lunedì 29 settembre 2014

Vampiri e gente di spettacolo




Il meccanismo comportamentale di molti umani nel quotidiano è: esibirsi, abbellirsi, fingere sicurezza e non-dolore, celare disagi fisici, nascondere conflitti.                                                                                                                    E’ lo schema degli spettacoli d’in-trattenimento televisivi, dove si sorride a oltranza, si scherza, si fanno battute con voce stentorea, col risultato di spingere la propria ombra nel profondo , invisibile ma sempre più pesante; nel  frattempo si diventa estremamente dipendenti dal riconoscimento altrui.                                                                                                                                      Nel privato e con la famiglia la gente di spettacolo si spegne come lampadina, ordina, comanda, esige, si scoccia di tutto, alza la voce, a volte picchia, é greve, depressa, attaccata al televisore, non esiste senza “pubblico”.                                                                                                                                                    Questi umani ledono pesantemente se stessi e la famiglia, devolvendo energia a cani e porci ma non a sé e ai propri cari, che ormai li hanno scoperti, con cui possono mostrarsi nella loro bruttezza.                                                           Riaccenderli? Basta una telefonata  del "vampiro" di turno ,che riprendono i panni da giullare;  non avendo il senso del proprio valore devono specchiarsi negli occhi di qualcun altro e questo riconoscimento viene ottenuto con una sorta di prostituzione psichica, che pagano a caro prezzo. Devolvono letteralmente  attenzione e cura, a gaglioffi vari (vampiri) che se le ciucciano ben volentieri, spendendo appena qualche complimento all’inizio della loro “amicizia”.                                                                                                                                                                                                                                             Quando il “vampiro” avvista “gente di spettacolo”, si frega le mani, anche se, pure lui, percorre vicoli invece della strada maestra: entrambe le persone non si amano, non hanno compassione di sé, né fiducia. Continueranno ad aspettare Godot perché non sperimentano lo stupore di “essere” umano, che è ancora  in embrione, da realizzare, in questo sistema basato su “do ut des” e su “show must go on”.                                                                                                                             Godot è la salvezza/novità  che non arriva mai: un nuovo amore, un nuovo farmaco, un nuovo lavoro, una nuova auto,  una nuova casa, un nuovo arredamento, tutto per l’ anima antica mai partorita e per una  testa ,  intrisa di pensieri già pensati dai media.                                                                                   Ti si dice che tutto viene dall’esterno: l’amore, la guarigione, la realizzazione, quindi dipenderai sempre da qualcuno/qualcosa.                                                                                                                             La novità/Godot è imprendibile, arriva ma non arriva veramente, per un po’ accende un fioco entusiasmo poi si estingue nel rivolo dell’indifferenza; toccherà inseguire un altro oggetto, un’altra esperienza per riprovare un modico interesse , la cui soglia si abbasserà sempre più.                                                                                                                                                                                                               Come  fiammiferi, la gente produce veloci fuocherelli e stanche ceneri, non quelle della fenice da cui si rinasce trasmutati, ma proprio ceneri inerti che impolverano i bronchi e lasciano a corto d’aria.                                                                                    Il vuoto che c’è, per l’esilio coatto dalla propria anima è occultato prontamente con altre paccottiglie varie perché, appena si delinea il fondo del baratro dei propri limiti, delle paure, bisogna riempirlo; nel bel mezzo di questo sterile meccanismo ciclico, qualcuno muore, talvolta con sollievo.
                                                                                                                                 Non è facile invertire il senso, avendo il coraggio di guardare il proprio inferno, i gironi delle paure, dei limiti, delle risposte in automatico (reazioni),  smettendola di incolpare gli altri per i fallimenti, gli errori; ogni giorno bisogna smantellare pezzi di strutture interiori , enormi costruzioni abusive,ingombranti, non più sostenibili, osservandosi.                                                                                      E’necessario soprattutto trovare tempo, sottrarsi a schemi mentali mediatici, ritirarsi per un po’ dal mondo; la solitudine è la migliore amica di chi lavora su di sé, terreno fertile della CREATIVITA’di gestare se stessi.                                                                                                                                       Il comune “sentirsi soli” è uno stato interiore d’indigenza psichica che ti porti dietro ovunque, che non potrà mai essere lenito da “cose”, né da altre persone sole come te; il vero senso d’isolamento è rimanere nel mondo a recitare, a elemosinare considerazione, esibendo la propria “merce”, nell’attesa che qualcuno “ti compri”.                                                                                                Ho percepito il senso d’isolamento nel bel mezzo di folle numerose composte di altrettanta gente sola (che fingeva di non esserlo).                                                                                                          Non essere anima, negare l’invisibile forza che ci “anima”,  significa vivere da emigrati dalla propria interiorità perché non  appare reale, pensando che l’unica ragione di esistere sia la vita materiale.                                                                                                                                                                                                                                                  La saggezza si sperimenta ed esercita dopo aver “visto” e disinnescato i limiti, le paure, nel privato; dando sempre più spessore alla luce, pregando e meditando, facendo il turista nelle terre di dentro, tracciando nuove mappe della terra animica quasi sconosciuta. Allora emerge l’azione ispirata, non più copiata da altri, da altro, imprevedibile, infallibile e la vita materiale s’illumina, è finalmente intera, una ,completa.                                                    La vita quotidiana è diventata insostenibile per persone dis-integrate, sconosciute a se stesse, disperse nel mare di “servizi” che si devono accollare, eppure vedo sempre più individui che si stanno risvegliando dal sogno consumista e, trainati dalla forza indomabile di anima-cuore, stanno cercando la gioia di esistere in semplicità e interezza.                                                                                                                        Gli integri, quelli che hanno lottato per essere tali,si riconoscono; sono “ecosostenibili”: non creano rifiuti (pensieri negativi, dipendenze, dissonanze), riciclano  tutto (rancori, inimicizie, pettegolezzi) rispettano ambiente ed abitanti  della terra(sono portatori di pace) ed è per tale onestà che è dignitoso, bellissimo, stare accanto a loro.