PIOVE IN PALESTRA 1995
Di RICCIO OLIMPIA
IO
Piove in palestra. Attraverso
le guarnizioni rotte delle finestre, scendono rivoli d'acqua e formano
pozzanghere; le indico ai ragazzi dicendo loro di scansarle. Il collega di
educazione fisica urla qualcosa alla metà degli alunni che ha di fronte: noi,
che siamo di spalle, sentiamo un'eco distorta. Maternamente sopperisco alle mancanze,
perché desidero che i ragazzi utilizzino l'ora di educazione fìsica; intanto,
le palestre sono sempre il luogo più malsano, umido, misero della scuola (quando
ci sono). Ho lavorato per strada, nei cortili, nei garage, sulle terrazze ...
adesso ho una palestra ma ci piove dentro.
Rinveniamo vermi viscidi che
strisciano voluttuosamente lungo i sentieri della verde muffa con cui si
nutrono, qualche ragazzina li indica con orrore.
Questo luogo dovrà pur essere
utile a qualcuno, che sia invertebrato oppure no.
Emergenza! Siamo tutti nella
stessa barca: a scuola di spiritualità ci dobbiamo andare tutti, grandi e
piccoli.
Non si può perdere tempo con
nozioni, informazioni prettamente strumentali; il mondo andrà a rotoli se non
ci rimbocchiamo le maniche.
L'esempio? Questa bella terra
piena di materiali ammucchiati (abbiamo tante cose da consumare!) come un
magazzino senza inventario dove ognuno va e prende, perché gli altri fanno così
e poi lascia dei rifiuti.
Tento di far passare attraverso l’insegnamento
di tecniche ginnico-sportive, la lealtà, la cooperazione, la sanità fisica e
mentale. Poi basta guardare il mondo esterno per imparare che i furbi hanno la
meglio, trasformati dai mass-media in eroi del male ma pur sempre eroi, in cui
i “buoni” sono minoranza solitaria, che emana energia dal cuore in incognito,
come debolezza da occultare.
Mi vergogno, come
rappresentante adulto di quel mondo.
Insegno educazione fisica; ho
classi numerose (troppe); la palestra è umida, gelida come una grotta; fra urla
e infreddature varie, mi ritrovo afona, depressa.
Vorrei rinnovare le
motivazioni che mi spinsero all'insegnamento per fare un bilancio positivo dopo
anni di lavoro.
In questo periodo, tra
l'altro, gestisco un gruppo di attività integrative con alunne di tutto
l'istituto, cui insegno danza moderna, una branca motoria veramente speciale,
durante la quale le ragazze possono liberare la propria creatività.
Undici, dodici, tredici anni
e un vissuto corporeo in "ebollizione"da tirar fuori anche se possiedono
già schemi motori per overdose di balletti televisivi.
Dico loro di cercarsi dentro,
di lasciare che la musica trasmetta emozioni, sciolga tristezze, suggerisca
spontaneamente di alzare un braccio o di saltare e loro eseguono perfettamente,
come se non aspettassero altro. Qualcuna sommessamente si apparta lontano dal
gruppo; altre, meno inibite esprimono grande vitalità; dopo un po’, sembra di
stare in chiesa, dove il corpo non è immobile, bensì accolto, celebrato. Poi passeremo alla collaborazione di gruppo,
dove è necessario seguire lo stesso ritmo, cercandolo generosamente insieme.
I ragazzi di oggi sono
massificati nelle idee, negli atteggiamenti, nelle parole, da un vissuto
televisivo limitato, scontato, uguale per tutti: chiacchierare è la loro
massima aspirazione.
Non amano il silenzio; sono
catapultati fuori di sé, sradicati da se.
Riflessione? E' uno stato dal
quale rifuggono, segnale di malattia o secchioneria. Siamo alla celebrazione
massima della comunicazione e della socializzazione, apparentemente ma i
ragazzi sono spinti alla parola a tutti i costi, svuotata di sostanza.
Parlano dicendo tutto e il
contrario di tutto, come la TV fa spesso.
Si è giunti al livello
estremo di non ascolto della saggezza interiore, così
le parole, amputate della
loro essenza, senza significato, vengono
lanciate in aria come vibrazioni energetiche negative e i ragazzi appaiono superficiali,
scioccamente goliardi , insensibili.
Eppure essi hanno lasciato da
poco l'infanzia, terra magica dell’intuizione, di sintonia con la Vita. Noi
grandi li abbandoniamo davanti al televisore, li guastiamo con l'esempio, ne
facciamo nostre brutte copie poi li rimproveriamo per il loro comportamento. Ce
la prendiamo con loro perché, in realtà, non ci conviene ammettere che siamo
arrabbiati con noi stessi.
Sono le 12.00, inizia la quinta
ora, sono stanca, vorrei sedermi. La classe che ho prelevato, dopo aver accompagnato
quella precedente, imperversa con battute sciocche, frasi fatte; giungiamo in
palestra, dopo aver impiegato secoli per attraversare i corridoi. E’ una delle
classi più difficili da gestire, con ragazzi problematici e per giunta alla
quinta ora! Convocare i genitori, giorni fa, non è servito a nulla, anche loro
si sono dichiarati impotenti.
Il chiasso cresce
all'ingresso degli spogliatoi; avviene un lancio di scarpette o altro al
disopra del muretto che divide lo spogliatoio dei ragazzi da quello delle
ragazze.
Ancora del tempo perché infilino
le scarpette recuperate, poi scorazzano per la palestra, si arrampicano sul
quadro svedese, sulla spalliera; li richiamo nella grande palestra umida, la
cui assurda acustica distorce le parole producendo l’eco.
Rimangono qualche secondo allineati
davanti a me, iniziano la corsa e gli
esercizi di riscaldamento in fila per uno; alcuni appoggiano male i piedi al
suolo e ciò potrebbe arrecare danni alla
postura.
Li fermo mentre si stuzzicano
a vicenda, fingono di non sentire, impegnati a sorpassarsi e spingersi; urlo
qualche tono più su, anche se non avrei la forza di farlo, si bloccano con
facce stupite come a dire: “Che vuole 'sta pazza?” Spiego nel brusìo che
bisogna capire bene ciò che si fa perché altrimenti non si diventa autonomi:
che correre male è dannoso; che eseguiranno esercizi per migliorare, detti
"andature".
Camminano sugli avampiedi,
sui talloni, sull'interno del piede perché prendano coscienza degli appoggi e
del peso distribuito equamente; dico loro che in questo modo eviteranno
problemi alla colonna vertebrale. Le parole si perdono su per le volte della
palestra, deformate, sfuggono come spifferi di vento dalle finestre sconnesse;
i ragazzi vociano birichini sulle strane figure che descrivono i piedi nello
spazio ma lavorano. "Professoressa, Vitangelo mi ha pestato un piede, non
voglio più lavorare" urla una ragazzina inviperita e sparisce nello
spogliatoio, zoppicando, con relativo codazzo di amiche solidali.
"E' vero, quello lo fa
apposta", urla l'ultima ragazza risucchiata dallo spogliatoio. Sono
indecisa: recupero una fetta di classe e lascio i ragazzi incustoditi oppure mi
arrabbio con tutti e si ritorna in classe?Considero che la ragazza potrebbe
essersi fatta male sul serio, così vado via, recupero alunna e compagne, dopo
aver costatato la futilità del danno, ritorno in palestra dove i ragazzi si
rincorrono e fanno a botte. Sembra un film di Pierino ma è la realtà ed è molto
faticosa da gestire.
Miracolosamente, annunciando la
fase di gioco alla fine di quella tecnica, riprendo il controllo della classe.
Pochi minuti di respiro, si
spalanca la porta della palestra e irrompono gli “Unni” vociando e scomponendo
lo pseudo-ordine dello spogliatoio. Chi sono? Gli scalmanati componenti di
un'altra classe, il cui insegnante, chiede, implorante: "SCUSA, collega,
ti dispiace, solo per oggi eh!, mi lasci libera la palestra? Sto spiegando le
regole della pallavolo, ho bisogno della rete!"
Acconsento e mando qualcuno
di corsa fuori della scuola per verificare se è possibile lavorare nello spazio
esterno. Mi è riferito che spira un vento da polo nord; se fossimo andati
dall'inizio, ci saremmo adattati gradualmente ma adesso i ragazzi sono sudati,
sarebbe imprudente uscire. Così ci ”arrangiamo” sulle scale che conducono al
locale palestra; con esercizi escogitati per l'occasione, finisco la tormentata
lezione.
Da qualche anno non esiste
più la coppia d’insegnanti di educazione fisica per ogni classe. Così bisogna
fare lezione a circa 25/30 individui per nove classi, distinti per esigenze e
personalità (è noto che maschi e femmine NON vivono contemporaneamente le
stesse fasi dì crescita).
Bisogna spiegare,
correggere individualmente gli errori; mantenere la disciplina, dimostrare gli
esercizi e le tecniche; recuperare i soggetti inibiti; annotare l'argomento
della lezione sul registro, controllare che tutti siano forniti di scarpette e
mille altre cose impreviste.
Eppure, da qualche parte
dell’inconscio collettivo, è ancora stampato il vecchio cliché dell'addestratore
(tipico del ventennio) che saltellava fino a settanta anni, pancia in dentro,
petto in fuori, resistente al freddo, alle intemperie, alle avversità, che non
si ammalava e neanche si sedeva (vedi Superman?)
