“Tutto a
posto?” la domanda simil-scontata viene scoccata . L’ascolto , sto per
rispondere meccanicamente poi cambio idea:”No, nulla è a posto, tutto è in
movimento e meno male”. Panta rei, ogni cosa scorre, sennò ristagna- puzza-
muore. Mi guardo intorno : gruppi familiari, coppie, amici, associazioni,
squadre sportive, scuola, palestre sono laboratori, sperimentazione viva perché tutti noi si
cresca. Si continua a desiderare
l’ipotetica calma piatta rassicurante, il posto fisso, i ruoli fissi dove non
si sa dove inizi tu e dove finisce l’altro, in cui ci si incolpa a vicenda
perché non si sa chi si è. Il luogo più bollente, la famiglia, viene disconosciuto
quale laboratorio, dal progetto del “tutto a posto”di alcuni genitori che
scelgono un figlio o si fanno scegliere a scapito di un altro per “amor di
pace”. La pace di chi? Quando in un
gruppo familiare ,si crea incomunicabilità ,privilegiando il figlio più
integrato o prepotente, lasciando che
fagociti l’intero spazio, è una
perdita per tutti. I genitori maturi coordinano il team, non si privano di
nessun elemento umano, non danno più spazio a chi se lo prende, perché tutti gli
elementi di una famiglia o di un gruppo apportano il loro personale, vario ,
unico , prezioso contributo. Spesso, il figlio rifiutato è spiritualmente più
avanti del genitore o esprime esigenze alternative e ciò scuote gli schemi fissi del gruppo statico.
Quando accade che i genitori scelgano è un gran dolore per tutti: per il rifiutato e per i
rifiutanti. Nulla sarà più come prima; l’integrato-
prepotente prende in ostaggio i
genitori, piano, con metodo quotidiano, anche con l’intrigo o la calunnia. Spesso l’esiliato
si allontana volontariamente perché non riceve amore e non regge più i conflitti. Proverà la strana
sensazione di essere un orfano con genitori in vita mentre i genitori avranno
il cuore schiacciato, dal macigno del senso di colpa. Che spreco. Che vuoto
incolmabile . In qualsiasi gruppo se c’è condivisione comunicativa, se c’è
amore, tutto può essere alchemicamente trasformato, non è mai troppo tardi, basta spostarsi nei luoghi della memoria. Quel
figlio adulto lontano,che forse ricorda quanto il genitore avrebbe voluto
diventare e non è diventato , quel figlio non amato, quel figlio non integrato
(disintegrato?) è quello stesso bambino
a cui la mamma ha cambiato il pannetto, che ha allattato, che il papà ha
portato al mare e che vuole ritornare
nel caldo utero virtuale della mamma ,
nelle braccia possenti del papà. Adesso , si difende, litiga, urla ma … quando
nessuno lo vede,batte ancora i piedi per terra,piange ,singhiozza come quel
bimbo lontano nel tempo che vedeva ombre strane nel buio e volava nel lettone.
Molti genitori per indolenza , pigrizia,immaturità,pregiudizi, si consegnano ad
un figlio, trascurandone un altro; del resto non si può costringere un genitore
ad amare né ad essere maturo. Perciò è
bene che , prima di diventare genitori, ci si interroghi onestamente: si è
all’altezza di un compito tanto determinante per la rete umana? I figli non si
mettono al mondo per tradizione o per la gioia dell’utero ma per inondarli dell’amore che li rende integri . Così un
figlio sarà piezze ‘e core e l’altro piezze ‘e milza, organo senza il quale
comunque si continua a vivere. Male ma si continua a vivere.
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