accorgo dei suoi effetti: mi tende i muscoli, mi si serrano i denti, come se, così facendo, fosse possibile impedirgli il passaggio.
Sono un blocco, vorrei difendermi dall'invasione, non ne posso più.
Mi assalgono voci stridule, acute, niente vere; la tivù irrompe con rumori esagerati (anche i passi nei film sono rinforzati).
II linguaggio è appesantito da forzature, pieno di " è tremendo", "è un macello", "è un casino", "è terribile". Questo quotidiano rumoroso e frettoloso ci fa rimbalzare come fuscelli su e giù per le tante, troppe faccende materiali, rincorrendo qualcuno che ci sfugge (noi stessi) facendoci temere la quiete di una pausa.
Eppure, solo nel silenzio posso incontrare me stessa.
Rivoglio il volto di nonna che racconta; il viso piano, quieto, le parole trattenute golosamente nella bocca sdentata, le intonazioni drammatiche, le risate ossute dì donna anziana del sud.
Potrò cancellare trenta anni di tivù? Spengo il video sull'overdose di figure che fuggono, troppo colorate e chiassose: non lasciano che ansia in me.
L'inconscio non lo sa che quelle immagini sono finte se ne nutre, comunque.



Il connubio cibo-tivù intossica decine di persone, tutti i giorni: sono l’unica a percepire un pericolo in tutto ciò?
Si consumano cibi finti, sacchetti di palatine, snack, per saziare la fame fisica inestinguibile, l’eccesso di cibo e tivù corona frenetiche giornate all'insegna della fretta, della superficialità, dell’apparenza.
Cos'è, suicidio collettivo? Neuroni sfiancati, scintilliamo, apparentemente, sorretti dall'amore per l'immagine, ci aggiriamo sfoggiando sorrisi e... da quanto tempo non siamo padroni di un progetto (d'amore) che non sfumi dopo cinque minuti sostituito da mille altri?
Meteore, fiammiferi di felicità soffiati dal vento dei "devo", dei "si fa", dei "non si può, altrimenti..," Riconosco gli occhi spenti della stanchezza sensoriale; occhi che guardano sempre fuori, mai dentro.
Le dita non toccano (potrebbe essere frainteso!) non sanno più trasmettere l'energia che circola senza sosta dal cosmo alle dita, attraverso il corpo, che sa. Le mani indaffarate, occupate troppo da qualcosa da finire, non
carezzano, hanno scordato come si fa. Le carezze soppresse ammutoliscono il cuore ed io ho nostalgia dì un tocco che fonda il corpo, di mani che arrivino al cuore.



Quando la primavera riversa la fragranza di se nell'aria, devo cercarla tra odori diversi, stranieri, collosi, fumosi, ostili, arroganti.
 La primavera nel naso, ti calma, ti dice chi sei, ritorni nel cuore di Dio eppure molti ormai sono allergici ai suoi profumi.
Puoi anche star fermo, sei in pace; fai le pulizie di primavera con l'afflusso di energia pulita che armonizza, rinsalda, rinnova.
II gusto per il pomodoro rosso appena arrivato, verdura di stagione è inquinato dalla paura del veleno che l'uomo può avergli iniettato;il sacrificio dei frutto sugoso  è inutile; ti da tutto sé stesso ma, non volendo, può avvelenarti.



I materiali dì cui ci nutriamo sono molto scadenti e non si tratta solo di cibo ma anche di nutrimento mentale, sotto forma d’immagini cruente e inadatte all’infanzia e agli adulti.
Nei cosiddetti film d’azione si assiste continuamente a violenza sui corpi e aggressioni verbali con turpiloquio; perché allora stupirsi quando un ragazzo esercita lo stesso modello assorbito da decine e decine di film cosiddetti d’azione? Un ragazzo che picchia, offende ed è troppo vivace non sta forse agendo un programma assorbito giorno dopo giorno con il beneplacito degli adulti? E’ giusto bloccare azioni violente ma poi le stesse persone che hanno inflitto la punizione dovranno “disinnescare” il programma, limitando o vietando la visione di violenze gratuite dallo schermo, intensificando la vicinanza amichevole, attenta, con i ragazzi. Con la scusa della denuncia (per il business cinematografico) siamo appesantiti da una cappa d’immagini che si trasformano in aggressività verbale e fisica soprattutto nei giovanissimi. Perché insistere nel trasmettere la violenza? E' pubblicità alla violenza stessa e non ce n'è bisogno: circola già tanta paura in giro.
A livello fisico si appesantisce il corpo gravandolo di grassi, dolci, sale, di alimenti "morti", innaturali, gommosi, pieni di conservanti, colorati vistosamente o costituiti da estratti chimici.
Mangiamo fotocopie di cibi veri, della frutta viva che ci dona il suo corpo carico dei raggi del sole, del brivido del vento, della carezza pelosa di un'ape.
Si beve alcool perché nei film, nelle pubblicità qualcuno recita attaccato a un bicchiere; si fuma perché il “duro” di turno nel film vive con la sigaretta all'angolo della bocca; il suo è un arrendersi alla sigaretta, seguirla ovunque perché è spento, eccitato dallo stress.
La tv è una venditrice di oggetti ma soprattutto, di modelli di comportamento che diventano le nostre vite. Lasciamo che qualcuno dall’esterno ci fornisca un elenco visivo di come dobbiamo mangiare, bere, fumare parlare, stare insieme, amare, fare l’amore, comprare, cucinare, arredare, viaggiare. L'involuzione fisica e mentale annienterà le nostre animucce striminzite che respirano i miasmi della spazzatura introdotta nel corpo e nella mente.




Il film si srotola fra violenze, morti, sangue, sputi. La società si racconta con accattivanti, accurate, rallentate inquadrature di morte e prevaricazione.
Mi allontano, consapevolmente, sempre più dal plagio di storie raccontate e raccontate che creano abitudine negativa, sordido brivido di emozione nelle persone che non sanno stupirsi per la semplice vita quotidiana.
Se producono certi film, qualcuno li guarda, perlopiù uomini, spesso adolescenti; ciò non fa molto onore a coloro che li scelgono. “Svagarsi” con tali scene, equivale al consumo distratto di un pasto andato a male che ci intossica. Cosa c'è di utile nel condividere un probabile mondo maschile fatto di volgarità, sporcizia, brutalità.
Eppure c'è qualcuno che, attaccato al video, pur parteggiando per i buoni, si nutre, per tre quarti di film d’immagini ripugnanti, indigeste.
Se capita il buono trionfa negli ultimi 10 minuti, quasi sempre con ennesima, conclusiva azione cruenta.
Si trascorre la vita a nutrire l'inconscio di materiale putrido, considerando innocui i film, con le svariate soluzioni maniache e commerciali. La memoria visiva è sistematicamente farcita di pugni, aggressioni; musiche inquietanti risuonano nelle orecchie.
Il mix venefico viene fuori dai nostri ragazzi, come fumo nero, sotto forma di aggressività, verbale e non.
I film sono assunti in dosi massicce prima del sonno, quando ci si dovrebbe rigenerare con immagini di serenità, pensando alla notte che verrà, ai sogni che ci diranno chi siamo; quando dovremmo ripulirci, come si fa con il corpo, scivolando nella dimensione sottile, che non si tocca, né vede eppure esiste.