Insegnare a vivere il corpo
vuol dire educare i ragazzi ad abitare questa
meraviglia, con pienezza, flessibilità, creatività; interpretare il movimento,
veicolando l'energia lungo i corpi
sottili; buttare fuori le tensioni prevenendo le malattie; tamponare il lavorio
incessante della mente (iper-alimentata dalla TV) con lo splendido rilassamento
che consegue all'intenso lavoro fisico; fino ad autogestirsi , da adulti , lo spazio
meditativo, di non-mente, di rinfrescante tregua nell'incessante sfilza di
pensieri; e poi rappresentare l'amore,
l'apertura, la preghiera davanti ai propri occhi e a quelli altrui, attraverso
la gestualità simbolica. Il corpo è lo strumento della realizzazione umana, insieme
alla mente e allo spirito deve realizzare l'armonia.
Invece i ragazzi sono sempre
più disorientati, irrequieti, fragili, in balia di bugie consumistiche.
Noi adulti siamo qui, a
guardare una realtà in degrado, abitata da individui non equilibrati; a
osservare come la mente, potenziata eccessivamente, divori la vita delle
persone.
Cercando di fare quel che
possiamo.
Sono un po' stanca.
I ragazzi sembrano
inconsapevoli parassiti senza amore, che mi sfiancano senza dare nulla: vado
alla ricerca di esseri umani, di similitudini tra loro e me, di risposte
autentiche che già essi soffocano nella melma multicolore televisiva. Non mi
arrendo, però; voglio che riflettano su se stessi, così quando non ci è
possibile andare in palestra, per vari motivi, faccio compilare loro dei
questionari.
“Siate sinceri,
assolutamente, tanto li leggo solo io .”E aggiungo:" Non è per valutarvi,
è per conoscervi."
Sono confortati da tale
osservazione; è faticoso sentirsi continuamente sotto esame, da ex alunna, ancora
me lo ricordo; si perde la spontaneità nel tentativo di fare sempre ciò che gli
altri si aspettano da noi.
Nei questionari i ragazzi si
lasciano andare felicemente alle confidenze, agli 'orrori' di ortografia e
scrivono scrivono scrivono.
Poi chiedono: "L'avete
letto il mio compito?" Scopro che conservano nel cuore ancora pezzetti di
azzurro cielo, le scritture tondeggianti sprigionano tanta verità, trasmettono
chiarezza, essenzialità; noi adulti, con la triste complessità mentale potremmo
definirci "guastatori".
I ragazzi hanno bisogno di
essere ascoltati, di trattenere la visione semplice e chiara della vita, che
sia il prolungamento della loro saggezza 'bambina'. Diventano
"televisivi" quando noi adulti diamo l’esempio, stravaccandoci
davanti a indegni programmi televisivi.
Sogno piccole-grandi verità;
momenti d’intensa umanità (basta fermarsi ad ascoltare se stessi). Basta non
urlare, non ascoltare la musica assordante, le parole vuote.
Ognuno cerca di esserci
rumorosamente (è qui la festa?), testimoniando che nella calca informe, c'è.
Quanti giorni ho trascorso e
trascorrerò imprigionata nella acustica distorta della palestra? Eppure amo
questo lavoro e i bambini.
II rumore riempie le
orecchie, aggredisce il plesso solare, dove l'energia negativa pesa, con il
cumulo di voci sgraziate.
Supero la soglia del dolore
ogni giorno.
Il cervello ha rimpiazzato il
cuore, l'eco rimbomba in cervelli
megasviluppati . C'è bisogno
di energia pulita. Come sentire il cuore nel chiasso che c'è? Così esco mentalmente
da me, guardo dei murales e m’innamoro del sole colorato di limoni e mare, del
fucsia vociante di una camicetta. Ogni giorno prego:“Risuonaci nel cuore Dio,
se ci sei batti un colpo. Sfarfalla e sii rivoluzione silenziosa”. Un'anguria
sfarzosa, rossa di sole, raccolto pazientemente, trasformato in colore, mi
ricorda quant’è bella e gustosa la Vita.
Tutti nella sala docenti per
il collegio. Mi sento tanto "Pierina"; finalmente tocca a me. Volano
le prime battute tra la collega accanto e me; ridiamo nascondendoci dietro le
spalle di un'insegnante impellicciata che ci troneggia davanti. Tocca a noi
vivere le modiche monellerie teneramente ribelli agli schemi costituiti; il
modesto brusìo cresce mentre la voce del preside chiede il silenzio; non
ottenutolo egli, ci "sgrida". Bene, ora tocca a noi
"alunneggiare", lui lo farà alle riunioni dei presidi.
Gli argomenti
all'ordine del giorno sono diversi; l'atmosfera è nota, amichevole, non capita
in tutte le scuole.
Io e la mia amica tentiamo di
mascherare la mancanza di chiarezza con atteggiamento goliardico; l'insegnamento
ci pone davanti molti problemi che non possiamo risolvere da soli, spesso
fungiamo da capro espiatorio per l'opinione pubblica. Siamo quelli che lavorano
mezza giornata, quelli con due mesi di vacanze.
Della preparazione unicamente
teorica fornitaci dalle università, che ci sparano nel contesto sociale con la
testa piena di belle favole, non si parla.
Della difficoltà di
affrontare le classi, della carenza di strutture (alla quale sopperiamo con
l'impegno personale) non si fa cenno.
Intanto l'opinione pubblica
ci chiede di stimolare maggiormente gli alunni; pedagoghi, psicologi,
cervelloni addetti allo studio del problema emettono astruse teorie.
Sono invitati a operare nella
scuola, più che a parlare e scrivere.
Ora non ne posso più di stare seduta, vado al
bagno. Sorrido tra me e me: ho usato lo stesso meccanismo di evasione dalla
classe degli alunni.
Dopo due ore soffro di mal di
testa e sono tenuamente interessata all'ennesima replica del collegio dei
docenti.
Anche i nostri ragazzi
manifestano il bisogno di variare stimoli; ma è proprio di altro
"materiale" ciò di cui abbiamo bisogno?
I ragazzi frequentano le
palestre, utilizzano il computer, studiano inglese, suonano uno strumento ma
spesso non hanno qualcuno che si fermi con loro a chiacchierare o ascoltare.
Semplifichiamo tutto;
azzeriamo e ripartiamo. Ora mi alzo e parlo di valori spirituali, della
possibilità di vedere con occhi nuovi tutto quanto abbiamo intorno e di
gestirlo, di non esserne posseduti.
Ci contorciamo tra
problemini, accuse velate e non, verso l'impegno reciproco; io vorrei si
parlasse di noi in modo diverso, di noi uniti nella voglia di cambiare, di
credere nelle cose semplici, di rinsaldare la solidarietà umana, non
frammentati, incasellati nei vani angusti delle rispettive materie ma uniti a
programmare. COSA?
Di spegnere il televisore. Di
smettere di comprare ciò che non serve e non rende felici. Di imparare a
meditare. Di imparare a fare silenzio. Di unirci produttivamente nei cuori. Sento
che molti percepiscono nello stesso modo eppure siamo posseduti da un sistema,
come fossimo seduti sulla macchinina delle montagne russe che corre troppo
veloce perché si possa scendere e andarsene a piedi, semplicemente.
Riporto il mio pensiero nel
collegio sempre uguale del quale potrei eseguire una registrazione e rivederlo
nei secoli dei secoli.
Il consiglio di classe si
compone politicamente di tre correnti: quella moderata, composta di gente con
spiccato spirito materno, che sopporta tutto dagli alunni.
Quella qualunquista, molto
esigua in questa scuola, attenta solo ai miglioramenti economici (quali?) che
viene a trascorrere le diciotto ore settimanali in questo luogo ma che potrebbe
confezionare cestini altrove.
Quella progressista, che non
si arrende di fronte alle difficoltà, dotata di umanità bollente, a volte dedita
all'arrabbiatura, che si comporta come un elettroshock nei confronti degli
alunni, pronta a intraprendere nuove strade col “fai da te” professionale.
Ammonticchiamo parole per
tentare “moderne” soluzioni ma la crisi dei valori spirituali si avverte fortemente
nella scuola.
Qualche collega nostalgico
rimpiange la scuola di prima, dove tutto era al suo posto e l'insegnante
impazzava: non vorrei essere temuta, desidero essere apprezzata per quanto so
dare.
Colgo brani di discorso; si
parla dì alunni che vanno troppo al bagno (effettuano temporanee evasioni!),
che bisognerebbe controllare (ma è difficile perché qualche collaboratore non
collabora).
Una collega afferma che se
rinasce sceglierà il mestiere di collaboratrice.
“Se un ragazzo ha veramente
bisogno come facciamo a saperlo?" chiede in tono polemico una collega che
chiamo Puffetta per via della bassa statura. “Ultimamente un alunno si è fatto
la pipì sui piedi perché non gli avevo creduto!!”
Arriveremo a rilevare con ricercate
apparecchiature il livello di riempimento della vescica? Inventeremo
l'urinometro per verificare se i ml di urina accumulata hanno raggiunto il
livello di straripamento?
Un collega nell'angolo a
destra legge occultato completamente dal giornale; sospetto stia dormendo
beatamente dopo aver composto i fogli su apposito congegno da lui inventato
detto "col-leggìo" (leggìo per collegio).
