giovedì 28 novembre 2013

Luoghi comuni e dintorni




Mi osservo pensare, mi ascolto parlare :spesso mi diverto a riflettere sui  cosiddetti luoghi comuni ovvero su frasi, convinzioni e comportamenti  “prefabbricati”  agiti col cervello in panciolle, meccanicamente. Vengono fuori  frutto di incontinenza cerebrale, triti e ritriti, scivolano intorno tra altri cervelli in panciolle consolidando obsoleti  castelli di  vecchie forme-pensiero. Il fatto che siano “comuni” non vuol dire che tutti dicano il vero o che siano adatti alla nostra epoca in trasmutazione . L’interlocutore che  si esprime con frasi  frutto dell’esperienza sprigiona energia ,le sue parole creative adornano la comunicazione come fiori freschi. Chi esibisce “pacchetti” concettuali  presi  a prestito dai proverbi  e dai luoghi comuni, fonte della cosiddetta saggezza popolare, esprime una sorta di opportunismo mentale che afferma tutto e il suo contrario. “Donne e sardine son buone piccoline” ma … “L’altezza è mezza bellezza”; quindi io che sono alta sono  bella o  brutta? Come fare ad  aspirare ad una bellezza intera invece che solo  mezza? Le donne piccoline si devono offendere per essere  paragonate alle sardine per amor di rima? Se va bene  la donna bassa è equiparata alla botte , dove secondo gli avi , in quella piccola sta il vino buono.  “Chi va con lo zoppo impara a zoppicare” come se la via del male fosse obbligatoria : non può essere che lo zoppo impari a camminare da quello sano? Diamogliela questa opportunità allo zoppo che potrebbe non essere affetto da disabilità permanente ed essere recuperabile! “Mal comune mezzo gaudio” sottintende che se tutti siamo malati ,poveri ,cretini, brutti e nei paraggi non ci sono Supermen,Rockfeller, Einstein e Miss Italia con cui confrontarci, possiamo  provare gaudio, però mezzo perché quello intero sarebbe troppo. Che dire dei proverbi sessuofobici/maschilisti su cui capeggia :”Chi dice donna dice danno” oppure “Donna al volante pericolo costante” e “Gallina vecchia fa buon brodo” ad esprimere che una donna “stagionata” serve solo a fare il brodo. Così con tre proverbi la donna dannosa, incapace e vecchia è sistemata. “Si si fess statt a cast” presuppone che il furbacchione ha il placet per andarsene in giro a fregare chi gli pare ,mentre l’onesto , poveraccio, farà bene a starsene a casa dato che è “fesso”; dietro questo proverbio c’è  ammirazione per il drittone e commiserazione ironica per il buono  disarmato e semplicione. Però …   qualche proverbio è “riciclabile”:  “Ogni scarrafone è bello a mamma soja” descrive l’ amore materno  che non si arrende neanche davanti alla bruttezza del figlio e “Fa bene e scorda, fa male e pensa”  indica la retta via, quella del cuore aperto. Luoghi comuni e proverbi permeano il linguaggio quotidiano, suggerendo stati d’animo e correnti di pensiero, a volte inadeguati , antiquati;  pensieri e parole creano la realtà pacifica o conflittuale, accogliente o discriminante. Un proverbio  avanzato spiritualmente, nell’epoca del “do ut des” è“Chi ha avuto , ha avuto, chi ha rato ha rato” perché  azzera il dare/avere della mente commerciale e spinge al perdono, il vero perdono esente da qualsiasi calcolo.

Olimpia Shakti Riccio