Tutto quanto non è naturale (proveniente dalla natura) non è umano, è dannoso, la natura è saggia, semplicemente complicata, perfetta.
Colori finti, invadenti, scioccano le cellule nervose (che diventano sempre più nervose?) attraverso immagini televisive violente, aggressive, tante, velocissime.
Mi sottraggo alla pubblicità, ai suoi imperativi; non voglio consumare merendine sature di elementi chimici, sfacciatamente spacciate per naturali per avere in cambio uno zainetto che (dopo duecento punti e altrettante merendine) butterò in cantina tra un mese.



Puliamo con ammoniaca, acidi, detersivi, sbiancanti perché vorremmo il pulito nel cuore.
Consumiamo ammorbidenti perché la morbidezza nei cuori non c'è più.
Ci sfreghiamo con antiodoranti, profumanti (il sudore è fuorilegge) perché le anime fragranti si nascondono ai nasi ignoranti.
Il pianeta, avvolto nel sudario di sostanze chimiche, plastiche, rifiuti tossici, ha l'asma, tossisce, trema, ha febbre, soffoca, geme, ha paura di noi, scricchiola, muore.
Cerco dentro, la presenza della pulizia, della morbidezza, della fragranza, pregando e meditando.
Seguo la scia della nostalgia, di un ricordo antico che non so collocare nel tempo, nei tempi.
Le risposte, ricevute nel silenzio del cuore, m’impongono di cambiare vita.



Un gelato confezionato. Bello con i riccioli di panna artisticamente composti, colori appetitosi per l'occhio, quello fisico, che vede solo le apparenze.
Dentro, nel gelato, (lo sappiamo) sostanze chimiche perché nel tempo, esso sia bello e morto come una mummia, perché si possa vendere anche tra un anno; così ci nutriamo di cadaveri composti con grazia, pagandoli a peso d'oro. La mano di una mamma porge, con affetto rassicurante (?) il gelato al suo bambino.
La gente cerca di essere bella fuori, rifacendosi l'involucro, anche quando dentro è spenta, come le mummie di cui si alimenta.
Andiamo contro natura; siamo i fuorilegge del cosmo.



I ragazzi di una classe sono turbati dalle arrabbiature di un insegnante.
Non spiega, esige troppo, è freddo. "E' irraggiungibile" dice un alunno.
Come insegnante non sono perfetta, però "vedo" sempre i ragazzi, dopo tanti anni, anche se a volte non riesco a contenerne le esigenze, i bisogni inutili, le innumerevoli richieste.
Mi fanno sorridere di tenerezza; non è ciò che altri definiscono istinto materno, è che mi sembrano semplicemente complessi e buffi (come lo sono io).
Non esiste un modo univoco di trattarli, non sempre sono all'altezza; è una miscela di cedevolezza e fermezza femminil-maschile, soprattutto è attenzione, cura, tempo da dedicare, energia e mi piace vederli lavorare, assistere alla loro voglia di costruire con qualche piccola furbizia ma, comunque, autentici.
Rappresentano il laboratorio permanente; il contatto fra loro e noi scatena reazioni “chimiche” che ci fanno crescere tutti.



In palestra: oggi nell'aria c'è qualcosa di più, siamo profondamente insieme io e i ragazzi, comunichiamo a pelle.
A volte sono televisivamente crudeli, parlano per spot. non si accorgono di me, sono irresistibilmente distolti dal consumismo.
Noi grandi gli abbiamo dimostrato di ammazzarci di lavoro per possedere la casa grande, l'auto bella, li abbiamo trascurati parecchio; non li abbiamo ascoltati, ora anche loro, seguendo l’esempio, hanno preso quell’abitudine.
Mi rendo conto che sono qui ad insegnare tecniche sportive e intanto Raffaella mi abbraccia; qualcun altro mi sfiora di sfuggita perché oggi sono disponibile, sono piena di energia che straborda, posso dare di più.
 Riuscirò con la prossima classe a stabilire il contatto?I ragazzi sono "divini" quando non sono televisivi. Temporaneamente mettiamo da parte budini, creme, biscotti (della nonna?), cosmetici, saponi, auto, pentole di cui non si deve fare a meno.
 La Vita è molto più semplice. La Vita è molto di più.



C'è anche il mio quotidiano da spingere in salita, non c’è solo il lavoro ma tento di trasmettere ai ragazzi un metodo, la capacità di essere autonomi, creativi nei confronti delle situazioni. Voglio comunicare valori forti, fondamentali, che riscaldino loro la vita, come l’amore per se stessi; l’impiego della perseveranza per raggiungere obiettivi creativi, per arricchire da soli e sempre la conoscenza della Vita.
Vorrei non si spegnessero nella noia del ripetersi, vorrei che conservassero lo stupore “bambino”.


Attraverso la danza moderna si può creare un caldo substrato di naturale espressività, per cui approvo le ragazze che dimostrano arditamente uno stile personale e vi si abbandonano; cerco di insegnare che esiste la possibilità di "scrivere" la propria storia interiore, fatta di dolcezza, aggressività, gioia, dolore, attraverso la gestualità.
In questa fase non c'è nulla da correggere, ogni storia va letta, così com'è, discretamente, perché vera.
Vorrei che la danza accompagnasse i corpicini scattanti delle ragazze come accompagna me.
Nel bel mezzo di impegnate giornate mi ritrovo davanti allo stereo per danzare: è come sturare una bottiglia di spumante, piena di bollicine diverse: dolore, tensione, stanchezza si affollano per uscire, lasciando il posto alle bollicine rosa della serenità, dell'energia pulita.
Disegno la musica col corpo sul grande foglio bianco dell’espressività, dove non ci sono ruoli.
Danzare non è solo un esercizio atletico: percorrendo suoni, vibrando sulle note, il corpo si esalta eppure trascende se stesso.



