martedì 14 maggio 2013

Show must go on?




(Estate 2010)                     
Estate. Seguo con lo sguardo mia madre che cucina. Sistema ordinatamente i peperoni nella padella, li rivolta su loro stessi allineati , riempiendo  gli spazi vuoti. Poi aggiunge olive nere, capperi, pane grattato, copre con un coperchio. Ridiamo di nulla o forse perché gustiamo  la gioia di stare insieme. Di tanto in tanto mamma  spia i peperoni, ne sorveglia la cottura e fa il tifo perché i colorati ortaggi s’insaporiscano per esaltare le nostre papille gustative. Questo cibo è benedetto dalla cura con cui mamma lo cucina , intessuto delle nostre risate e ci farà bene. Anche lei sta bene nel prepararlo perché , a tratti, si  perde nella padella e se ne va fuori dal tempo: sta effettuando la meditazione dei peperoni. Dove c’è cura non c’è fretta, dove non c’è fretta c’è creatività e pace. Che ghiotta creazione  i peperoni fritti.
Riprende la consueta sarabanda settembrina. Pelle dorata dal sole, levigata dal mare, addio. Robuste dormite non interrotte dal suono della sveglia, ciao ciao.  Vacanza è vivere il proprio  ritmo interiore; senza tivù, lontano da spazi mediatici pubblicitari. Non c’è bisogno di alcuna superflua mercanzia se si è connessi al mare, alla campagna, al sole , ai cieli stellati in montagna .Purtroppo ritorna il tempo commerciale, quello sezionato da mille “devo”,  attraversato da voci imperiose, sgraziate che ti intimano “Sbrigati!” (ma si potrà’ ridere ogni tanto?). Incontrando qualcuno per strada  si dirà che non possiamo fermarci, che si hanno troppe “cose “ da fare ( nel dirlo ci sentiremo disperati ma importanti) ; si lotterà col senso di colpa  le poche volte seduti senza far niente, i vuoti nell’anima li riempiremo con altra tivù … Perché qualcuno ci ha detto che il tempo è denaro.  Che la produzione è al primo posto. Che non importa   “come” fare le cose  ma  “quante” se ne portano a termine. L ‘impeccabilità e il rito nell’operare sono  debolezze (sei lento!); ammonticchi servizi diversi, frammentati , veloci e, soprattutto utili. Tu ti deframmenti.  E  Il tempo delle donne? Appartiene a tutti tranne  che a loro.  Aspetteranno  la vecchiaia per comporre poesie? (sempre dopo aver pulito il vater)  Sacrificheranno le ore notturne per pubblicare articoli sui giornali? Dovranno sperare che i figli escano da casa per frequentare la palestra e occuparsi della propria salute? Sarà necessario prendere le distanze da mariti e compagni per affermare il diritto ai propri spazi creativi (che possono essere in cucina ma non solo)? Intanto si lavora, si lavora per “mettere da parte”; molti dicono di farlo per i figli ma è un vizio, la bulimia dell’anima dimenticata,  la fame incolmabile di affetto, meditazione, preghiera. Si accumulano proprietà e soldi per il futuro ma  i soldi non spesi non sono nostri,  le case non abitate non sono nostre. Le canzoni non cantate, le poesie non scritte, le carezze non date, gli abbracci  rimandati  (perché ora ho da fare),le danze non danzate,  la cooperazione ridente non vissuta, le parole d’amore non dette , le risate di cuore non rise, l’aiuto non dato, l’attenzione non rivolta, li abbiamo persi. In nome di un copione stantio agito per abitudine che distrugge il delicato arazzo d’amore quotidiano. Esiste un solo tempo, il presente, e il tempo non è denaro, è arte. Il passato è passato, il futuro non c’è ancora (potresti morire prima di raggiungerlo). ORA è il tempo di pregare, giocare, voler bene, capire, abbracciare, cooperare, cantare, meditare, creare. Così, dopo aver lavorato per assicurarci il companatico e un tetto decente sulla testa, CHI ci impedisce di vivere un ritmo naturale che ci ricolleghi al nostro eterno bambino interiore?  CHI ha detto che gli adulti debbano essere produttivi e aridi?   Che cosa stiamo facendo ai bambini semplicemente dando QUESTO spettacolo di noi? Il corpo è solo il vestito della nostra anima e dovremmo smettere di infliggerle schemi di vita che non la rendono felice. E se sono schemi che altri hanno progettato per noi, siamo liberi di metterli in discussione e di CREARNE  altri. Anche se andremo controcorrente, come i salmoni che risalgono faticosamente  i corsi d’acqua per ritornare alla Fonte.

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