"Io personalmente ho un
registro su cui i ragazzi firmano, prima di uscire e possono farlo solo una
volta (c'è la firma che testimonia nelle ore degli altri colleghi!) "
afferma un'insegnante. Molti approvano. Volano sguardi di sincera ammirazione. E'
così istituito ufficiosamente il registro dell'urina (UREGISTRO). M’intenerisco;
per me, per i colleghi, ANCHE queste sono incombenze che ricadono sugli
insegnanti che devono educare gli alunni alla lealtà.
Siamo notevolmente
fuori moda nell’ambiente sociale, dove correttezza e impeccabilità nell’agire,
sono sintomo di debolezza. Siamo “out”.
La riunione, in cui ci siamo
"riuniti”, si conclude;la segretaria addetta al verbale copierà quello
dell'anno precedente.
Tutti noi ci separiamo
disperdendoci velocemente.
L'unico ad attardarsi è il
collega che 'legge' il giornale.
Bisognerà che qualcuno lo
svegli.
Il rumore. Ci avvolge,
circola dentro, rubandoci il silenzio dal cuore. Mi accorgo dei suoi effetti: mi
tende i muscoli, mi si serrano i denti, come se, così facendo, fosse possibile
impedirgli il passaggio.
Sono un blocco, vorrei
difendermi dall'invasione, non ne posso più.
Mi assalgono voci stridule,
acute, niente vere; la tivù irrompe con rumori esagerati (anche i passi nei
film sono rinforzati).
II linguaggio è appesantito
da forzature, pieno di " è tremendo", "è un macello", "è
un casino", "è terribile". Questo quotidiano rumoroso e frettoloso
ci fa rimbalzare come fuscelli su e giù per le tante, troppe faccende materiali,
rincorrendo qualcuno che ci sfugge (noi stessi) facendoci temere la quiete di
una pausa.
Eppure, solo nel silenzio posso
incontrare me stessa.
Rivoglio il volto di nonna
che racconta; il viso piano, quieto, le parole trattenute golosamente nella
bocca sdentata, le intonazioni drammatiche, le risate ossute dì donna anziana
del sud.
Potrò cancellare trenta anni
di tivù? Spengo il video sull'overdose di figure che fuggono, troppo colorate e
chiassose: non lasciano che ansia in me.
L'inconscio non lo sa che
quelle immagini sono finte se ne nutre, comunque.
Il connubio cibo-tivù
intossica decine di persone, tutti i giorni: sono l’unica a percepire un
pericolo in tutto ciò?
Si consumano cibi finti,
sacchetti di palatine, snack, per saziare la fame fisica inestinguibile, l’eccesso
di cibo e tivù corona frenetiche giornate all'insegna della fretta, della
superficialità, dell’apparenza.
Cos'è, suicidio collettivo?
Neuroni sfiancati, scintilliamo, apparentemente, sorretti dall'amore per
l'immagine, ci aggiriamo sfoggiando sorrisi e... da quanto tempo non siamo
padroni di un progetto (d'amore) che non sfumi dopo cinque minuti sostituito da
mille altri?
Meteore, fiammiferi di
felicità soffiati dal vento dei "devo", dei "si fa", dei
"non si può, altrimenti..," Riconosco gli occhi spenti della
stanchezza sensoriale; occhi che guardano sempre fuori, mai dentro.
Le dita non toccano (potrebbe
essere frainteso!) non sanno più trasmettere l'energia che circola senza sosta
dal cosmo alle dita, attraverso il corpo, che sa. Le mani indaffarate, occupate
troppo da qualcosa da finire, non
carezzano, hanno scordato
come si fa. Le carezze soppresse ammutoliscono il cuore ed io ho nostalgia dì un
tocco che fonda il corpo, di mani che arrivino al cuore.
Quando la primavera riversa
la fragranza di se nell'aria, devo cercarla tra odori diversi, stranieri,
collosi, fumosi, ostili, arroganti.
La primavera nel naso,
ti calma, ti dice chi sei, ritorni nel cuore di Dio eppure molti ormai sono
allergici ai suoi profumi.
Puoi anche star fermo, sei in
pace; fai le pulizie di primavera con l'afflusso di energia pulita che
armonizza, rinsalda, rinnova.
II gusto per il pomodoro
rosso appena arrivato, verdura di stagione è inquinato dalla paura del veleno
che l'uomo può avergli iniettato;il sacrificio dei frutto sugoso è inutile; ti da tutto sé stesso ma, non
volendo, può avvelenarti.
I materiali dì cui ci nutriamo
sono molto scadenti e non si tratta solo di cibo ma anche di nutrimento
mentale, sotto forma d’immagini cruente e inadatte all’infanzia e agli adulti.
Nei cosiddetti film d’azione
si assiste continuamente a violenza sui corpi e aggressioni verbali con
turpiloquio; perché allora stupirsi quando un ragazzo esercita lo stesso
modello assorbito da decine e decine di film cosiddetti d’azione? Un ragazzo
che picchia, offende ed è troppo vivace non sta forse agendo un programma
assorbito giorno dopo giorno con il beneplacito degli adulti? E’ giusto
bloccare azioni violente ma poi le stesse persone che hanno inflitto la
punizione dovranno “disinnescare” il programma, limitando o vietando la visione
di violenze gratuite dallo schermo, intensificando la vicinanza amichevole,
attenta, con i ragazzi. Con la scusa della denuncia (per il business
cinematografico) siamo appesantiti da una cappa d’immagini che si trasformano
in aggressività verbale e fisica soprattutto nei giovanissimi. Perché insistere
nel trasmettere la violenza? E' pubblicità alla violenza stessa e non ce n'è
bisogno: circola già tanta paura in giro.
A livello fisico si
appesantisce il corpo gravandolo di grassi, dolci, sale, di alimenti
"morti", innaturali, gommosi, pieni di conservanti, colorati
vistosamente o costituiti da estratti chimici.
Mangiamo fotocopie di cibi
veri, della frutta viva che ci dona il suo corpo carico dei raggi del sole, del
brivido del vento, della carezza pelosa di un'ape.
Si beve alcool perché nei
film, nelle pubblicità qualcuno recita attaccato a un bicchiere; si fuma perché
il “duro” di turno nel film vive con la sigaretta all'angolo della bocca; il
suo è un arrendersi alla sigaretta, seguirla ovunque perché è spento, eccitato
dallo stress.
La tv è una venditrice di
oggetti ma soprattutto, di modelli di comportamento che diventano le nostre
vite. Lasciamo che qualcuno dall’esterno ci fornisca un elenco visivo di come
dobbiamo mangiare, bere, fumare parlare, stare insieme, amare, fare l’amore,
comprare, cucinare, arredare, viaggiare. L'involuzione fisica e mentale
annienterà le nostre animucce striminzite che respirano i miasmi della
spazzatura introdotta nel corpo e nella mente.
Il film si srotola fra
violenze, morti, sangue, sputi. La società si racconta con accattivanti,
accurate, rallentate inquadrature di morte e prevaricazione.
Mi allontano,
consapevolmente, sempre più dal plagio di storie raccontate e raccontate che
creano abitudine negativa, sordido brivido di emozione nelle persone che non
sanno stupirsi per la semplice vita quotidiana.
Se producono certi film,
qualcuno li guarda, perlopiù uomini, spesso adolescenti; ciò non fa molto onore
a coloro che li scelgono. “Svagarsi” con tali scene, equivale al consumo
distratto di un pasto andato a male che ci intossica. Cosa c'è di utile nel
condividere un probabile mondo maschile fatto di volgarità, sporcizia, brutalità.
Eppure c'è qualcuno che,
attaccato al video, pur parteggiando per i buoni, si nutre, per tre quarti di
film d’immagini ripugnanti, indigeste.
Se capita il buono trionfa
negli ultimi 10 minuti, quasi sempre con ennesima, conclusiva azione cruenta.
Si trascorre la vita a
nutrire l'inconscio di materiale putrido, considerando innocui i film, con le
svariate soluzioni maniache e commerciali. La memoria visiva è sistematicamente
farcita di pugni, aggressioni; musiche inquietanti risuonano nelle orecchie.
Il mix venefico viene fuori
dai nostri ragazzi, come fumo nero, sotto forma di aggressività, verbale e non.
I film sono assunti in dosi
massicce prima del sonno, quando ci si dovrebbe rigenerare con immagini di serenità,
pensando alla notte che verrà, ai sogni che ci diranno chi siamo; quando dovremmo
ripulirci, come si fa con il corpo, scivolando nella dimensione sottile, che
non si tocca, né vede eppure esiste.
Tutto quanto non è naturale
(proveniente dalla natura) non è umano, è dannoso, la natura è saggia,
semplicemente complicata, perfetta.
Colori finti, invadenti,
scioccano le cellule nervose (che diventano sempre più nervose?) attraverso
immagini televisive violente, aggressive, tante, velocissime.
Mi sottraggo alla pubblicità,
ai suoi imperativi; non voglio consumare merendine sature di elementi chimici,
sfacciatamente spacciate per naturali per avere in cambio uno zainetto che
(dopo duecento punti e altrettante merendine) butterò in cantina tra un mese.
Puliamo con ammoniaca, acidi,
detersivi, sbiancanti perché vorremmo il pulito nel cuore.
Consumiamo ammorbidenti
perché la morbidezza nei cuori non c'è più.
Ci sfreghiamo con
antiodoranti, profumanti (il sudore è fuorilegge) perché le anime fragranti si
nascondono ai nasi ignoranti.
Il pianeta, avvolto nel
sudario di sostanze chimiche, plastiche, rifiuti tossici, ha l'asma, tossisce,
trema, ha febbre, soffoca, geme, ha paura di noi, scricchiola, muore.