Stamattina l'atmosfera è elettrizzante. Tante piccole danzatrici si stagliano sul palcoscenico scolastico rischiarato da luci rosse, verdi, azzurre.
Le ragazzine confusionarie dalla voce acuta, dedite all'urletto lancinante, sono allineate, vestite di nero, capelli sciolti, fasce colorate sulla fronte e per niente intimidite; mi fissano, aspettando il via, per danzare sulla musica suggestiva dei Pink Floyd.
Durante le lezioni mi hanno fatto impazzire, urlando, punzecchiandosi, imponendomi le molteplici esigenze, risucchiandomi energia e pazienza; spesso mi hanno trattato come un puncing-ball, colpita dal loro interesse intermittente come luci natalizie. Talvolta mi hanno fatto sentire inadeguata, ridacchiando, distraendosi, annoiandosi.
So che sognano carriere folgoranti, vincite eccezionali, notorietà.
Se fosse possibile, spiccherebbero il volo attraverso la barriera trasparente dell'apparecchio televisivo per sistemarsi tra le file delle danzatrici;
così un bei giorno, trasformate tutte in attrici, ballerine, cantanti, intrattenitrici più o meno di classe, non avrebbero, al di qua del video, più alcuno spettatore a seguire le trasmissioni.



Rivedo i momenti trascorsi insieme nella preparazione delle coreografie...
Siamo nella vasta palestra gelida. Il dilemma è:
azionare i grossi "phon" che sparano aria calda / rumore assordante e sottotitolare la lezione (vedi pag. 777 per non udenti) oppure ricoprirsi di sudore gelido, lottando come di consueto, con l'eco che distorce, giocosamente, voci e suoni; d'accordo con le ragazze scelgo il gelo.
Parlo spiegando le tecniche, le eseguo, conto i tempi, sudo, rispiego i punti poco chiari, urlo un nome, accendo lo stereo nella palestra-frigorifero, ripetiamo con la musica, correggo gli errori, riconto i tempi, rispiego, ricorreggo gli errori, urlo un altro nome.
Risolvo problemi di relazione tra loro poiché si costituiscono gruppetti nemici con dispettucci, pettegolezzi, defezioni.
Dico loro che devono aiutarsi, capirsi, accettarsi così destino le più pronte ad apprendere passi di danza, al recupero di quelle più lente, anche perché capiscano quanto sia complicato insegnare parlando, contando i tempi, eseguendo le tecniche, individuando gli errori, tutto ciò talvolta nel chiacchiericcio e nell’ascolto distratto.
Paola una delle "primedonne" (perché apprende ed esegue prontamente i passi), s’incavola e dice "scema" a un’amica che non impara velocemente: mi arrabbio, la investo con parole dure e Paola ritorna tra noi ruzzolando dal suo Olimpo privato.
Le ragazze sono ansiose di trasformarsi in creature televisive fornite di sex-appeal e pubblico, questo è quanto riversano decine di trasmissioni e spettacoli nelle loro teste; cosi, la naturale sensualità, morbidamente femminile, cedevole nella forma, nella espressione, è inquinata da movenze precostituite e maliziose nonché “sculettamenti” superflui.
E' bello essere fieri della propria giovinezza che emana energia, come profumo di vita, come scia di vitalità; è bello offrire se stessi al mondo, corpo e spirito insieme, capaci di trasformare la piccola fettina di mondo che abbiamo scelto.
Il corpo giovane, vitale, che attraversa le strade del mondo, è il regalo per gli occhi ma nel cuore ha il suo grazie alla vita.
Vorrei che le ragazze imparassero a convivere con il proprio corpo, accettandolo, pur migliorandolo, prendendosene cura, sempre. Vorrei che si accettassero, comunque, senza seguire artificiosi modelli cinematografici, impossibili da raggiungere e perciò frustranti.
Mi porgo alle ragazze con contenuti attuali ma non posso eliminare la gradualità naturale del processo di apprendimento e neanche lo vorrei. E' giusto viaggiare attraverso la Vita per imparare, scoprire, conquistare abilità; è il viaggio che fa crescere, non la fretta di arrivare.
Per queste ragazze i tempi sono lunghi, troppo lunghi, vorrebbero tutto, subito, si mostrano indifferenti, annoiate.
Mi arrabbio, anche se capisco quanto sia inutile, ma sono amareggiata per la superficialità, per l'incapacità di impegnarsi nel raggiungimento di un risultato.
Ho la sensazione di essere attrice su scomodo palcoscenico sotto una cinquantina di sguardi pressanti; volano sciocche battute televisive.
Mentre danzo per mostrare le tecniche, di colpo perdo la voce, come se essa stessa, scioperasse, come se fosse inutile trasmettere poiché, dall'altra parte, le riceventi sono spente.
Chi sono? Educatrice "moderna" (non capisco ma mi adeguo) oppure Cassandra le cui metodiche si perdono tra sbuffi di giovani gote e occhiate roventi? Mi si gela il sudore addosso nella palestra umida, la voce decide di tornare ma al 50% e, per giunta, stridula; per qualche istante (millesimi di secondo) le ragazze sono modicamente preoccupate.
Silenzio. La voce (la odio quando è strozzata) infilando esigui cunicoli nella gola serrata, pronuncia la frase inflazionata: "Non meritate il mio impegno e non intendo più insegnarvi niente!"Abbandono la palestra, riparo nel bagno dello spogliatoio per nascondere le guance accese, mi lavo la faccia.
Non concluderò nulla, i miei "buoni" valori mi rendono vulnerabile, superflua, come i peli.
Dietro alla porta dello spogliatoio una bussata collettiva: sono le ragazze, devo/voglio uscire interrompendo il mini "sciopero".
Pochi istanti e riemerge la tenerezza nei loro confronti, però sono stanca.



..I Pink Floyd s’insinuano dolcemente nell'auditorio, crescendo fino a esplodere nel brano “The Wall”. Le ragazze sono perse nella musica, viaggiano sulle note, vibrano con esse.
Il tema della coreografia è il passaggio dalla guerra alla pace poiché è tempo di guerra nel Golfo Persico; così, per un po’, due schieramenti nemici si fronteggiano duramente, per poi fondersi in un'unica danza dell'umanità.
Poi accade: alunne e insegnante, tra le altrui felicitazioni e gli applausi, si abbracciano con lo sguardo, contente di aver percorso un tratto di strada, insieme.



 
Collegio docenti straordinario. C'è un reticolo velenoso nella riunione di oggi, un tentativo di processo contro gli insegnanti; sarà l'influsso delle recenti dispute in parlamento. Si discute sulla divisione del lavoro, delle ore (18 ore di 55 minuti o 21 di 50?). Atroce dilemma.
La sperimentazione verte sull'aggiunta di argomenti nuovi (ed. stradale, educazione alla salute); chiedo scherzosamente a un collega se è contemplata l'educazione spirituale, risponde secca che la scuola è laica. Non capisce?
In realtà, ci accusiamo a vicenda della crisi della società, non sappiamo che farci, è un momento di passaggio per me che devo tradurre i cambiamenti interiori in contenuti e didattica; penso che siamo entrati nell'era dell'Acquario (Age of Aquarius) ma me lo tengo per me.
M’intenerisce l'atmosfera calda di rivolta ma fin quando non acquisteremo la visione dall'alto, la religiosità essenziale, non saremo ispirati dallo stesso, comune principio "divino".
Per religiosità intendo la realizzazione dell'accettazione reciproca; del rispetto per sé, per gli altri, per l'ambiente; dell'amore per le piccole cose del quotidiano, della ricerca dell'armonia, dentro e fuori. Ognuno sa che, al di là delle divisioni culturali e religiose che esistono tra gruppi, gli uomini sono uguali, la verità che li riguarda è una sola, una sorta di buonsenso “luminoso”da stemperare praticamente nel quotidiano.
Bisogna limitare gli spazi dati alla tivù, ai mass-media; i ragazzi sono viziati materialmente, hanno troppo poco affettivamente. Insegnanti e genitori devono diventare un esercito compatto e convinto per trasmettere ai ragazzi l’uso oculato della tecnologia, non a essere usati da essa. Per fare in modo che tutti gestiscano se stessi individuando i reali bisogni dell'essere umano in un'ottica natural-.spirituale ma prima di poterlo trasmettere, dobbiamo trasformare noi stessi.



