Giornata di
meditazione stamattina, alla masseria Valente di Ostuni, un luogo che presto associo
al giardino dell’Eden, se mai capiterà che io ci vada. Io e Teresa in auto imbocchiamo un viale
disseminato di presenze antiche e contorte, talmente creative,(grande
scultrice la natura!), che si può giocare a immaginare cosa raccontino gli
ulivi, lì da secoli a crescere a modo loro, nelle svariate imprevedibili
fantasie di legno. Viene
voglia di rivolgersi a loro dicendo: ”Buongiorno Vostra Legnosa Maestà!”. Si
sente nell’aria la grandezza di queste creature vive, mai potate, fronzutissime,
tant’è che passando loro accanto ci investono di un flusso benefico di aria
fresca, non quello malato da condizionatore, gradevole nella giornata calda di
luglio.
Sono
profondamente ammirata, il solo fatto di incontrare gli ulivi produce un moto
reattivo di gratitudine verso di essi, che non sarà fresco, ma viene dal
cuore. Spero
che gli alberi ricevano la nostra ammirazione, non so come; nella mia umana
imperfezione devo ancora passare dalle parole per comunicare, per adesso è così
ma sono certa che queste nobili creature, messe qui ad assorbire veleni, a
produrre ossigeno e frescura, sappiano comunicare già a pelle (a corteccia?). Intanto mi riempiono gli occhi, non so quale
guardare, sono tutti belli e diversi, mi si espande il cuore e penso “grazie”. Viene
voglia di fermarsi a guardarne qualcuno di quelli più monumentali, facendo un
passo indietro, come quando si ammira un’opera d’arte. E’ già meditazione questa, è già aver
traslocato in una dimensione sana e serena, all’interno della stessa realtà,
appena dopo aver svoltato dalla strada statale nel viale degli ulivi. Mi
accorgo di aver nostalgia di questo “luogo” esterno eppure interiore, non mi va
più di entrare e uscire dall’Eden, voglio restare qui, non mi annoierei.
Eserciterei lo stupore
di frequentare gli ulivi ancora e ancora e ancora, invece di parlarne e di
scriverne. Avrei
un muto rapporto personale con gli ulivi, così come mi capita con una certa
quercia che frequento da anni. Poi andiamo al
mare e provo la stessa gioia di fronte al verde azzurrato che emana odore di
alghe; mi sento tonica e forte, mi tuffo, sciacquetto con le mani, le gambe per
contrastare le onde modeste che danno spintarelle verso la scogliera
appuntita.
E’ un altro incontro di cuore, tra ulivi e acque salate non ci vuole
granché per stare bene, sentendomi parte di.
Il corpo è appagato, le
emozioni placate, i pensieri spariti, il sentimento di appartenenza è
forte.
Che cosa voglio di più? Capisco che la meditazione è allenarsi a tornare
in questo stato di coscienza perché vivo in un appartamento, in cattività,
senza essere padrona del mio tempo, incastrata nel ritmo commerciale, chiusa nei quadratini del calendario, anche se
sto tentando di venirne fuori. Sono
consapevole che bisogna “riabilitarsi” alla convivenza nella/con la Natura, in
giro ci sono contadini che vivono il rapporto con la terra in maniera
intensiva, lavorando in continuazione, veri manager con la zappa.
Poi meditiamo con
Adolfo, monaco buddista che è come gli ulivi e il mare; siedo appagata, mi do
il tempo per ascoltare me,la terra, il cielo, gli alberi, il mare, luoghi
ritrovati nel silenzio, di cui mi sento profondamente parte. Ed é tutto qui.
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