Carissima,
fisso tuo
fratello e leggo dolore nel grigiore del
viso. Lui coglie il mio sguardo e mi rivela che hai un cancro al seno; me l’ha detto perché sa che anch’io ho fatto quel percorso
e ne sono venuta fuori. Ti scrivo per parlarti di me. Oggi so che la guarigione
e la malattia sono nelle nostre mani e, benchè intossicati da mille sostanze
chimiche non c’è veleno più grande del nostro personale, nascosto dolore. Quel
dolore vissuto in silenzio, col sorriso sulle labbra, perché abbiamo scelto di
dispensare armonia, convinte di dover dare dare
anche in fin di vita. Ricordo l’affanno di provvedere alla serenità di
tutti,dimenticando le mie esigenze, i “voglio”, non lamentandomi degli ostacoli
della vita. Marciavo sguainando la
comprensione e non era mai facile accontentare tutti. Perché lo facevo?Per sentirmi onnipotente? Per
sopravvalutazione? Perché è scontato che una donna sia così? No, era insito in
me, perseguire la felicità anche per gli altri, così mi dividevo in mille ruoli
ma non ce la facevo mai. In famiglia, al lavoro ho lasciato che prendessero brandelli di me, mi scaricassero
addosso cose da fare, urla, critiche , paturnie e pseudo problemi e di fronte
al dono del mio sorriso dicevano :” Beata te, che non hai problemi!”. Si potrebbe chiamare crudeltà
mentale? Diventare terraferma e poi
essere saccheggiati, noi, i buoni (i
fessi), che nascondiamo l’affidabilità, il nostro esserci sempre, faticoso,
dietro un sorriso dolce o il prenderci in giro. Avrei dovuto smettere di sorridere e tirare
calci o urlare? Questo mi avrebbe salvato dal cancro, dal mio disinteresse per
me, perché ho sempre pensato prima agli altri? Altri che trovano comodo esibire
disponibilità e attenzione fuori di casa tranne poi dare per scontato pretendere
e fregarsene e poi infierire con le critiche al tuo più piccolo mancamento? Altri
che giustificano i loro errori addossandoli a te, tanto hai le spalle forti. Altri che, comunque agisci
equivocano il tuo comportamento; sei dolce per raggirare, sei stanca e triste per scocciare, loro hanno problemi, tu hai fisime, la tua stanchezza è sindrome
premestruale o ammutinamento. Gli egoisti ignorano la tua sofferenza, vedono
solo i loro piccoli disagi. Così un bel giorno, sfiancata come un cavallo da
tiro, desideri morire o forse vuoi chiuderti nel recinto protetto e pietoso
della malattia, dove speri di trovare
tregua al tuo essere un punching ball. Nel cuore sorge una speranza
amara: grazie alla malattia ti lasceranno finalmente in pace e, forse, leggerai
pietà nei loro occhi. Sappi che c’è un istante di puro intento potenziato da
forti emozioni negative, in cui scegli di ammalarti, per riunire intorno al tuo
letto di dolore, almeno i tuoi cari, prepotenti, ignavi, disarmonici o discordi
tra loro. E nei momenti difficili continui a consolidare l’idea finché non
succede. Ma si paga un prezzo molto alto, è un viaggio disperato. Dovrai
attraversare le fiamme e ci vuole
coraggio per venirne fuori. O
l’aiuto di Dio se lo chiedi e lo accetti. Sì, per un po’ i cari si sono riuniti
(qualcuno no perché aveva da fare), per un po’ hanno avuto pietà ma non toccava
a me fornire l’occasione per l’armonia che loro NON desiderano creare per sé (infatti,
sono rimasti i-dentici). IO DEVO CREARE LA MIA ARMONIA, vivere realizzando me
stessa e mandare a quel paese chi non mi ama e rispetta, chiunque sia. Ricordo
l’uscita dalla sala operatoria, dopo svariate ore di intervento: vedo
l’immagine di San Pio, di fronte a me, la interiorizzo come fosse un’ostia da
mandare giù (ho scelto di andare all’ospedale di S. G. Rotondo). Fattissima di
anestesia, realizzo quanto sono contenta di essere viva. Pochi istanti e
avviene l’incontro con un medico zelante che, fissandomi, illustra la certezza
della mia dipartita, perché sono affetta da cancro incurabile. Giro la testa di
lato e indietro, caso mai stia parlando con la donna degente nel letto a sinistra.
Ma non c’è nessuno. Poi sento la mia voce rispondere calma: ”Non è vero”. Lo
saprò pur io se vivrò o morrò! E sono qui più forte e viva che mai, for ever
(mi sto esercitando per diventare immortale). Chiediti se vuoi veramente vivere
questa esperienza, se ti serve. di chi o cosa ti stai liberando, quali
risultati o eventi ti aspetti che accadano. E se nel profondo del tuo cuore
senti che sei in un vicolo cieco sappi che hai lo stesso potere di attrarre la
salute così come hai invitato la malattia. Se riconosci il potere, lo puoi
usare e pur andando per medici, non dare loro l’agio di decidere per te o di
spaventarti. “Usa” l’amore di tuo fratello che ti adora e vive per te. Ed io
come sto? Meglio di prima . Comunque, la malattia è stata una grande faticosa
occasione di crescita. Se avessi saputo
ciò che so adesso non mi sarei ammalata bensì avrei detto in faccia le
cose che pensavo, avrei mandato a quel paese le persone prepotenti,e magari mi
sarei fatta un bel viaggio a Ibiza con
l’amica del cuore e avrei riso di gioia fino alle lacrime, come so fare io. Impara
a dire di no, non rinunciare a te stessa e, soprattutto, prenditi cura di te. Ora
sono serena e tanti bisogni e attaccamenti che avevo, sono caduti come foglie
morte. L’unico vero bisogno è il bisogno
di Dio che soddisfo con preghiera e meditazione. E, sai amica, ho guadagnato
quel pizzico di egoismo q.b. perché, se
ci fai caso, gli egoisti ,fanno, dicono, prendono ciò che vogliono e non si
ammalano. MAI.
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