Il silenzio, rotto fin troppo, sì vendicò, sparendo.
Olimpia , la prof.


Uno spettacolo dì danza in tivù. Che felicità! Lascio il televisore acceso perché la casa assorba la danza.
Olimpia, la prof.


LORO

La tivù

La televisione è un'emerita imbecille che si accende e si spegne quando vuoi e che ti trascina al consumismo con la pubblicità. In estate la mamma per non farmi vedere la televisione mi fa fare il mezzopunto.
Angelo 11 anni


 Io penso che la televisione possa essere istruttiva ma non bisogna passarci 24 ore su 24 e non bisogna vedere programmi stupidi.
Domenica 11 anni



A me interessa la tivù perché fan vedere cose mostri e anche molto strane.
Tonio 11 anni




Io passo solo 5 ore alla televisione.
Francesco 11 anni


La televisione è un mezzo di comunicazione che ci fornisce conoscenza degli eventi che avvengono nella realtà ma è fonte di dolori di testa o altro anche se non gravi.
Giuseppe 11 anni


La televisione per me è: un oggetto che ti fa compagnia, che se acceso ti fa saltare agli occhi un sacco di cose sia positive sia negative; per cose negative intendo trasmissioni porno, alcuni cartoni animati che inducono alla violenza, i cinque samurai con tutte quelle mosse del dragone del serpente, i cavalieri dello zodiaco e tanti altri, trasmissioni di critiche e giudicamenti.
Per quelli positivi, invece documentari sugli animali, telegiornale e altri cartoni animati che insegnano la storia di Adamo ed Eva in modo che i bambini comprendano.
Gemma 11 anni


Io della televisione non mi piace per niente primo perché è stufante, secondo perché si vedono sempre le stesse cose: non mi piace e non mi piacerà. Davanti al televisore passo solo la sera quando ceno, mio padre vede qualche film e io do una occhiatina però non mi piace per niente perché lui vede film da sparare e di orrore.
Bruna 11 anni


Io penso della televisione che è una droga ipnotica. Quelli che la guardano sempre non ne possono fare a meno, può succedere che un giorno che non la vedono possono venirgli delle crisi.
Se non ci fosse la tivù come ai tempi antichi io dovevo vivere più sereno e meno nervoso.
Mia nonna mi racconta storie di altri tempi e mi fa ritornare tanti anni addietro quando mio nonno fu prigioniero di Hitler e mancò dalla famiglia per tanti anni e avevano da mangiare o pane duro o bucce di patate e mio nonno ricorda tanti compagni che sono stati fucilati per un pezzo di pane duro. A sentire questa storia io sono molto impressionato a vedere quelle persone che buttano pasta, pane e non a darglielo ai poverini come gli abitanti della Somalia che soffrono atrocemente, e a me mi scoppia il cuore a vederli dalla televisione perché sono tanto poveri da non mangiare una mollica di pane; infatti sono fatti di ossa e pelle. Per me la droga e un diavolo, quelli che la prendono pensano che vi si deve diventare più felici e più sereni. E' tutto NEGATIVO. Per me questi che prendono la droga sono racchiusi da un muro che una bomba nucleare non riesce a rompere,
Piero 11 anni




La droga

Per me la droga è una cosa brutta e fa spendere soldi.
Giuseppe 11 anni


Secondo me la droga è una sostanza che spegne la vita di tutti i ragazzi, distruggendo il futuro
Antonietta 11 anni



La droga secondo me è morte. Se tu incominci a drogarti con un po' di droga ne desideri sempre di più fino a che non muori. Infatti, quasi tutti i drogati muoiono, solo alcuni si salvano, facendo delle cure, ma solo chi vuole salvarsi veramente.
Elena 11 anni


La droga è un'abitudine che più coltivi e più fiorisce nella vita. Noi ragazzi dobbiamo cercare di non farci ingannare e confidarci subito coi genitori, i parenti e i professori prima di ficcarci nella dolorosa morte.
Virginia 11 anni


Io voglio che la droga finisca e che il mondo torni in pace
Giuseppina 11 anni


La droga uccide e non può essere uccisa. Solo i più fortunati ne escono e solo i più intelligenti non vi entrano.
Quindi spero che tutti diventino intelligenti.
Saverio 13 anni





Se fossi un adulto

Se fossi un adulto certamente farei l'opposto di quello che fanno gli adulti ora. Non capiscono niente di ciò che fai e vuoi. Credono sempre che siano momenti che si passano nel periodo dell'adolescenza e non pensano che potrebbero essere cose che fanno soffrire veramente.
Daniela 13 anni



Ai bambini sicuramente darei il mio affetto, li amerei molto, amore che a volte i miei genitori non mi hanno dato.
Anna 12 anni



Se fossi adulto tratterei molto bene i bambini e soddisferei i loro desideri ma quando fanno i cattivi gli darò le botte (cazzotti, ceffoni).
Pietro 11 anni



Con gli adulti mi comporto rispettosamente a meno che non si tratti dei miei genitori. Se io fossi adulto cercherei di rendere educati i bambini usando a volte maniere rudi ( punizioni, schiaffi).
Francesco 13 anni



Se lo fossi adulta e avrei tanti bambini li bacerei dalla mattina alla sera.
Sara 11 anni



Se fossi adulta i bambini li curerei molto, li farei mangiare giustamente, !i farei giocare insieme a me, li porterei a spasso e racconterei loro storie avventurose e divertenti.
Paola 12 anni



Io con i miei genitori ho molti rapporti e con gli insegnanti inizio ad averli
Francesco 10 anni



Io rispetto gli adulti ma non condivido ciò che pensano.
Daniele 13 anni


Degli adulti penso che siano delle persone buone che a volte fanno qualcosa di male.
Giuseppe 11 anni


Penso degli adulti in generale che siano tutti egoisti.
Marta 11 anni



Io degli adulti mi penso che sono molto agitati perché hanno molti impegni, hanno i figli da dare a mangiare e devono preoccuparsi. Per me è una vita molto stressante.
Vitantonio 11 anni