Cerco dentro, la presenza
della pulizia, della morbidezza, della fragranza, pregando e meditando.
Seguo la scia della
nostalgia, di un ricordo antico che non so collocare nel tempo, nei tempi.
Le risposte, ricevute nel
silenzio del cuore, m’impongono di cambiare vita.
Un gelato confezionato. Bello
con i riccioli di panna artisticamente composti, colori appetitosi per
l'occhio, quello fisico, che vede solo le apparenze.
Dentro, nel gelato, (lo
sappiamo) sostanze chimiche perché nel tempo, esso sia bello e morto come una
mummia, perché si possa vendere anche tra un anno; così ci nutriamo di cadaveri
composti con grazia, pagandoli a peso d'oro. La mano di una mamma porge, con
affetto rassicurante (?) il gelato al suo bambino.
La gente cerca di essere
bella fuori, rifacendosi l'involucro, anche quando dentro è spenta, come le
mummie di cui si alimenta.
Andiamo contro natura; siamo
i fuorilegge del cosmo.
I ragazzi di una classe sono turbati
dalle arrabbiature di un insegnante.
Non spiega, esige troppo, è freddo.
"E' irraggiungibile" dice un alunno.
Come insegnante non sono
perfetta, però "vedo" sempre i ragazzi, dopo tanti anni, anche se a
volte non riesco a contenerne le esigenze, i bisogni inutili, le innumerevoli
richieste.
Mi fanno sorridere di
tenerezza; non è ciò che altri definiscono istinto materno, è che mi sembrano semplicemente
complessi e buffi (come lo sono io).
Non esiste un modo univoco di
trattarli, non sempre sono all'altezza; è una miscela di cedevolezza e fermezza
femminil-maschile, soprattutto è attenzione, cura, tempo da dedicare, energia e
mi piace vederli lavorare, assistere alla loro voglia di costruire con qualche
piccola furbizia ma, comunque, autentici.
Rappresentano il laboratorio
permanente; il contatto fra loro e noi scatena reazioni “chimiche” che ci fanno
crescere tutti.
In palestra: oggi nell'aria
c'è qualcosa di più, siamo profondamente insieme io e i ragazzi, comunichiamo a
pelle.
A volte sono televisivamente
crudeli, parlano per spot. non si accorgono di me, sono irresistibilmente
distolti dal consumismo.
Noi grandi gli abbiamo
dimostrato di ammazzarci di lavoro per possedere la casa grande, l'auto bella,
li abbiamo trascurati parecchio; non li abbiamo ascoltati, ora anche loro,
seguendo l’esempio, hanno preso quell’abitudine.
Mi rendo conto che sono qui
ad insegnare tecniche sportive e intanto Raffaella mi abbraccia; qualcun altro
mi sfiora di sfuggita perché oggi sono disponibile, sono piena di energia che
straborda, posso dare di più.
Riuscirò con la prossima classe a stabilire il
contatto?I ragazzi sono "divini" quando non sono televisivi.
Temporaneamente mettiamo da parte budini, creme, biscotti (della nonna?),
cosmetici, saponi, auto, pentole di cui non si deve fare a meno.
La Vita è molto più semplice. La Vita è molto
di più.
C'è anche il mio quotidiano
da spingere in salita, non c’è solo il lavoro ma tento di trasmettere ai
ragazzi un metodo, la capacità di essere autonomi, creativi nei confronti delle
situazioni. Voglio comunicare valori forti, fondamentali, che riscaldino loro
la vita, come l’amore per se stessi; l’impiego della perseveranza per
raggiungere obiettivi creativi, per arricchire da soli e sempre la conoscenza
della Vita.
Vorrei non si spegnessero
nella noia del ripetersi, vorrei che conservassero lo stupore “bambino”.
Attraverso la danza moderna si
può creare un caldo substrato di naturale espressività, per cui approvo le
ragazze che dimostrano arditamente uno stile personale e vi si abbandonano;
cerco di insegnare che esiste la possibilità di "scrivere" la propria
storia interiore, fatta di dolcezza, aggressività, gioia, dolore, attraverso la
gestualità.
In questa fase non c'è nulla
da correggere, ogni storia va letta, così com'è, discretamente, perché vera.
Vorrei che la danza
accompagnasse i corpicini scattanti delle ragazze come accompagna me.
Nel bel mezzo di impegnate
giornate mi ritrovo davanti allo stereo per danzare: è come sturare una
bottiglia di spumante, piena di bollicine diverse: dolore, tensione, stanchezza
si affollano per uscire, lasciando il posto alle bollicine rosa della serenità,
dell'energia pulita.
Disegno la musica col corpo
sul grande foglio bianco dell’espressività, dove non ci sono ruoli.
Danzare non è solo un
esercizio atletico: percorrendo suoni, vibrando sulle note, il corpo si esalta
eppure trascende se stesso.
Stamattina l'atmosfera è
elettrizzante. Tante piccole danzatrici si stagliano sul palcoscenico
scolastico rischiarato da luci rosse, verdi, azzurre.
Le ragazzine confusionarie
dalla voce acuta, dedite all'urletto lancinante, sono allineate, vestite di
nero, capelli sciolti, fasce colorate sulla fronte e per niente intimidite; mi
fissano, aspettando il via, per danzare sulla musica suggestiva dei Pink Floyd.
Durante le lezioni mi hanno
fatto impazzire, urlando, punzecchiandosi, imponendomi le molteplici esigenze,
risucchiandomi energia e pazienza; spesso mi hanno trattato come un puncing-ball,
colpita dal loro interesse intermittente come luci natalizie. Talvolta mi hanno
fatto sentire inadeguata, ridacchiando, distraendosi, annoiandosi.
So che sognano carriere folgoranti,
vincite eccezionali, notorietà.
Se fosse possibile,
spiccherebbero il volo attraverso la barriera trasparente dell'apparecchio
televisivo per sistemarsi tra le file delle danzatrici;
così un bei giorno,
trasformate tutte in attrici, ballerine, cantanti, intrattenitrici più o meno
di classe, non avrebbero, al di qua del video, più alcuno spettatore a seguire
le trasmissioni.
Rivedo i momenti trascorsi
insieme nella preparazione delle coreografie...
Siamo nella vasta palestra
gelida. Il dilemma è:
azionare i grossi
"phon" che sparano aria calda / rumore assordante e sottotitolare la
lezione (vedi pag. 777 per non udenti) oppure ricoprirsi di sudore gelido,
lottando come di consueto, con l'eco che distorce, giocosamente, voci e suoni; d'accordo
con le ragazze scelgo il gelo.
Parlo spiegando le tecniche,
le eseguo, conto i tempi, sudo, rispiego i punti poco chiari, urlo un nome,
accendo lo stereo nella palestra-frigorifero, ripetiamo con la musica, correggo
gli errori, riconto i tempi, rispiego, ricorreggo gli errori, urlo un altro
nome.
Risolvo problemi di relazione
tra loro poiché si costituiscono gruppetti nemici con dispettucci,
pettegolezzi, defezioni.
Dico loro che devono
aiutarsi, capirsi, accettarsi così destino le più pronte ad apprendere passi di
danza, al recupero di quelle più lente, anche perché capiscano quanto sia
complicato insegnare parlando, contando i tempi, eseguendo le tecniche,
individuando gli errori, tutto ciò talvolta nel chiacchiericcio e nell’ascolto
distratto.
Paola una delle
"primedonne" (perché apprende ed esegue prontamente i passi), s’incavola
e dice "scema" a un’amica che non impara velocemente: mi arrabbio, la
investo con parole dure e Paola ritorna tra noi ruzzolando dal suo Olimpo
privato.
Le ragazze sono ansiose di trasformarsi
in creature televisive fornite di sex-appeal e pubblico, questo è quanto
riversano decine di trasmissioni e spettacoli nelle loro teste; cosi, la
naturale sensualità, morbidamente femminile, cedevole nella forma, nella
espressione, è inquinata da movenze precostituite e maliziose nonché
“sculettamenti” superflui.
E' bello essere fieri della
propria giovinezza che emana energia, come profumo di vita, come scia di
vitalità; è bello offrire se stessi al mondo, corpo e spirito insieme, capaci
di trasformare la piccola fettina di mondo che abbiamo scelto.
Il corpo giovane, vitale, che
attraversa le strade del mondo, è il regalo per gli occhi ma nel cuore ha il
suo grazie alla vita.
Vorrei che le ragazze
imparassero a convivere con il proprio corpo, accettandolo, pur migliorandolo,
prendendosene cura, sempre. Vorrei che si accettassero, comunque, senza seguire
artificiosi modelli cinematografici, impossibili da raggiungere e perciò
frustranti.
Mi porgo alle ragazze con
contenuti attuali ma non posso eliminare la gradualità naturale del processo di
apprendimento e neanche lo vorrei. E' giusto viaggiare attraverso la Vita per
imparare, scoprire, conquistare abilità; è il viaggio che fa crescere, non la
fretta di arrivare.
Per queste ragazze i tempi
sono lunghi, troppo lunghi, vorrebbero tutto, subito, si mostrano indifferenti,
annoiate.
Mi arrabbio, anche se capisco
quanto sia inutile, ma sono amareggiata per la superficialità, per l'incapacità
di impegnarsi nel raggiungimento di un risultato.
Ho la sensazione di essere
attrice su scomodo palcoscenico sotto una cinquantina di sguardi pressanti;
volano sciocche battute televisive.
