mercoledì 3 aprile 2013

Faccia di gomma e il piccolo magro



Ragazzini di scuola media dal viso rotondo, gommoso ,idratato: l’infanzia è così vicina. Li guardo sorridere, preoccuparsi, atteggiarsi ad adulti sicuri ,ribollire. Il rito di una malintesa iniziazione li  spinge a fingersi decisi e aggressivi, a bestemmiare , a prendere in giro i  deboli, a intimidirli .”Strunz ‘e mmerd” vola la parolaccia e atterra su un ragazzo spaurito magro non ancora pervaso di testosterone. Un attimo  e l’aggressore avanza nel territorio dell’altro, che arretra. Vigilo, sorveglio, rimango lucida , potrei fare la vittima, sentirmi attaccata personalmente, urlare, (ogni tanto urlo ancora ) ma non serve. Riconosco stralci di scene di film   violenti agiti ,modelli  prefabbricati da realizzare. Il file dell’aggressività si installa, nutrito da strati e strati di azioni violente attinte dal video, il must è: mostrare, esibirsi ,affogare i sentimenti . Talvolta vedo piccole scimmie incoscienti sottoporsi allo sforzo inumano di non essere comuni ma spettacolari, soprattutto al negativo, li osservo  intenti al montaggio mentale di spezzoni di film, in fretta, alla rinfusa. Parafrasando Celentano: l’attenzione è lenta il disordine  è rock, la bontà è lenta la violenza è rock, la conoscenza è lenta  l‘ignoranza è rock, la buona parola è lenta, il turpiloquio è rock. Così si compie l’iniziazione di tanti ragazzi di oggi.

Cerco con lo sguardo la connessione con loro. La rete esiste nella realtà fisica perché esiste già l’Internet interiore .Sono l’insegnante: che strano, il nome comune del mio lavoro è un participio presente, come se non smettessi mai di in-segnare, segnare dentro ma che cosa? Mi sento più l’educatrice, e- duco, tiro fuori , cosa tiro fuori? La bellezza di questi bambini, che vedo sepolta sotto chili di melma televisiva, di pre-giudizi, di sciocca spavalderia da piccoli machi. Voglio custodire i bambini della Terra, perché   loro sono arrivati dopo di me ed hanno trovato la televisione, il computer, la play station, l’inquinamento, il buco nell’ozono, la guerra. Mi rimbocco le maniche, li prendo per mano e li accudisco. E’ difficile ma cosa c’è di più importante del resto? Che facevo io mentre la società si modificava sotto i miei occhi? Dormivo? Non sono mica qui per divertirmi,  questo è l’unico scopo per cui vale la pena di vivere. Dimostrare loro con l’esempio,che si può e si deve vivere con dei valori naturali, tagliare il cordone ombelicale con le immagini virtuali negative  spiegando loro che la mente funziona per immagini, che le immagini sono progetti, che  siamo tante divinità capaci di creare il bene, pensandolo e facendolo e che possiamo fare questo in un attimo di puro intento.Ma adesso?

Il  robusto aggressore con la faccia di gomma spintona il piccolo magro, che , inaspettatamente reagisce resistendo. L’altro, più forte, sferra un pugno, mi giunge lo sgradevole tonfo della mano che incontra uno zigomo, mentre il testosterone, concima la scena di insulti ,di sputi ; i compagni di classe sono il   pubblico impietoso davanti al quale nessuno vuole arrendersi.”Sfaccimm” dice il piccolo e i due si avvinghiano come amanti, le mani  indurite. Non capisco come si possa dare un pugno sapendo quanto male fa,desiderare di  infliggere un dolore nella carne di un altro quando siamo di carne anche noi. Faccia di gomma fa il boss perché è robusto, attacca spesso, offende,sfotte, pretende. Devo fare qualcosa mentre scalciano, si strattonano; il piccolo tenta di scappare, viene risucchiato come un elastico, da una presa alla felpa. Non c’è più tempo: entro nello spazio tra loro , mi becco la manata nel plesso solare e  un calcio nello stinco ,  insieme. Tutti parlano, bla bla, degli insegnanti ma adesso ci sono io qui, questa non è cronaca, è la realtà e mentre accade  non ha colore, né  giudizi, semplicemente è . Sto cercando di dividere due bambini che se le danno, che devo comunque considerare  bambini.  So che posso trasformare una rissa in un momento educativo. Oppure no . E’ dura .

Mi si riempiono gli occhi di lacrime: non è che piango, sono addolorata per il mio dolore,  per la loro inimicizia, per la prepotenza di faccia di gomma , per la tenerezza del piccolo magro trasformatosi in leoncino. E’ soltanto un luccichìo negli occhi, niente di più eppure…  “Scusate professorè me so sbagliat, nun ‘o faccio cchiù!! Io vulev vatter a chillo strunz ‘e mmerd… Mannaggia ‘a miseria!” Intanto ,il piccolo magro si inginocchia volenteroso e  mi  pulisce lo stivale su cui c’è l’impronta polverosa di un piede  usando la manica della felpa; faccia di gomma continua a scusarsi con le mani giunte nel più verace dialetto napoletano. Quando chiedo  a entrambi di fare pace si abbracciano vigorosamente. Va bene così. Potrei essere oggetto di un trafiletto di cronaca in cui si parla di bulli che picchiano l’insegnante ma non sarebbe vero, non l’hanno fatto apposta. La scuola è il calderone  in evoluzione comprensibile solo a chi la vive ed è tempo di risposte vive, non di ammuffite nozioni da sciorinare dietro la barricata di una cattedra. Il  silenzio è il mio regalo più bello . Ricordo cosa rispose l’agguerrito faccia di gomma in un test "segreto" alla domanda:”Secondo te, chi è Dio?” 

“Dio per me è una persona molto grande seduto in alto, perché una volta stavo con il motorino ho frenato ed ho avuto come una forza dentro di me che mi spingeva a saltare giù,il motorino fece quattro capriole ed io non mi feci un graffio. Secondo me quella forza che mi ha spinto era Dio”. Mi pregò poi di non leggere il test in classe, “per non perdere punti davanti ai compagni”. Io ho avuto la conferma che siamo tutti pervasi dalla stessa forza.

Ah dimenticavo: come nelle migliori tradizioni letterarie faccia di gomma e il piccolo magro sono diventati amici ma ogni tanto si strattonano.
                                                              

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