Gli adulti sono delle persone secondo me aggressive perché certe volte siamo proprio noi a farli arrabbiare; però ogni persona nel suo intimo ha un cuore dolce, buono.
Marcello 11 anni



Per me gli adulti sono maestri dell'educazione, della virtù, di insegnamenti che porteremo con noi per tutta la vita; però penso che danno molte botte, lo so che lo fanno per il nostro bene ma ...Se io fossi adulta (anche se non lo vorrei) con i bambini mi comporterei in modo da non farli sentire trascurati, indifesi e insegnerei loro quello che è più importante nella vita; eviterei percosse, per lo più qualche sgridatina.
Anna 11 anni


Io penso che gli adulti non sono uguali; ci sono quelli che lavorano per tirare su la famiglia e altri che rubano.
Giampiero 11 anni


Degli adulti penso che sono liberi di fare quello che vogliono. Lavorano con un salario piacevole (beati loro!) possono anche fare ferie pagate, e che, sono invidiosi dei bambini.
Vittoriano 11 anni


Gli adulti essendo più grandi ci rimproverano e ci sgridano. Se fossi adulto mi comporterei come si comportano adesso.
Roberto 11 anni


Gli adulti per me sono un po' troppo severi e seri;
mi piacerebbe che fossero più allegri e spensierati, come noi ragazzi.
Domenica 11 anni


Degli adulti penso che sono simpatici ma ci sono certi adulti che mi sono antipatici che se si accorgono che un bambino ha paura di qualche cosa, lo prendono in giro senza aiutarlo a risolvere quella paura (che poi in realtà avevano anche loro paura di quella cosa!). Da grande con i bambini mi comporterei cosi: vorrei che loro esprimessero i loro problemi ed io gli darei la risoluzione se ne sarei capace; oppure ricorderei se questi problemi li avevo anch'io da piccolo.
Nicola 11 anni




Io penso che gli adulti sono privi di fantasia.
Giuseppe 11 anni


Penso che gli adulti siano un po' strani e difficili da capire, che il loro mondo sia un complicato paese fatto di cambiali, soldi, bollette, tasse e altra roba sciocca. Se potessi rimarrei sempre bambina nel mio mondo fantastico.
Angela 11 anni


La felicità

La felicità è un sogno, che però fa fatica a realizzarsi. Infatti, non tutti sono felici con tutte le guerre, i mafiosi che ci sono in giro. Però sono sicura che se qualcuno vuole davvero la felicità, la ottiene.
Francesco 12 anni



Secondo me la felicità è stare con i miei genitori, discutere dei nostri problemi ma soprattutto essere in comunione con Dio.
Sara 11 anni



La felicità è essere contento e felice per qualsiasi cosa.
Pietro 11 anni



La felicità è il mio modo di sentirmi parte della vita mia e degli altri, è una forza che mi tiene allegra e che certe volte è causata dalla realizzazione di un sogno.
Flora 11 anni



La felicità è un briciolo di compassione che viene dall'interno.
Massimilano 11 anni



La felicità è quando due o tre persone sono unite e si vogliono bene; quando c'è amore non c'è mai tristezza ma gioia di vivere.
Antonia 12 anni


La felicità è un dono bello mandato da Dio.
Nicola 12 anni

La felicità per me è vivere con persone non prepotenti.
Francesco 12 anni


Per me la felicità non consiste nell'essere ricchi o molto importanti. La felicità è quella familiare dove ci sia armonia e pace.
Isabella 12 anni


La felicità è essere allegri per molto
Nicola 12 anni


La felicità è lo stato in cui una persona è tranquilla, non ha vita diffìcile ed è contenta di ogni cosa che fa.
Madide 11 anni


La felicità è una cosa che parte dal cuore e che poi si diffonde nel corpo ed è l'amore che uno da' all' altro.
Annalisa 11 anni



La felicità è qualcosa che suscita amore e voglia di continuare nella vita. E' un sentimento diffìcile da raggiungere.
Maria Teresa 11 anni


 Dio?

Dio per me è un secondo padre.
Paola 11 anni


Secondo me Dio è il mio più grande genitore. Nella mia vita Dio è sempre presente perché la mia vita è sua e non voglio rovinargliela
Francesca 11 anni

Dìo è una persona meravigliosa che ha creato tutto quello che ci circonda; mi aiuta a superare momenti difficilissimi grazie alla preghiera. Io lo ammiro molto.
Maria 12 anni



Dio è un uomo come noi, come aspetto ma diverso da noi perché lui è perfetto non sbaglia mai niente.
Nicola 12 anni



Dio è il numero uno
Annunziata 12 anni




Dio nella mia vita interviene con i mìei problemi e con i compiti.
Annalisa 11 anni



Dio per me è un uomo maestoso che interviene sui poveri.
Francesco 11 anni



Secondo me Dio è un essere superiore a tutti gli uomini, gli animali e i vegetali che vivono sulla terra e anche se alcuni di noi si sentono superiori a Dio pur sapendo che è stato lui a crearci.
Francesco 11 anni




Dio è tutta la mia vita e lo ringrazio di avermi messo alla luce e di avermi donato una vita serena.
Sara 11 anni


Dio interviene nella mia vita facendomi sognare qualche volta che la scuola chiudesse.
Adriano 11 anni


Dio per me è una persona buona e sincera e interviene nella mia vita quando sto per fare qualche cosa di male.
Tonio 11 anni


DIO interviene nella mia vita sempre: quando ho un problema, quando sono in perìcolo, quando prego e nelle cose che mi circondano come gli alberi, la natura che parla sempre in ogni minimo istante.
Angela 11 anni





Il corpo umano!

Secondo me i muscoli funzionano solo muovendosi.
Tonio 12 anni



Secondo me il corpo umano è formato da tre parti molto importanti di cui i nomi non li so. Vanno dalla testa alla pancia, dalla pancia al sottoventre e dal sottoventre ai piedi. Ognuno di questi ha una funzione molto importante: la parte che va dalla testa alla pancia serve a mantenere il busto eretto e ciò è dovuto grazie alla spina dorsale; la parte che va dalla pancia al sottoventre serve per la digestione ma anche per terminare la spina dorsale (che regge il busto) e la terza parte che va dal sottoventre ai piedi serve a reggere il corpo in tutte le sue caratteristiche.
Sara 11 anni




Del corpo umano mi hanno colpito tutte le parti, quando ci penso non riesco a capire come Dio è riuscito a creare qualcosa di simile.
Virginia 11 anni


II corpo umano è una cosa che sta dentro e fuori. Fuori c'è la faccia, gli occhi, le mani, i capelli ecc.. Mentre dentro c'è il cervello, i polmoni, il fegato, cuore, muscoli, ossa.
Bruna 11 anni


