mercoledì 19 febbraio 2014

In-segnare




Sono un insegnante e, quando a scuola gli alunni mentono, litigano, dicono parolacce, si picchiano, io intervengo; ad esempio annoto sul giornale di classe, avviso il preside o convoco i genitori. Siccome si tratta di ragazzi in età puberale, dopo aver interrotto tempestivamente, qualsiasi tipo di azione distruttiva e aggressiva, tento di capire perché i contendenti si siano scontrati, in modo da rendere consapevoli gli alunni stessi di un comportamento scorretto ed esagerato.
 La scuola odierna non è abilitata a intervenire nei problemi di relazione che si verificano spessissimo tra i ragazzi, per una obsoleta forma mentis che bada più all’acquisizione di nozioni (troppe) e tralascia, non apertamente ma per mancanza di tempo, la crescita “ad ostacoli” di un odierno adolescente in difficoltà. La vecchia scuola circola, sommersa, appesantita dagli attuali concetti di efficienza, con un imperativo: ”Bisogna finire i programmi”.  Così, la maggioranza degli insegnanti, perlopiù donne, esercita, clandestinamente come fuorilegge, il proprio istinto materno, istituendo fasce di mediazione “rubate” alla lezione, per comunicare verbalmente, per ascoltare proteste, per asciugare lacrime, per risanare ferite psicologiche, per confortare.
Spesso in classe, parallelamente ai programmi, si fa educazione civica  per: le carte buttate a terra, gli spintoni non amichevoli dati a un compagno,  il chiasso esagerato, le scritte nei bagni o gli affreschi sui banchi, cercando di mediare tra l’insofferenza dei ragazzi ( che hanno già adocchiato il mondo esterno e premono  il piede sull’acceleratore) e le loro richieste sommesse di affetto e considerazione, spesso inevase, trascinate via dal fiume di nozioni.
Che strano sistema è il nostro; subito dopo la guerra, i nostri avi sono saliti sulla giostra del consumismo, senza prevedere che, per noi, avrebbe girato troppo forte: il panorama ormai scorre indistinto intorno a noi, tutto è veloce, troppo veloce e non ci è consentito il tempo sufficiente di  permanenza nella nostra umanità, per ritrovarla,assorbirla, imprimercela dentro, coltivarla.
Quando i ragazzi eccedono, lo fanno perché, saggiamente, richiamano la nostra attenzione sulla loro umanità, su problemi di relazione con famiglia e ambiente, su domande inevase circa la vita, su cui noi adulti glissiamo perché non abbiamo le risposte .
In più sotto gli occhi di tutti, altri“ragazzi” eccedono ma non saggiamente: basta guardare la politica, confluita nel mondo dello spettacolo e sostenuta dai pettegoli “gossipari” mediatici (loro se la cantano e loro se la suonano).
 ”Uomini” adulti mentono, litigano, dicono parolacce, si picchiano e, anche quando  qualcuno gli mette una “nota” sul “giornale di classe”, conservano una faccia tosta  indistruttibile. Il “preside” c’è ma fa finta di non vedere; l’ultima chance rimane quella di convocare i genitori ma potrebbero rifiutarsi di apparire per la pena di avere allevato figli del genere. Potrebbero anche essere passati a miglior vita dato che, molti dei suddetti “uomini” , sono ormai anziani ma non per questo saggi.
In-segnare (segnare dentro) oggi è un’impresa ardua e faticosa da supereroi; la giostra corre troppo, non fornisce certezze, solo vertigini, si corre il rischio di essere scaraventati lontano o di decollare insieme alla giostra, andando a finire chissà dove.
Nel mare di dubbi che circola attualmente sulle nostre sorti economiche, a causa di  un sistema non più sostenibile, l’unica risorsa  per “segnare dentro”(in-segnare), cioè dare l’esempio ai giovani  ,è quella di  avvolgerli nel calore della comprensione,nonostante la paura, aldilà delle fredde incoerenze presenti.
 Finita la scuola, ricorderanno che li abbiamo puniti qualche volta ma con misura e giustamente; ricorderanno i tentativi di aiuto, di ascolto, di attenzione, di cura, di affetto, sottili eppur solidi spiragli d’amore .
E, chissà, faranno lo stesso con i propri figli o con gli alunni, nel bel mezzo di incertezze , in assenza di risposte.


martedì 11 febbraio 2014

Mamma



Oggi,
sono due anni che
 il corpo di  mamma
non c’è più.
Nel sogno,punti luce di angeli
si aggregano come lucciole,
colmano il vuoto .
Ogni notte anch’io
lascio il corpo in questo letto
e, leggera,svolazzo
chissà dove
chissà da chi.
Ma stanotte, lo so,
ho appoggiato il capo
sulla spalla invisibile
di mamma 

mercoledì 5 febbraio 2014

Ancora ali




Una farfalla
mi  si riposa sul ginocchio
mentre,
immobile
medito sotto un albero.
Sono proprio diventata brava
paziente
cangiante
se lei,
mi ha scambiata
per un fiore,
un filo d’erba,
un frutto.