Mi sembra necessario osservare la vita nel
suo accadere quotidiano, per disinnescare vecchi schemi
acquisiti durante l’infanzia.
Per
esempio,se qualcuno , quando era piccolissimo, è stato
lasciato da solo più volte, si sarà sentito
abbandonato; in seguito, nonostante un’esistenza
“affollata” di persone, rivivrà il sentimento
di abbandono a cui si è abituato nel passato, andrà avanti secondo il “pilota
automatico” del l’abbandonato, perdendosi
la vicinanza, l’affetto presenti. Cercherà ancora persone, situazioni,
esperienze per essere “visto” ma non basteranno: tutto finirà nel buco nero,
senza fondo, della sua vecchia credenza , attraverso cui
valuterà
gli eventi della vita; nel frattempo si sarà creato una famiglia,
frequenterà amici, avrà un lavoro ma basterà
una frase, una situazione
per ricadere
nello schema interiorizzato dell’abbandono . Se osservo la realtà circostante
con occhiali da sole, dirò: “ Ma quanto buio c’è” e
insisterò
nell’affermare che è “oggettivamente” buio; se
ad un certo punto mi accorgo di avere gli occhiali, posso
toglierli. Bisogna diventare consapevoli della
“voce” che blatera incessantemente nella testa, ripetendo vecchi schemi fissi
superati, saltando di palo in frasca, senza controllo ,per essere liberi di
gestirla
osservandola mentre è in uso.
La mente è uno splendido strumento di sopravvivenza ma non è noi; serve per
questioni pratiche, quotidiane ma oltre c’è di più. Quando durante preghiera e
meditazione scorgo spiragli di quiete, oltre i tira e molla
mentali , la
vita acquista un senso checché ne dica Vasco; così, in quella pace, basto a me stessa
, non mi aggrappo
agli altri , entro in relazione sana con coloro che percepiscono
la mia sostanza e anche con tutti gli altri che
non la percepiscono (che mi considerano comunque una persona corretta).
Mi alleno ad accettare luce ed ombra,
a
star
bene con me stessa; cerco spazi di
solitudine e silenzio come ingredienti
necessari per riguadagnare sempre il mio centro.Solitamente non vediamo l'invisibile e il pensiero viene a torto
considerato innocuo
perché non materiale;
così come le parole (verba volant). Eppure
pensieri e parole sono il progetto virtuale
propedeutico alla realtà vigente manifestata
(che è parecchio incoerente); non a caso,
ci si batte il petto confessando di aver
peccato in pensieri, parole, opere ed omissioni . Identificarsi con la mente
duale vuol dire progettare tutto e il
contrario di tutto il che spesso conduce alla paralisi interiore,
all’indecisione ; progettare dall’intelligenza e dalla pace del cuore significa dare vita
all’unità , dentro e fuori. Cambiare “dentro” è la priorità per invertire
la
corsa verso la distruzione del
pianeta e , di conseguenza, anche la nostra: cominciamo semplicemente
a “guardare”, ad essere presenti, mentre la
mente
vaga in
folli sortite tra passato e futuro, senza
giudicarla o sentirci in colpa poi tuffiamoci con tutto il cuore
nel momento presente.
Perché rivivere
un evento drammatico, ricordandolo o
raccontandolo e ricadere nelle stesse emozioni negative ancora e ancora per
sempre ? Con la disciplina quotidiana della presenza e dell’osservazione,col
tempo non saremo più preda di sgangherate connessioni
di pensieri “casuali” ma
determineremo le sequenze
con sobrietà: pochi pensieri ma buoni per la
nostra pace. Il passato è passato, il futuro ancora non c’è , potrebbe essere
diverso da quello che immaginiamo o non esserci per niente.
La pace è la verifica/ricompensa che deriva
dall’osservare la mente e dirle subito gentilmente “stop” prima che si infogni
nei meandri che tutti conosciamo; all’inizio è una pace intermittente ma sai
che è il sottofondo musicale, coro a voci mute , presente
anche quando
ti si sfaldano le faglie sotto i piedi nei terremoti
personali. Ti becchi lo scossone, sussultorio e ondulatorio, ti vedi
barcollare, soffrire, avere paura eppure …
SAI
che
c’è il Giardino di Pace coltivato da te , che è sempre stato là , a cui tornare.