…Poi c'è !a colonna vertebrale, che ci permette di stare retti. E' formata da vertebre e si divide in diverse zone, zona lombarda, zona coccigea, zona sacrata e delle altre non mi ricordo.Come funzionano i muscoli non lo so ma ci sono i muscoli lisci e i muscoli stirati e sono formati da fibre nervose intrecciata (e ce ne possiamo accorgere quando mangiamo la fettina).
Nicola 11 anni


Il corpo umano può essere diviso in tre parti: le arti inferiori, quelle superiori e il bacino.
Pietro 12 anni


Secondo me il corpo è una grande macchina che funziona soltanto quando si respira cioè si è vivi. Il viso esterno è formato dagli occhi, dal naso che non finisce dove sembra ma fino alle orecchie. Nel fegato ci sono zuccheri per quando stiamo ammalati e non ci va di mangiare.
Angelo 11 anni


II corpo umano è la cosa più preziosa che Dio ci ha dato. L'occhio è ricoperto dalle palpebre che lo proteggono e attraverso il foro che noi, tramite la luce, riflette gli oggetti e noi possiamo vedere. L'occhio infatti alla luce si restringe e al buio si apre. Il naso è ricoperto dal muco che è provocato dall'anidride carbonica.
Miriam 11 anni

Nella testa abbiamo il cervello, la membrana, il nucleo, il cervelletto e il midollo spinale che ci permette di muoverci, il cuore che si stringe e si apre come una mano; il cuore si trova al centro voltato a sinistra.
Martino 11 anni


E' importante eseguire gli esercizi di riscaldamento perché è come un allenamento anticipato.
Rocco 11 anni


II corpo umano è un essere vivente il cui formato è: dal capo, dal tronco e dagli artigli. Nella parte degli artigli ci sono i muscoli che servono al nostro corpo per muoverci. L'allenamento serve per far sgranchire i vari organi.


Filippo 11 anni
Il corpo è costituito da ossa carne acqua.
Paolo 11 anni



I muscoli delle braccia sono dei sacchi con del sangue all'interno.
Pietro 12 anni



II corpo umano ha in su la testa collo, spalla, bracce, seno, pancia, pene, coscie, ginocchio, polpacci, e piede. Internamente ha: nella testa il cervello e il cervelletto, nella spalla e pancia polmoni, cuore, intestino, stomaco, reni e la spina dorsale; e poi dal pene e dal fondo schiena l'uomo digerisce quello che mangia, nelle gambe ci sono muscoli e nel piede c'è l'avampiede e il tallone.
Rita 12 anni


I muscoli funzionano con il calore.
Giovanni 12 anni


...I polmoni racchiusi tra le costole, al di sotto a sinistra c'è il cuore a destra il fegato insieme al pancreas. Poi ci sono i vari settori, l'apparato respiratorio, l'apparato digerente, i succhi gastrici. li corpo è formalo da 203 ossa che sorreggono tutta la carne; essa è un materiale fibroso formato da muscoli, che sono ricoperti da tre strati di pelle diversi. I muscoli funzionano a molle.
Francesco 11 anni


I muscoli sono composti da una polpa elastica.
Maria Teresa 12 anni



II corpo umano è costituito internamente da cervello, cranio, esofago, colonna vertebrale, mani, arti superiori, arti inferiori, budello, fegato, vene sanguigne, nervi, cellule (.) ad esempio questo puntino è formato da circa 500 cellule e per parlare di una cellula ci vorrebbe un'enciclopedia di circa 1000 volumi) cuore, gabbia toracica, femore, ginocchio, coscia, piedi, polpaccio, muscoli, stomaco, spalle, petto, collo, capelli,ciglia, sopracciglia, occhi, nervi ottici, naso, setto nasale, guance, bocca, labbra, denti, gengive, lingua, (la lingua alla punta sente il dolce, al centro sente il salato, in fondo l'amaro) mento, dita, intestino, glutei, orecchie, dorso, tallone, avampiede, avambraccio, pelle, fronte.
Gionatan 12 anni



La scuola

Per me la scuola è una cosa utilissima per tutta la società perché possiamo imparare tante cose utili per la vita,
Noi alunni siamo dei lavoratori che studiano, diamo i nostri frutti e invece di essere pagati abbiamo banchi, lezioni, professori e altre comodità.
Rosanna 13 anni

La scuola per noi ragazzi è come una cella e se non studi ripeti un altro anno di cella.
Maria Assunta 13 anni


Io della scuola penso che sia una perdita di tempo per certe persone invece per altre no. Per me ci sarebbe da fare di meglio.
Francesco 13 anni


A me da fastidio lo zaino che pesa troppo perché pieno zeppo di libri che neanche servono.
Felicia 12 anni


Io penso della scuola che è una cosa utile e distruttiva dove riusciamo a capire e a imparare.

ROBERTO 11 ANNI

La scuola è una cosa utile nella vita però è noiosa, specialmente i compiti a casa poi i professori sono troppo seri, io vorrei ridere di più, vorrei essere libera di parlare.
Carmelo 12 anni


Penso che la scuola sia un raduno di ragazzi interessati allo studio. A me piace la scuola perché mi incontro con gli amici ma non mi piacciono alcune materie e i professori. Nei primi giorni pensavo che la scuola non servisse a niente.
Paolo 11 anni


Mi piace venire a scuola perchè stanno dei professori che fanno ridere.
Giuseppe 12 anni



Se fossi

Mi vedo brutto perchè ho gli occhiali, l'apparecchio per i denti, non mi vedo come un ragazzo aggressivo di oggi. Essere belli dentro vuoi dire essere padroni della bontà, umiltà, rispettare i patti cioè essere padroni dei valori della vita.
Se fossi un animale sarei un pappagallo perchè parlo sempre e se fossi un vegetale sarei una pera perché ha la mia forma.
Marcello 11 anni



II mio personaggio preferito è Bella perchè è riuscita a vedere il cuore della Bestia. Essere belli dentro significa avere un cuore pieno d'amore, solidale verso il prossimo, perché così si è uomini veri. Se fossi un animale vorrei essere una stella marina perché spero di essere un giorno una stella vera. Se fossi un vegetale vorrei essere una ciliegia perché in alcuni momenti sono talmente rossa che non riesco a parlare.
Marta 11 anni


Mi piacerebbe essere lo spinacio per poter irrobustire molte persone.
Vitantonio 11 anni



Quando mi guardo allo specchio mi piaccio. Perché io sono fiera delle doti che la natura mi ha donato e le custodisco con amore. Bisogna essere contenti del proprio aspetto fisico perché è quello che Dio ci ha dato. Io non mi vanto ma sono felice per i complimenti.Essere belli dentro significa essere come Gesù. Non dico che bisogna vendere la vita per un altro ma seguire il Vangelo non è che faccia tanto male. Se fossi un animale sarei un gatto perché mi piace essere coccolata. Se fossi un vegetale mi paragonerei ad una pera perchè sono molto dolce.
Francesca 11 anni



