Non pensavo di
adottare un cane. O forse sì. La legge di attrazione ha congiunto me e Canillo
il 15 dicembre del 2010. Arriva una collega, in classe con uno scatolone tra le braccia , lo appoggia al termosifone.
Conoscendo la sua dedizione ai cani, che
raccoglie, cura, sfama a proprie spese ,
appare evidente che lì dentro c’è un
trovatello a quattro zampe. Dice:“Non aprite lo scatolone” ed esce. Ovviamente dopo qualche secondo
insegnante (io) ed alunni , siamo tutti davanti alle antine di cartone spalancate: il piccolo cane dal
musetto vellutato ha fattezze e dimensioni di un topo spelacchiato, con chiazze di carne rosea in mostra (ha la
rogna) e peli biondicci, sbiaditi, senza lucentezza. Ci guardiamo: imprinting
reciproco, non oso toccarlo,potrebbe spaventarsi, lo sguardo perso mi si fissa
nel cuore. Quintali di dolore mi passa
quello sguardo, il piccolo cane neanche
si rintana, aspettando chissà quale prossima carognata umana; guarda
da sotto in su, imbronciato,
trema discretamente di freddo e paura, con tutti gli occhi che lo scrutano. Chiudo le antine ma io
e Canillo ci siamo già presi.
Quando ritorna la collega racconta di averlo trovato nella spazzatura , di non avere un posto in
cui sistemarlo poiché a casa sua abitano
in 6: lei più 5 cagnoline. E’ disperata. Non so come faccia a curare , accudire
nonché far adottare tutti i cani a cui salva la vita; vedo lacrime nei suoi occhi , mi porto Canillo a
casa.
Sistemo lo scatolone contro il termosifone e il piccolo
cane-topo se la dorme per due giorni, apprezzando, in cadenzati risvegli, gli
omogeneizzati al pollo e vitello, arrotolandosi nella sciarpa di pile,
producendo grandissime pipì, spropositate rispetto alle dimensioni fisiche
(volevo chiamarlo Ruby da rubinetto). Di sera mi si addormenta sulle gambe,
dopo generose grattatine sulla testa spelacchiata e , benchè la mia amica mi
abbia detto sia stato cosparso di polvere antiacaro, non posso fare a meno di
carezzarlo.
Dopo una settimana lo becco sul divano intento a masticare
un cuscino: ha fatto cordata con le unghiette sul copridivano di stoffa e si è
accaparrato un posto di prima scelta! Poi inizierà una fiorente attività di
rosicchiatore di qualsiasi cosa sia rosicchiabile, compreso lo scatolone in cui
abita, esempio non metaforico di uno che
si “mangia” la propria casa .
Un anno dopo contemplo il cane di taglia piccola, color
biondo miele, pelo lucido, che corre, salta, si rotola, si avvita su sé
stesso , fa le “sponde” contro lo
schienale del divano, si struscia, lancia biscotti in aria , discerne persone e
cose annusando col saggio nasino ed è sempre meno spaventato. Che razza di cane è? Un
volpino? Forse. Di quella razza possiede
un caratterino irascibile niente male, abbaia spesso, ringhia e siccome un uomo deve averlo ridotto in
spazzatura, sfugge come la peste gli umani di sesso maschile. E’
affettuoso, mi circonda il collo con le
zampe (mi abbraccia!), è attento , osserva con cura le attività umane, è contento di vedermi, divide con me la sua allegria, ci rincorriamo,
giochiamo a nascondino.
Lo guardo e gli
chiedo:” Chi c’è là dentro?” Non può essere che non ci sia nessuno. Animale
significa proprietario di anima? Ne sono certa, ne ho le prove. Umano ,
talvolta non vuol dire contenitore di umanità.
Canillo non butterebbe mai qualcuno nella spazzatura.
Canillo a 7 mesi |
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