La morte di
vecchiaia, quella per consunzione degli organi, per usura degli apparati, non
esiste più: giovani, anziani e vecchi trapassano per malattie degenerative che
si articolano attraverso sofferenze, interventi mutilanti, “cure” debilitanti. Il
peggio è che noi tutti ci stiamo abituando all’idea che si debba morire così, e
l’impotenza di fronte alla malattia incurabile è ormai istituzionalizzata. Non
ho mai visto uno sfacelo simile, l’umanità che mi circonda e cui appartengo è
assolutamente in preda al dolore e mi chiedo dove sia la tanto decantata
“civiltà”; osservo una gran mole di tecnologia ma questo non significa aver
capito perché vivere, cos’è la vita. E’ vero, la chirurgia è altamente
specializzata e nelle emergenze è utile ma , nel frattempo cosa ne sappiamo del
corpo, della vita , della morte. Quegli stessi corpi che possono essere salvati
temporaneamente da un intervento
arrivano nella sala operatoria inquinati da cibo aggressivo, eccessivo,
industriale, addizionato da ormoni, pesticidi,antibiotici. Corpi intasati dalla
chimica dei farmaci, quantità eccessive di veleni, sepolti nelle fibre, nelle
cellule proprio come si seppelliscono i rifiuti tossici sottoterra che mai saranno
smaltiti. Corpi scombussolati da onde elettromagnetiche di cellulari,
televisione, computer e da tutti gli elettrodomestici di casa, onde invisibili
che surriscaldano e interferiscono con il funzionamento degli organi e del
cervello. Corpi privati dell’ossigeno, dell’aria pulita che proviene dagli
alberi, dal mare, che si nutrono di esalazioni esterne tossiche ma anche di
quelle “casalinghe”di detersivi custoditi sotto il lavello, di vernici
sintetiche, di collanti. Corpi
“abbelliti”con make-up velenosi e tinte tossiche, detersi con shampoo, saponi, bagnoschiuma,“ripieni” di
siliconi, tensioattivi, profumanti ,
coloranti, testati sugli animali. Corpi che sostengono impegni eccessivi di
lavoro, di famiglia, di vita sociale e sono sfiancati come docili muli, oberati
da pesi fisici e mentali. Corpi su cui si scaricano emozioni negative, pensieri
folli, paure virtuali e non, nutriti da immaginario visivo ipertrofico.
Poi
caschiamo dal pero quando ci ammaliamo più o meno gravemente o quando ci tocca
assistere, impotenti, alla sofferenza e alla morte di persone care o amiche. La
morte si veste di dramma perché in fondo al caos della vita odierna senza senso
ci tocca un evento anch’esso senza senso e, apparentemente crudele per cervelli
nullafacenti come i nostri. Credo non
sia mai esistita una umanità senza risposte, inconsapevole e malata nella
coscienza come quella cui appartengo e,
dopo una serie di eventi dolorosi personali e non , ho osservato attentamente le abitudini che mi sono state
trasmesse nel quotidiano, come se tutto il dolore vissuto mi avesse svegliata
di colpo, tipo randellata in testa. Ho capito che questo sistema mi ha
raccontato un sacco di bugie e falsità, ho capito che Il buonsenso è lo strumento più spirituale che
ci sia, ti butta fuori dalla retorica “teorica” della spiritualità, agisci dopo
aver raccolto informazioni, sapendo che le informazioni sono giuste perché,
mettendole in pratica, stai bene. Così sperimenti che mangiando semplicemente,
soprattutto verdura e frutta, i farmaci non servono più; consumi prodotti
biologici per la casa e l’igiene, usi poco il computer, compri un cellulare che
telefona soltanto usando il vivavoce, passeggi in campagna o lungo il
bagnasciuga, fai stretching, ginnastica, guardi poco la tivù o per niente,
leggi libri veri,canti, scrivi, riduci il lavoro all’osso, frequenti persone
miti e animali domestici, insomma ritrovi ritmi naturali e umani. In tutto
questo “togliere” la mente si placa, e lo spazio interiore ricavato, eliminando
oggetti superflui, è pervaso da una grande certezza (che circola nelle tue
cellule come il profumo di Padre Pio): la Vita è GIA’ TUTTO, non c’era bisogno
di aggiungere ingredienti di troppo che l’hanno resa indigesta. Solo così
possiamo procedere alla metabolizzazione della morte di un corpo,rispettato e celebrato che magari si
spegne come un fiammifero, dolcemente e senza stress; tutto va al suo posto, si
ridimensiona, perché se hai incontrato la tua parte invisibile
(parole,pensieri,sentimenti) e l’hai migliorata durante la Vita, la morte può
diventare il punto alla fine di una frase di senso compiuto, un “ahaaa!” di
sollievo , il sonnellino saporito tra una vita e l’altra.