Per me essere belli dentro vuol dire che tutti abbiamo un cuore anche se siamo cattivi, dentro, siamo sempre belli.
Roberto 12 anni


Essere belli dentro significa avere la coscienza pulita. Se fossi un vegetale vorrei essere un pomodoro perché contiene vitamine, è una verdura fresca, fa bene alla pelle, è saporito e poi vorrei esserlo perché è rosso e rotondo come le mie guance!
Giusy 11 anni


Quando mi guardo allo specchio non mi piaccio perchè mi vedo grassa pelata e anche bassa. Vorrei essere un fiore perché potrei vedere la natura di giorno e di notte.
Sandra 12 anni


Se fossi un animale vorrei essere un coniglio agile scattante; se fossi un vegetale sarei una carota (anche perché al coniglio piace molto).
Domenico 1 2 anni


Mi piacerebbe essere una bella rosa senza petali che se ne vengono ma petali che rimangono sempre freschi e profumati.
Angela 11 anni


Preferirei essere una rosa perché sarei odorato da molte ragazze.
Nicola 11 anni


Se fossi un animale vorrei essere una farfalla. Perché è sempre libera e io sono come lei per potermi nascondere dove voglio e lontano dal mondo.
Graziella 11 anni


Io preferirei essere come un cane astuto e coraggioso perché secondo me i cani vivono meglio delle persone (come i cani adottivi che vivono in casa).
Filippo 11 anni

Io vorrei assomigliare a Tom Cruise di bellezza e a Gandy di bontà, un uomo che ha dato tutto ai poveri. Vorrei essere una carota da far in modo di essere slanciato e snello.
Michele 12 anni


Se fossi un animale vorrei assomigliare ad un gatto perche' sono spensierati, non hanno problemi, dormono sempre e hanno sette vite.
Elena 12 anni


Il mio personaggio preferito è Roberto Baggio e Arnold Svaz Negher. Se fossi un animale volevo essere un panda o la zebra perché contengono la pelle bianconera e sono juventini e pure io sono juventino.
Giuseppe 11 anni


Io vorrei assomigliare a un gufo nero che veglia nella notte, per vedere e sapere tutto, vivere con saggezza e scoprire i luoghi più segreti senza nessuna paura.
Patrizia 12 anni


Vorrei essere una rosa nel momento in cui sboccia, dai colori cangianti, viva, profumata e bellissima.
Stefania 13 anni


Se fossi un animale vorrei che assomigliassi a un gatto piccolino perche' sono carini con i campanellini che portano al collo, con quei occhi che hanno, con quel musettino con dei baffetti e con quel corpicino piccolino.
Daniela 12 anni


Varie

Il mio personaggio preferito è mia madre che è paziente, gentile, giusta.
Vita 13 anni


Quando mi guardo allo specchio ci sono delle volte che mi piaccio, altre volte no. Mi piaccio quando sono ordinata e mi vedo "bella". Ma il più delle volte non mi piaccio perché sono brutta sia esteriormente che di carattere. Vorrei cambiare ma non ci riesco. Da adulta vorrei assomigliare a tutte le ragazze che vedo in tivu'. Ma poi penso che bisogna essere se stessi. Specialmente adesso che mia madre non c'è più sono io la padroncina di casa e non bisogna pensare sempre quant'è bella quella quant'è bella quell'altra. Bisogna sentire cosa dice il cuore.
Vorrei essere una leonessa perché è una che si sa difendere da sola senza dare conto a nessuno e poi perché vive nella natura e mi piacerebbe vivere in una foresta come Tarzan. Vorrei essere una rosa perché è un fiore delicato, buono ma quando ha bisogno di difendersi usa le spine.
Raffaella 12 anni


Il mio tempo libero lo impiego ad andare ai cavalli, perché ho un cavallo di nome Jack, marroncino, velocissimo, mangione, vivace, affettuoso, con gambe robuste, criniera lunga, occhi lucenti. Da grande vorrei fare per hobby il fantino e per professione il pugile che ammazza tutti come Mike Tison. Con le ragazze della mia classe non ho rapporti molto buoni perché hanno paura dei miei pugni bestiali che fanno male a tutti. A loro un po' piaccio per la mia capigliatura e il fisico da toro.
L'insegnante che mi piace di più per tutto è lei (prof. Riccio) perché è simpatica, buona, vivace, non grida, non alza le mani, non offende, non è brutta come le altre e poi è più slanciata delle altre professoresse nane. Io se avessi dei figli gli esaudirei qualsiasi desiderio, gli farei crescere robusti come tori e gli porterei a visitare tutti i monumenti del mondo.
L'estate in vacanza nei Caraibi, Tailandia, Cina, Giappone, America, Casinò di Montecarlo e New York e l'inverno nei poli.
Michele 12 anni


Da grande vorrei fare il giudice perché potrei mandare tutti i delinquenti in prigione oppure l'avvocato per aiutare la gente che si è messa nei guai seri.
Rosa Maria 12 anni


Il mio tempo libero lo impiego giocando a pallone o al computer, sparando le minerve. Il rapporto con le compagne di classe non è buono mi danno tutte fastidio. Il rapporto con i miei genitori va bene perché sono i! figlio. Se io fossi adulto mi comporterei bene con i bambini perché quando ero piccolo non avevo botte da mio padre.
Erasmo 12 anni


Da grande vorrei fare il meccanico perché quando avrò la macchina non spenderò soldi per aggiustarla.
Alberto 11 anni


 Da grande vorrei fare il prete. Con gli adulti ho un rapporto non troppo educato perchè quando mi fanno fare le cose che non voglio fare gli dico le parolacce.
Francesco 11 anni


Leggo perché mi piace avere la testa piena di idee. Gli adulti sono persone molto importanti in quanto noi ragazzi dovremmo prendere esempio da loro e imitarli. Ma a volte non capisco niente. Trovo giusto che loro rimproverino, perché ci aiutano a migliorare. Ma ho pochissimi rapporti con i miei genitori. Sono sempre impegnati nel lavoro e non fanno altro che parlare di quello; mi vergogno a confidare i miei più profondi segreti che non ho mai svelato a nessuno.
Virginia 11 anni


Da grande vorrei fare la professoressa per mettermi nei loro panni e capire: ma perché si arrabbiano? Poi vorrei fare la dottoressa per capire come agiscono gli anziani e vorrei aiutare tutti quelli che sono malati. Degli adulti penso che vogliono avere sempre ragione qualunque cosa facciano giusta o sbagliata. Vorrei convivere con gli anziani.
Elena 11 anni