Mentre danzo per mostrare le
tecniche, di colpo perdo la voce, come se essa stessa, scioperasse, come se
fosse inutile trasmettere poiché, dall'altra parte, le riceventi sono spente.
Chi sono? Educatrice
"moderna" (non capisco ma mi adeguo) oppure Cassandra le cui
metodiche si perdono tra sbuffi di giovani gote e occhiate roventi? Mi si gela
il sudore addosso nella palestra umida, la voce decide di tornare ma al 50% e,
per giunta, stridula; per qualche istante (millesimi di secondo) le ragazze
sono modicamente preoccupate.
Silenzio. La voce (la odio
quando è strozzata) infilando esigui cunicoli nella gola serrata, pronuncia la
frase inflazionata: "Non meritate il mio impegno e non intendo più
insegnarvi niente!"Abbandono la palestra, riparo nel bagno dello
spogliatoio per nascondere le guance accese, mi lavo la faccia.
Non concluderò nulla, i miei
"buoni" valori mi rendono vulnerabile, superflua, come i peli.
Dietro alla porta dello
spogliatoio una bussata collettiva: sono le ragazze, devo/voglio uscire interrompendo
il mini "sciopero".
Pochi istanti e riemerge la
tenerezza nei loro confronti, però sono stanca.
..I Pink Floyd s’insinuano
dolcemente nell'auditorio, crescendo fino a esplodere nel brano “The Wall”. Le
ragazze sono perse nella musica, viaggiano sulle note, vibrano con esse.
Il tema della coreografia è
il passaggio dalla guerra alla pace poiché è tempo di guerra nel Golfo Persico;
così, per un po’, due schieramenti nemici si fronteggiano duramente, per poi
fondersi in un'unica danza dell'umanità.
Poi accade: alunne e
insegnante, tra le altrui felicitazioni e gli applausi, si abbracciano con lo
sguardo, contente di aver percorso un tratto di strada, insieme.
Collegio docenti
straordinario. C'è un reticolo velenoso nella riunione di oggi, un tentativo di
processo contro gli insegnanti; sarà l'influsso delle recenti dispute in
parlamento. Si discute sulla divisione del lavoro, delle ore (18 ore di 55
minuti o 21 di 50?). Atroce dilemma.
La sperimentazione verte
sull'aggiunta di argomenti nuovi (ed. stradale, educazione alla salute); chiedo
scherzosamente a un collega se è contemplata l'educazione spirituale, risponde
secca che la scuola è laica. Non capisce?
In realtà, ci accusiamo a
vicenda della crisi della società, non sappiamo che farci, è un momento di
passaggio per me che devo tradurre i cambiamenti interiori in contenuti e
didattica; penso che siamo entrati nell'era dell'Acquario (Age of Aquarius) ma me
lo tengo per me.
M’intenerisce l'atmosfera
calda di rivolta ma fin quando non acquisteremo la visione dall'alto, la
religiosità essenziale, non saremo ispirati dallo stesso, comune principio
"divino".
Per religiosità intendo la
realizzazione dell'accettazione reciproca; del rispetto per sé, per gli altri,
per l'ambiente; dell'amore per le piccole cose del quotidiano, della ricerca
dell'armonia, dentro e fuori. Ognuno sa che, al di là delle divisioni culturali
e religiose che esistono tra gruppi, gli uomini sono uguali, la verità che li
riguarda è una sola, una sorta di buonsenso “luminoso”da stemperare
praticamente nel quotidiano.
Bisogna limitare gli spazi
dati alla tivù, ai mass-media; i ragazzi sono viziati materialmente, hanno
troppo poco affettivamente. Insegnanti e genitori devono diventare un esercito
compatto e convinto per trasmettere ai ragazzi l’uso oculato della tecnologia,
non a essere usati da essa. Per fare in modo che tutti gestiscano se stessi
individuando i reali bisogni dell'essere umano in un'ottica natural-.spirituale
ma prima di poterlo trasmettere, dobbiamo trasformare noi stessi.
Il silenzio, rotto fin troppo,
sì vendicò, sparendo.
Olimpia , la prof.
Uno spettacolo dì danza in
tivù. Che felicità! Lascio il televisore acceso perché la casa assorba la
danza.
Olimpia, la prof.
LORO
La tivù
La televisione è un'emerita
imbecille che si accende e si spegne quando vuoi e che ti trascina al
consumismo con la pubblicità. In estate la mamma per non farmi vedere la
televisione mi fa fare il mezzopunto.
Angelo 11 anni
Io penso che la
televisione possa essere istruttiva ma non bisogna passarci 24 ore su 24 e non
bisogna vedere programmi stupidi.
Domenica 11 anni
A me interessa la tivù perché
fan vedere cose mostri e anche molto strane.
Tonio 11 anni
Io passo solo 5 ore alla
televisione.
Francesco 11 anni
La televisione è un mezzo di
comunicazione che ci fornisce conoscenza degli eventi che avvengono nella
realtà ma è fonte di dolori di testa o altro anche se non gravi.
Giuseppe 11 anni
La televisione per me è: un
oggetto che ti fa compagnia, che se acceso ti fa saltare agli occhi un sacco di
cose sia positive sia negative; per cose negative intendo trasmissioni porno,
alcuni cartoni animati che inducono alla violenza, i cinque samurai con tutte
quelle mosse del dragone del serpente, i cavalieri dello zodiaco e tanti altri,
trasmissioni di critiche e giudicamenti.
Per quelli positivi, invece
documentari sugli animali, telegiornale e altri cartoni animati che insegnano
la storia di Adamo ed Eva in modo che i bambini comprendano.
Gemma 11 anni
Io della televisione non mi
piace per niente primo perché è stufante, secondo perché si vedono sempre le
stesse cose: non mi piace e non mi piacerà. Davanti al televisore passo solo la
sera quando ceno, mio padre vede qualche film e io do una occhiatina però non
mi piace per niente perché lui vede film da sparare e di orrore.
Bruna 11 anni
Io penso della televisione
che è una droga ipnotica. Quelli che la guardano sempre non ne possono fare a
meno, può succedere che un giorno che non la vedono possono venirgli delle
crisi.
Se non ci fosse la tivù come
ai tempi antichi io dovevo vivere più sereno e meno nervoso.
Mia nonna mi racconta storie
di altri tempi e mi fa ritornare tanti anni addietro quando mio nonno fu
prigioniero di Hitler e mancò dalla famiglia per tanti anni e avevano da
mangiare o pane duro o bucce di patate e mio nonno ricorda tanti compagni che
sono stati fucilati per un pezzo di pane duro. A sentire questa storia io sono
molto impressionato a vedere quelle persone che buttano pasta, pane e non a
darglielo ai poverini come gli abitanti della Somalia che soffrono atrocemente,
e a me mi scoppia il cuore a vederli dalla televisione perché sono tanto poveri
da non mangiare una mollica di pane; infatti sono fatti di ossa e pelle. Per me
la droga e un diavolo, quelli che la prendono pensano che vi si deve diventare
più felici e più sereni. E' tutto NEGATIVO. Per me questi che prendono la droga
sono racchiusi da un muro che una bomba nucleare non riesce a rompere,
Piero 11 anni
La droga
Per me la droga è una cosa
brutta e fa spendere soldi.
Giuseppe 11 anni
Secondo me la droga è una
sostanza che spegne la vita di tutti i ragazzi, distruggendo il futuro
Antonietta 11 anni
La droga secondo me è morte.
Se tu incominci a drogarti con un po' di droga ne desideri sempre di più fino a
che non muori. Infatti, quasi tutti i drogati muoiono, solo alcuni si salvano,
facendo delle cure, ma solo chi vuole salvarsi veramente.
Elena 11 anni
La droga è un'abitudine che
più coltivi e più fiorisce nella vita. Noi ragazzi dobbiamo cercare di non
farci ingannare e confidarci subito coi genitori, i parenti e i professori
prima di ficcarci nella dolorosa morte.
Virginia 11 anni
Io voglio che la droga
finisca e che il mondo torni in pace
Giuseppina 11 anni
La droga uccide e non può
essere uccisa. Solo i più fortunati ne escono e solo i più intelligenti non vi
entrano.
Quindi spero che tutti
diventino intelligenti.
Saverio 13 anni
Se fossi un adulto
Se fossi un adulto certamente
farei l'opposto di quello che fanno gli adulti ora. Non capiscono niente di ciò
che fai e vuoi. Credono sempre che siano momenti che si passano nel periodo
dell'adolescenza e non pensano che potrebbero essere cose che fanno soffrire
veramente.
Daniela 13 anni
Ai bambini sicuramente darei
il mio affetto, li amerei molto, amore che a volte i miei genitori non mi hanno
dato.
Anna 12 anni
Se fossi adulto tratterei
molto bene i bambini e soddisferei i loro desideri ma quando fanno i cattivi
gli darò le botte (cazzotti, ceffoni).
Pietro 11 anni
Con gli adulti mi comporto
rispettosamente a meno che non si tratti dei miei genitori. Se io fossi adulto
cercherei di rendere educati i bambini usando a volte maniere rudi ( punizioni,
schiaffi).
Francesco 13 anni
Se lo fossi adulta e avrei
tanti bambini li bacerei dalla mattina alla sera.
Sara 11 anni
Se fossi adulta i bambini li
curerei molto, li farei mangiare giustamente, !i farei giocare insieme a me, li
porterei a spasso e racconterei loro storie avventurose e divertenti.
