Mi osservo
pensare, mi ascolto parlare :spesso mi diverto a riflettere sui cosiddetti luoghi comuni ovvero su frasi,
convinzioni e comportamenti
“prefabbricati” agiti col
cervello in panciolle, meccanicamente. Vengono fuori frutto di incontinenza cerebrale, triti e
ritriti, scivolano intorno tra altri cervelli in panciolle consolidando
obsoleti castelli di vecchie forme-pensiero. Il fatto che siano
“comuni” non vuol dire che tutti dicano il vero o che siano adatti alla nostra epoca
in trasmutazione . L’interlocutore che si esprime con frasi frutto dell’esperienza sprigiona energia ,le
sue parole creative adornano la comunicazione come fiori freschi. Chi esibisce
“pacchetti” concettuali presi a prestito dai proverbi e dai luoghi comuni, fonte della cosiddetta
saggezza popolare, esprime una sorta di opportunismo mentale che afferma tutto
e il suo contrario. “Donne e sardine son buone piccoline” ma … “L’altezza è
mezza bellezza”; quindi io che sono alta sono bella o brutta? Come fare ad aspirare ad una bellezza intera invece che
solo mezza? Le donne piccoline si devono
offendere per essere paragonate alle
sardine per amor di rima? Se va bene la
donna bassa è equiparata alla botte , dove secondo gli avi , in quella piccola
sta il vino buono. “Chi va con lo zoppo
impara a zoppicare” come se la via del male fosse obbligatoria : non può essere
che lo zoppo impari a camminare da quello sano? Diamogliela questa opportunità
allo zoppo che potrebbe non essere affetto da disabilità permanente ed essere recuperabile!
“Mal comune mezzo gaudio” sottintende che se tutti siamo malati ,poveri ,cretini,
brutti e nei paraggi non ci sono Supermen,Rockfeller, Einstein e Miss Italia
con cui confrontarci, possiamo provare
gaudio, però mezzo perché quello intero sarebbe troppo. Che dire dei proverbi sessuofobici/maschilisti
su cui capeggia :”Chi dice donna dice danno” oppure “Donna al volante pericolo
costante” e “Gallina vecchia fa buon brodo” ad esprimere che una donna
“stagionata” serve solo a fare il brodo. Così con tre proverbi la donna dannosa,
incapace e vecchia è sistemata. “Si si fess statt a cast” presuppone che il
furbacchione ha il placet per andarsene in giro a fregare chi gli pare ,mentre
l’onesto , poveraccio, farà bene a starsene a casa dato che è “fesso”; dietro
questo proverbio c’è ammirazione per il
drittone e commiserazione ironica per il buono
disarmato e semplicione. Però … qualche proverbio è “riciclabile”: “Ogni scarrafone è bello a mamma soja” descrive
l’ amore materno che non si arrende
neanche davanti alla bruttezza del figlio e “Fa bene e scorda, fa male e
pensa” indica la retta via, quella del
cuore aperto. Luoghi comuni e proverbi permeano il linguaggio quotidiano,
suggerendo stati d’animo e correnti di pensiero, a volte inadeguati ,
antiquati; pensieri e parole creano la
realtà pacifica o conflittuale, accogliente o discriminante. Un proverbio avanzato spiritualmente, nell’epoca del “do ut
des” è“Chi ha avuto , ha avuto, chi ha rato ha rato” perché azzera il dare/avere della mente commerciale e
spinge al perdono, il vero perdono esente da qualsiasi calcolo.
Olimpia
Shakti Riccio