Con i miei genitori ho stretto un rapporto molto buono perché ci vogliamo bene a vicenda. Con i professori non saprei perché siamo solo agli inizi. Forse lo sanno loro.
Se fossi adulto mi comporterei severamente con i bambini perhè non sanno rispettare i diritti dei grandi. Ma al contrario di qualche adulto non userei le mani perché bisogna rispettare i diritti dei grandi ma i grandi devono rispettare quelli dei bambini.
Giuseppe 11 anni


Ho sempre sognato di fare la pittrice, perché viaggerei il mondo e nel dipingere quadri potrei esprimere quello che con gesti, con il pensiero non posso fare. Io amo disegnare i personaggi fantastici perché in quel mondo tutto è così bello. Io da quando sono bambina ho sognato di vivere nelle favole e di dare cose fantastiche (sono una bambina ma a me piace essere così). I miei personaggi preferiti sono i miei pupazzetti perché sono gli unici che hanno vissuto la vita con me. Anche se loro non parlano hanno un cuore e mi capiscono e credo che la notte, come per magia, si animino e mi vengono intorno e mi consigliano la cosa più giusta da fare. Non mi piaccio però mi accontento e poi io non bado alla bellezza: è quella che abbiamo dentro e che molte volte viene soffocata, viene interpretata male o mai capita. Io non voglio vantarmi ma sono bella perché sono l'immagine delle persone che mi amano e mi accettano cosi, Mamma e Papà.
Francesca 12 anni



Sì, ho un sogno nel cassetto: vorrei diventare brava a scuola e vincere al lotto.
Rossella 11 anni


Un sogno c'è però non l'ho raccontato a nessuno e doveva essere già realizzato dalla nascita, infatti vorrei essere maschio però mio padre voleva una femmina, dato che ha già tre figli maschi, però ormai quello che e' fatto e' fatto ma quello che so di poter realizzare è di diventare magistrato o flautista.
Flora 11 anni

Non ho nessun sogno nel cassetto in quanto credo che la vita si debba svolgere secondo il cuore di Dio.
Francesco 11 anni



Un sogno molto particolare è la morte dei mìei genitori e mentre sto nel cimitero piango e quando mi sveglio mi accorgo di aver pianto veramente.
Domenico 12 anni



 I sogni che io faccio di solito sono un "riassunto" di ciò che ho visto alla televisione o di ciò che mi è successo la sera. Ogni notte faccio sogni diversi. A volte mi capita anche di fare sogni premonitori.
Angela 11 anni

Un sogno che mi ha terrorizzato tanto era la morte di una parente che veniva sepolta nella stessa bara della sorella già morta. Per fortuna che la morte nei sogni vuol dire lunga vita.
Maria Teresa 12 anni



Ero nella foresta ad un certo punto cado nelle sabbie mobili dove ci sono le sanguisughe poi mi arrampico da un ramo con tutta la mia forza ma non ci riesco; riprovo ancora salgo e tolgo le sanguisughe ed inizio a camminare ma ho perso la cartina e mi perdo. Vedo un castello immenso dove abita un principe e mi riposo.
Annalisa 11 anni



L'unico sogno che mi è rimasto impresso nella mente è quando ero nel Vietnam e sono morto sotto un carrarmato
Domenico 12 anni


Di solito sogno che vado allo stadio "Olimpico" di Roma a vedere la finale di Coppa Italia Roma -Juventus; e la Juve vince sempre 0-6 con i gol di:
doppietta di R. Baggio, doppietta di G. Vialli, Ravanelli e D. Baggio.
Giuseppe 11 anni



Un sogno che mi torna in mente ogni notte è che sono inseguita da gente brutta, che rassomiglia a quelli della famiglia Adams; essi hanno un cane di metallo, poi su una liana, arriva come Tarzan, un uomo sconosciuto, vestito bene che ha lo stesso cane però vero e che mi salva.
Amelia 11 anni.


Sognai che ero in un mondo di cioccolata, con alberi fatti di pan di spagna.
Sandra 12 anni



Ho sognato che le guerre nel mondo erano finite e che tutti si amavano e non c'erano tutte queste violenze nel mondo. Spero tanto che sia un sogno premonitore.
Antonia 12 anni



Un sogno che ricordo abbastanza bene è quello che feci il giorno dopo la morte di mia madre. Io e i miei parenti stavamo nella camera dei morti. Io dicevo sempre nel sogno che mamma si muoveva ed era così anche nella realtà. Ad un tratto la vedo alzarsi e giungere verso di me. Mi abbracciò, però non sono mai riuscita a capire che cosa volesse dire quel sogno.
Raffaella 12 anni


Un sogno che faccio spesso è quello del mio matrimonio con 5 ragazzi della mia classe che ogni sera litigavano sempre per lo stesso motivo: ero solo una.
Isabella 12 anni

Ho sognato che ero a casa mia, ero tutto solo allora ad un tratto vedo una luce che gironzolava per tutta la casa a forma di stella. Io incuriosito cerco di toccarla e come la tocco si trasforma in un Angelo che mi accompagna per mano nella sua dimora: fra le nuvole. La sua casa era fatta di nuvole candide e i mobili di nuvole color grìgio scuro.
Giuseppe 12 anni



Ho un nonno che mi racconta di essere stato ferito in un bombardamento, mentre il nonno paterno mi racconta che è stato prigioniero dei tedeschi e a volte rischiava di morire per rubare il cibo: bucce di patate.
Francesco 11 anni


Mio nonno mi raccontò che lui e il fratello stavano al militare e siccome non volevano restarci più, scapparono dalla Sicilia ed arrivarono a casa con una bicicletta che avevano rubato.
Antonella 11 anni


Ci sono parenti che mi raccontano le storie. Una è: la storia patoria. C'era una volta una giovanetta che si  innamorò di un principe ed essa si uccise perché il principe si innamorò di un'altra e la mamma di questa uccise il principe. Fatto questo le crebbero tanto i capelli che essa morì inciampando nei suoi stessi capelli.
Giuseppe 11 anni


Mio padre mi racconta di quand'era piccolo che con un suo cugino raccoglievano le ghiande e andarono in campagna a portarle al maiale; quando i miei nonni li cercarono e li trovarono gli diedero tante botte che solo loro lo sanno.
Angela 11 anni


Mia nonna mi parla delle cose avvenute tanto tempo fa. Per esempio mi parla come in quel tempo la gente poteva vivere, cioè della povertà, abitando in piccole case fatte di pietra, nelle capanne, nelle grotte, come si vestivano, mangiavano. Oggi invece la gente vive in ricchezze, abitano in grandi case, spaziose e piene di oggetti, si vestono in modo ordinato, pulito e mangiano con comodità facendosi servire dai camerieri.
Elisabetta 11 anni



In famiglia ci sono i nonni che mi raccontano storie del passato. Il nonno racconta di quando andò in guerra a Creta o nel deserto o in carcere come prigioniero.
Mia nonna mi racconta, invece, lo sfortunato giorno in cui sposò mio nonno.
Maria Teresa 11 anni