Paola 12 anni
Io con i miei genitori ho
molti rapporti e con gli insegnanti inizio ad averli
Francesco 10 anni
Io rispetto gli adulti ma non
condivido ciò che pensano.
Daniele 13 anni
Degli adulti penso che siano
delle persone buone che a volte fanno qualcosa di male.
Giuseppe 11 anni
Penso degli adulti in
generale che siano tutti egoisti.
Marta 11 anni
Io degli adulti mi penso che
sono molto agitati perché hanno molti impegni, hanno i figli da dare a mangiare
e devono preoccuparsi. Per me è una vita molto stressante.
Vitantonio 11 anni
Gli adulti sono delle persone
secondo me aggressive perché certe volte siamo proprio noi a farli arrabbiare;
però ogni persona nel suo intimo ha un cuore dolce, buono.
Marcello 11 anni
Per me gli adulti sono
maestri dell'educazione, della virtù, di insegnamenti che porteremo con noi per
tutta la vita; però penso che danno molte botte, lo so che lo fanno per il
nostro bene ma ...Se io fossi adulta (anche se non lo vorrei) con i bambini mi
comporterei in modo da non farli sentire trascurati, indifesi e insegnerei loro
quello che è più importante nella vita; eviterei percosse, per lo più qualche
sgridatina.
Anna 11 anni
Io penso che gli adulti non
sono uguali; ci sono quelli che lavorano per tirare su la famiglia e altri che
rubano.
Giampiero 11 anni
Degli adulti penso che sono
liberi di fare quello che vogliono. Lavorano con un salario piacevole (beati
loro!) possono anche fare ferie pagate, e che, sono invidiosi dei bambini.
Vittoriano 11 anni
Gli adulti essendo più grandi
ci rimproverano e ci sgridano. Se fossi adulto mi comporterei come si
comportano adesso.
Roberto 11 anni
Gli adulti per me sono un po'
troppo severi e seri;
mi piacerebbe che fossero più
allegri e spensierati, come noi ragazzi.
Domenica 11 anni
Degli adulti penso che sono
simpatici ma ci sono certi adulti che mi sono antipatici che se si accorgono
che un bambino ha paura di qualche cosa, lo prendono in giro senza aiutarlo a
risolvere quella paura (che poi in realtà avevano anche loro paura di quella
cosa!). Da grande con i bambini mi comporterei cosi: vorrei che loro
esprimessero i loro problemi ed io gli darei la risoluzione se ne sarei capace;
oppure ricorderei se questi problemi li avevo anch'io da piccolo.
Nicola 11 anni
Io penso che gli adulti sono
privi di fantasia.
Giuseppe 11 anni
Penso che gli adulti siano un
po' strani e difficili da capire, che il loro mondo sia un complicato paese
fatto di cambiali, soldi, bollette, tasse e altra roba sciocca. Se potessi
rimarrei sempre bambina nel mio mondo fantastico.
Angela 11 anni
La felicità
La felicità è un sogno, che
però fa fatica a realizzarsi. Infatti, non tutti sono felici con tutte le
guerre, i mafiosi che ci sono in giro. Però sono sicura che se qualcuno vuole
davvero la felicità, la ottiene.
Francesco 12 anni
Secondo me la felicità è
stare con i miei genitori, discutere dei nostri problemi ma soprattutto essere
in comunione con Dio.
Sara 11 anni
La felicità è essere contento
e felice per qualsiasi cosa.
Pietro 11 anni
La felicità è il mio modo di
sentirmi parte della vita mia e degli altri, è una forza che mi tiene allegra e
che certe volte è causata dalla realizzazione di un sogno.
Flora 11 anni
La felicità è un briciolo di
compassione che viene dall'interno.
Massimilano 11 anni
La felicità è quando due o
tre persone sono unite e si vogliono bene; quando c'è amore non c'è mai
tristezza ma gioia di vivere.
Antonia 12 anni
La felicità è un dono bello
mandato da Dio.
Nicola 12 anni
La felicità per me è vivere
con persone non prepotenti.
Francesco 12 anni
Per me la felicità non
consiste nell'essere ricchi o molto importanti. La felicità è quella familiare
dove ci sia armonia e pace.
Isabella 12 anni
La felicità è essere allegri
per molto
Nicola 12 anni
La felicità è lo stato in cui
una persona è tranquilla, non ha vita diffìcile ed è contenta di ogni cosa che
fa.
Madide 11 anni
La felicità è una cosa che
parte dal cuore e che poi si diffonde nel corpo ed è l'amore che uno da' all'
altro.
Annalisa 11 anni
La felicità è qualcosa che
suscita amore e voglia di continuare nella vita. E' un sentimento diffìcile da
raggiungere.
Maria Teresa 11 anni
Dio?
Dio per me è un secondo
padre.
Paola 11 anni
Secondo me Dio è il mio più
grande genitore. Nella mia vita Dio è sempre presente perché la mia vita è sua
e non voglio rovinargliela
Francesca 11 anni
Dìo è una persona
meravigliosa che ha creato tutto quello che ci circonda; mi aiuta a superare
momenti difficilissimi grazie alla preghiera. Io lo ammiro molto.
Maria 12 anni
Dio è un uomo come noi, come
aspetto ma diverso da noi perché lui è perfetto non sbaglia mai niente.
Nicola 12 anni
Dio è il numero uno
Annunziata 12 anni
Dio nella mia vita interviene
con i mìei problemi e con i compiti.
Annalisa 11 anni
Dio per me è un uomo maestoso
che interviene sui poveri.
Francesco 11 anni
Secondo me Dio è un essere
superiore a tutti gli uomini, gli animali e i vegetali che vivono sulla terra e
anche se alcuni di noi si sentono superiori a Dio pur sapendo che è stato lui a
crearci.
Francesco 11 anni
Dio è tutta la mia vita e lo
ringrazio di avermi messo alla luce e di avermi donato una vita serena.
Sara 11 anni
Dio interviene nella mia vita
facendomi sognare qualche volta che la scuola chiudesse.
Adriano 11 anni
Dio per me è una persona
buona e sincera e interviene nella mia vita quando sto per fare qualche cosa di
male.
Tonio 11 anni
DIO interviene nella mia vita
sempre: quando ho un problema, quando sono in perìcolo, quando prego e nelle
cose che mi circondano come gli alberi, la natura che parla sempre in ogni
minimo istante.
Angela 11 anni
Il corpo umano!
Secondo me i muscoli
funzionano solo muovendosi.
Tonio 12 anni
Secondo me il corpo umano è
formato da tre parti molto importanti di cui i nomi non li so. Vanno dalla
testa alla pancia, dalla pancia al sottoventre e dal sottoventre ai piedi.
Ognuno di questi ha una funzione molto importante: la parte che va dalla testa
alla pancia serve a mantenere il busto eretto e ciò è dovuto grazie alla spina
dorsale; la parte che va dalla pancia al sottoventre serve per la digestione ma
anche per terminare la spina dorsale (che regge il busto) e la terza parte che
va dal sottoventre ai piedi serve a reggere il corpo in tutte le sue
caratteristiche.
Sara 11 anni
Del corpo umano mi hanno
colpito tutte le parti, quando ci penso non riesco a capire come Dio è riuscito
a creare qualcosa di simile.
Virginia 11 anni
II corpo umano è una cosa che
sta dentro e fuori. Fuori c'è la faccia, gli occhi, le mani, i capelli ecc..
Mentre dentro c'è il cervello, i polmoni, il fegato, cuore, muscoli, ossa.
Bruna 11 anni
…Poi c'è !a colonna vertebrale,
che ci permette di stare retti. E' formata da vertebre e si divide in diverse
zone, zona lombarda, zona coccigea, zona sacrata e delle altre non mi
ricordo.Come funzionano i muscoli non lo so ma ci sono i muscoli lisci e i
muscoli stirati e sono formati da fibre nervose intrecciata (e ce ne possiamo
accorgere quando mangiamo la fettina).
Nicola 11 anni
Il corpo umano può essere
diviso in tre parti: le arti inferiori, quelle superiori e il bacino.
Pietro 12 anni
Secondo me il corpo è una
grande macchina che funziona soltanto quando si respira cioè si è vivi. Il viso
esterno è formato dagli occhi, dal naso che non finisce dove sembra ma fino
alle orecchie. Nel fegato ci sono zuccheri per quando stiamo ammalati e non ci
va di mangiare.
Angelo 11 anni
II corpo umano è la cosa più
preziosa che Dio ci ha dato. L'occhio è ricoperto dalle palpebre che lo
proteggono e attraverso il foro che noi, tramite la luce, riflette gli oggetti
e noi possiamo vedere. L'occhio infatti alla luce si restringe e al buio si
apre. Il naso è ricoperto dal muco che è provocato dall'anidride carbonica.
Miriam 11 anni
Nella testa abbiamo il
cervello, la membrana, il nucleo, il cervelletto e il midollo spinale che ci
permette di muoverci, il cuore che si stringe e si apre come una mano; il cuore
si trova al centro voltato a sinistra.
Martino 11 anni
E' importante eseguire gli
esercizi di riscaldamento perché è come un allenamento anticipato.
Rocco 11 anni
II corpo umano è un essere
vivente il cui formato è: dal capo, dal tronco e dagli artigli. Nella parte
degli artigli ci sono i muscoli che servono al nostro corpo per muoverci.
L'allenamento serve per far sgranchire i vari organi.
Filippo 11 anni
Il corpo è costituito da ossa
carne acqua.
Paolo 11 anni
I muscoli delle braccia sono
dei sacchi con del sangue all'interno.
Pietro 12 anni
II corpo umano ha in su la
testa collo, spalla, bracce, seno, pancia, pene, coscie, ginocchio, polpacci, e
piede. Internamente ha: nella testa il cervello e il cervelletto, nella spalla
e pancia polmoni, cuore, intestino, stomaco, reni e la spina dorsale; e poi dal
pene e dal fondo schiena l'uomo digerisce quello che mangia, nelle gambe ci
sono muscoli e nel piede c'è l'avampiede e il tallone.
Rita 12 anni
I muscoli funzionano con il
calore.
Giovanni 12 anni
...I polmoni racchiusi tra le
costole, al di sotto a sinistra c'è il cuore a destra il fegato insieme al
pancreas. Poi ci sono i vari settori, l'apparato respiratorio, l'apparato
digerente, i succhi gastrici. li corpo è formalo da 203 ossa che sorreggono
tutta la carne; essa è un materiale fibroso formato da muscoli, che sono
ricoperti da tre strati di pelle diversi. I muscoli funzionano a molle.
Francesco 11 anni
I muscoli sono composti da
una polpa elastica.
Maria Teresa 12 anni
II corpo umano è costituito
internamente da cervello, cranio, esofago, colonna vertebrale, mani, arti
superiori, arti inferiori, budello, fegato, vene sanguigne, nervi, cellule (.)
ad esempio questo puntino è formato da circa 500 cellule e per parlare di una
cellula ci vorrebbe un'enciclopedia di circa 1000 volumi) cuore, gabbia
toracica, femore, ginocchio, coscia, piedi, polpaccio, muscoli, stomaco,
spalle, petto, collo, capelli,ciglia, sopracciglia, occhi, nervi ottici, naso,
setto nasale, guance, bocca, labbra, denti, gengive, lingua, (la lingua alla
punta sente il dolce, al centro sente il salato, in fondo l'amaro) mento, dita,
intestino, glutei, orecchie, dorso, tallone, avampiede, avambraccio, pelle,
fronte.
Gionatan 12 anni
La scuola
Per me la scuola è una cosa
utilissima per tutta la società perché possiamo imparare tante cose utili per
la vita,
Noi alunni siamo dei
lavoratori che studiano, diamo i nostri frutti e invece di essere pagati
abbiamo banchi, lezioni, professori e altre comodità.
Rosanna 13 anni
La scuola per noi ragazzi è
come una cella e se non studi ripeti un altro anno di cella.
Maria Assunta 13 anni
Io della scuola penso che sia
una perdita di tempo per certe persone invece per altre no. Per me ci sarebbe
da fare di meglio.
Francesco 13 anni
A me da fastidio lo zaino che
pesa troppo perché pieno zeppo di libri che neanche servono.
Felicia 12 anni
Io penso della scuola che è
una cosa utile e distruttiva dove riusciamo a capire e a imparare.
ROBERTO 11 ANNI
La scuola è una cosa utile nella vita però è noiosa, specialmente i compiti a casa poi i professori sono troppo seri, io vorrei ridere di più, vorrei essere libera di parlare.
Carmelo 12 anni
Penso che la scuola sia un
raduno di ragazzi interessati allo studio. A me piace la scuola perché mi
incontro con gli amici ma non mi piacciono alcune materie e i professori. Nei
primi giorni pensavo che la scuola non servisse a niente.
Paolo 11 anni
Mi piace venire a scuola
perchè stanno dei professori che fanno ridere.
Giuseppe 12 anni
Se fossi
Mi vedo brutto perchè ho gli
occhiali, l'apparecchio per i denti, non mi vedo come un ragazzo aggressivo di
oggi. Essere belli dentro vuoi dire essere padroni della bontà, umiltà,
rispettare i patti cioè essere padroni dei valori della vita.
Se fossi un animale sarei un
pappagallo perchè parlo sempre e se fossi un vegetale sarei una pera perché ha
la mia forma.
Marcello 11 anni
II mio personaggio preferito
è Bella perchè è riuscita a vedere il cuore della Bestia. Essere belli dentro
significa avere un cuore pieno d'amore, solidale verso il prossimo, perché così
si è uomini veri. Se fossi un animale vorrei essere una stella marina perché
spero di essere un giorno una stella vera. Se fossi un vegetale vorrei essere
una ciliegia perché in alcuni momenti sono talmente rossa che non riesco a
parlare.
Marta 11 anni
Mi piacerebbe essere lo
spinacio per poter irrobustire molte persone.
Vitantonio 11 anni
Quando mi guardo allo
specchio mi piaccio. Perché io sono fiera delle doti che la natura mi ha donato
e le custodisco con amore. Bisogna essere contenti del proprio aspetto fisico
perché è quello che Dio ci ha dato. Io non mi vanto ma sono felice per i
complimenti.Essere belli dentro significa essere come Gesù. Non dico che bisogna
vendere la vita per un altro ma seguire il Vangelo non è che faccia tanto male.
Se fossi un animale sarei un gatto perché mi piace essere coccolata. Se fossi
un vegetale mi paragonerei ad una pera perchè sono molto dolce.
Francesca 11 anni
Per me essere belli dentro
vuol dire che tutti abbiamo un cuore anche se siamo cattivi, dentro, siamo
sempre belli.
Roberto 12 anni
Essere belli dentro significa
avere la coscienza pulita. Se fossi un vegetale vorrei essere un pomodoro
perché contiene vitamine, è una verdura fresca, fa bene alla pelle, è saporito
e poi vorrei esserlo perché è rosso e rotondo come le mie guance!
Giusy 11 anni
Quando mi guardo allo
specchio non mi piaccio perchè mi vedo grassa pelata e anche bassa. Vorrei
essere un fiore perché potrei vedere la natura di giorno e di notte.
Sandra 12 anni
Se fossi un animale vorrei
essere un coniglio agile scattante; se fossi un vegetale sarei una carota
(anche perché al coniglio piace molto).
Domenico 1 2 anni
Mi piacerebbe essere una
bella rosa senza petali che se ne vengono ma petali che rimangono sempre
freschi e profumati.
Angela 11 anni
Preferirei essere una rosa
perché sarei odorato da molte ragazze.
Nicola 11 anni
Se fossi un animale vorrei
essere una farfalla. Perché è sempre libera e io sono come lei per potermi
nascondere dove voglio e lontano dal mondo.
Graziella 11 anni
Io preferirei essere come un
cane astuto e coraggioso perché secondo me i cani vivono meglio delle persone
(come i cani adottivi che vivono in casa).
Filippo 11 anni
Io vorrei assomigliare a Tom
Cruise di bellezza e a Gandy di bontà, un uomo che ha dato tutto ai poveri.
Vorrei essere una carota da far in modo di essere slanciato e snello.
Michele 12 anni
Se fossi un animale vorrei
assomigliare ad un gatto perche' sono spensierati, non hanno problemi, dormono
sempre e hanno sette vite.
Elena 12 anni
Il mio personaggio preferito
è Roberto Baggio e Arnold Svaz Negher. Se fossi un animale volevo essere un
panda o la zebra perché contengono la pelle bianconera e sono juventini e pure
io sono juventino.
Giuseppe 11 anni
Io vorrei assomigliare a un
gufo nero che veglia nella notte, per vedere e sapere tutto, vivere con
saggezza e scoprire i luoghi più segreti senza nessuna paura.
Patrizia 12 anni
Vorrei essere una rosa nel
momento in cui sboccia, dai colori cangianti, viva, profumata e bellissima.
Stefania 13 anni
Se fossi un animale vorrei
che assomigliassi a un gatto piccolino perche' sono carini con i campanellini
che portano al collo, con quei occhi che hanno, con quel musettino con dei
baffetti e con quel corpicino piccolino.
Daniela 12 anni
Varie
Il mio personaggio preferito
è mia madre che è paziente, gentile, giusta.
Vita 13 anni
Quando mi guardo allo
specchio ci sono delle volte che mi piaccio, altre volte no. Mi piaccio quando
sono ordinata e mi vedo "bella". Ma il più delle volte non mi piaccio
perché sono brutta sia esteriormente che di carattere. Vorrei cambiare ma non
ci riesco. Da adulta vorrei assomigliare a tutte le ragazze che vedo in tivu'.
Ma poi penso che bisogna essere se stessi. Specialmente adesso che mia madre
non c'è più sono io la padroncina di casa e non bisogna pensare sempre quant'è
bella quella quant'è bella quell'altra. Bisogna sentire cosa dice il cuore.
Vorrei essere una leonessa
perché è una che si sa difendere da sola senza dare conto a nessuno e poi
perché vive nella natura e mi piacerebbe vivere in una foresta come Tarzan.
Vorrei essere una rosa perché è un fiore delicato, buono ma quando ha bisogno
di difendersi usa le spine.
Raffaella 12 anni
Il mio tempo libero lo
impiego ad andare ai cavalli, perché ho un cavallo di nome Jack, marroncino,
velocissimo, mangione, vivace, affettuoso, con gambe robuste, criniera lunga,
occhi lucenti. Da grande vorrei fare per hobby il fantino e per professione il
pugile che ammazza tutti come Mike Tison. Con le ragazze della mia classe non
ho rapporti molto buoni perché hanno paura dei miei pugni bestiali che fanno
male a tutti. A loro un po' piaccio per la mia capigliatura e il fisico da toro.
L'insegnante che mi piace di
più per tutto è lei (prof. Riccio) perché è simpatica, buona, vivace, non
grida, non alza le mani, non offende, non è brutta come le altre e poi è più
slanciata delle altre professoresse nane. Io se avessi dei figli gli esaudirei
qualsiasi desiderio, gli farei crescere robusti come tori e gli porterei a
visitare tutti i monumenti del mondo.
L'estate in vacanza nei
Caraibi, Tailandia, Cina, Giappone, America, Casinò di Montecarlo e New York e
l'inverno nei poli.
Michele 12 anni
Da grande vorrei fare il
giudice perché potrei mandare tutti i delinquenti in prigione oppure l'avvocato
per aiutare la gente che si è messa nei guai seri.
Rosa Maria 12 anni
Il mio tempo libero lo
impiego giocando a pallone o al computer, sparando le minerve. Il rapporto con
le compagne di classe non è buono mi danno tutte fastidio. Il rapporto con i
miei genitori va bene perché sono i! figlio. Se io fossi adulto mi comporterei
bene con i bambini perché quando ero piccolo non avevo botte da mio padre.
Erasmo 12 anni
Da grande vorrei fare il
meccanico perché quando avrò la macchina non spenderò soldi per aggiustarla.
Alberto 11 anni
Da grande vorrei fare
il prete. Con gli adulti ho un rapporto non troppo educato perchè quando mi
fanno fare le cose che non voglio fare gli dico le parolacce.
Francesco 11 anni
Leggo perché mi piace avere
la testa piena di idee. Gli adulti sono persone molto importanti in quanto noi
ragazzi dovremmo prendere esempio da loro e imitarli. Ma a volte non capisco
niente. Trovo giusto che loro rimproverino, perché ci aiutano a migliorare. Ma
ho pochissimi rapporti con i miei genitori. Sono sempre impegnati nel lavoro e
non fanno altro che parlare di quello; mi vergogno a confidare i miei più
profondi segreti che non ho mai svelato a nessuno.
Virginia 11 anni
Da grande vorrei fare la
professoressa per mettermi nei loro panni e capire: ma perché si arrabbiano?
Poi vorrei fare la dottoressa per capire come agiscono gli anziani e vorrei
aiutare tutti quelli che sono malati. Degli adulti penso che vogliono avere
sempre ragione qualunque cosa facciano giusta o sbagliata. Vorrei convivere con
gli anziani.
Elena 11 anni
Con i miei genitori ho
stretto un rapporto molto buono perché ci vogliamo bene a vicenda. Con i
professori non saprei perché siamo solo agli inizi. Forse lo sanno loro.
Se fossi adulto mi
comporterei severamente con i bambini perhè non sanno rispettare i diritti dei
grandi. Ma al contrario di qualche adulto non userei le mani perché bisogna
rispettare i diritti dei grandi ma i grandi devono rispettare quelli dei
bambini.
Giuseppe 11 anni
Ho sempre sognato di fare la
pittrice, perché viaggerei il mondo e nel dipingere quadri potrei esprimere
quello che con gesti, con il pensiero non posso fare. Io amo disegnare i
personaggi fantastici perché in quel mondo tutto è così bello. Io da quando
sono bambina ho sognato di vivere nelle favole e di dare cose fantastiche (sono
una bambina ma a me piace essere così). I miei personaggi preferiti sono i miei
pupazzetti perché sono gli unici che hanno vissuto la vita con me. Anche se
loro non parlano hanno un cuore e mi capiscono e credo che la notte, come per
magia, si animino e mi vengono intorno e mi consigliano la cosa più giusta da
fare. Non mi piaccio però mi accontento e poi io non bado alla bellezza: è
quella che abbiamo dentro e che molte volte viene soffocata, viene interpretata
male o mai capita. Io non voglio vantarmi ma sono bella perché sono l'immagine
delle persone che mi amano e mi accettano cosi, Mamma e Papà.
Francesca 12 anni
Sì, ho un sogno nel cassetto:
vorrei diventare brava a scuola e vincere al lotto.
Rossella 11 anni
Un sogno c'è però non l'ho
raccontato a nessuno e doveva essere già realizzato dalla nascita, infatti
vorrei essere maschio però mio padre voleva una femmina, dato che ha già tre
figli maschi, però ormai quello che e' fatto e' fatto ma quello che so di poter
realizzare è di diventare magistrato o flautista.
Flora 11 anni
Non ho nessun sogno nel
cassetto in quanto credo che la vita si debba svolgere secondo il cuore di Dio.
Francesco 11 anni
Un sogno molto particolare è
la morte dei mìei genitori e mentre sto nel cimitero piango e quando mi sveglio
mi accorgo di aver pianto veramente.
Domenico 12 anni
I sogni che io faccio di solito sono un
"riassunto" di ciò che ho visto alla televisione o di ciò che mi è
successo la sera. Ogni notte faccio sogni diversi. A volte mi capita anche di
fare sogni premonitori.
Angela 11 anni
Un sogno che mi ha terrorizzato tanto era la morte di una parente che veniva sepolta nella stessa bara della sorella già morta. Per fortuna che la morte nei sogni vuol dire lunga vita.
Maria Teresa 12 anni
Ero nella foresta ad un certo
punto cado nelle sabbie mobili dove ci sono le sanguisughe poi mi arrampico da
un ramo con tutta la mia forza ma non ci riesco; riprovo ancora salgo e tolgo
le sanguisughe ed inizio a camminare ma ho perso la cartina e mi perdo. Vedo un
castello immenso dove abita un principe e mi riposo.
Annalisa 11 anni
L'unico sogno che mi è rimasto
impresso nella mente è quando ero nel Vietnam e sono morto sotto un carrarmato
Domenico 12 anni
Di solito sogno che vado allo
stadio "Olimpico" di Roma a vedere la finale di Coppa Italia Roma
-Juventus; e la Juve vince sempre 0-6 con i gol di:
doppietta di R. Baggio,
doppietta di G. Vialli, Ravanelli e D. Baggio.
Giuseppe 11 anni
Un sogno che mi torna in
mente ogni notte è che sono inseguita da gente brutta, che rassomiglia a quelli
della famiglia Adams; essi hanno un cane di metallo, poi su una liana, arriva
come Tarzan, un uomo sconosciuto, vestito bene che ha lo stesso cane però vero
e che mi salva.
Amelia 11 anni.
Sognai che ero in un mondo di
cioccolata, con alberi fatti di pan di spagna.
Sandra 12 anni
Ho sognato che le guerre nel
mondo erano finite e che tutti si amavano e non c'erano tutte queste violenze
nel mondo. Spero tanto che sia un sogno premonitore.
Antonia 12 anni
Un sogno che ricordo
abbastanza bene è quello che feci il giorno dopo la morte di mia madre. Io e i
miei parenti stavamo nella camera dei morti. Io dicevo sempre nel sogno che
mamma si muoveva ed era così anche nella realtà. Ad un tratto la vedo alzarsi e
giungere verso di me. Mi abbracciò, però non sono mai riuscita a capire che
cosa volesse dire quel sogno.
Raffaella 12 anni
Un sogno che faccio spesso è
quello del mio matrimonio con 5 ragazzi della mia classe che ogni sera
litigavano sempre per lo stesso motivo: ero solo una.
Isabella 12 anni
Ho sognato che ero a casa
mia, ero tutto solo allora ad un tratto vedo una luce che gironzolava per tutta
la casa a forma di stella. Io incuriosito cerco di toccarla e come la tocco si
trasforma in un Angelo che mi accompagna per mano nella sua dimora: fra le
nuvole. La sua casa era fatta di nuvole candide e i mobili di nuvole color
grìgio scuro.
Giuseppe 12 anni
Ho un nonno che mi racconta
di essere stato ferito in un bombardamento, mentre il nonno paterno mi racconta
che è stato prigioniero dei tedeschi e a volte rischiava di morire per rubare
il cibo: bucce di patate.
Francesco 11 anni
Mio nonno mi raccontò che lui
e il fratello stavano al militare e siccome non volevano restarci più, scapparono
dalla Sicilia ed arrivarono a casa con una bicicletta che avevano rubato.
Antonella 11 anni
Ci sono parenti che mi raccontano
le storie. Una è: la storia patoria. C'era una volta una giovanetta che si innamorò di un principe ed essa si uccise
perché il principe si innamorò di un'altra e la mamma di questa uccise il
principe. Fatto questo le crebbero tanto i capelli che essa morì inciampando
nei suoi stessi capelli.
Giuseppe 11 anni
Mio padre mi racconta di
quand'era piccolo che con un suo cugino raccoglievano le ghiande e andarono in
campagna a portarle al maiale; quando i miei nonni li cercarono e li trovarono
gli diedero tante botte che solo loro lo sanno.
Angela 11 anni
Mia nonna mi parla delle cose
avvenute tanto tempo fa. Per esempio mi parla come in quel tempo la gente poteva
vivere, cioè della povertà, abitando in piccole case fatte di pietra, nelle
capanne, nelle grotte, come si vestivano, mangiavano. Oggi invece la gente vive
in ricchezze, abitano in grandi case, spaziose e piene di oggetti, si vestono
in modo ordinato, pulito e mangiano con comodità facendosi servire dai
camerieri.
Elisabetta 11 anni
In famiglia ci sono i nonni
che mi raccontano storie del passato. Il nonno racconta di quando andò in
guerra a Creta o nel deserto o in carcere come prigioniero.
Mia nonna mi racconta,
invece, lo sfortunato giorno in cui sposò mio nonno.
Maria Teresa 11 anni