martedì 26 marzo 2013

Storia di Canillo



Non  pensavo di adottare un cane. O forse sì. La legge di attrazione ha congiunto me e Canillo il 15 dicembre del 2010. Arriva una collega, in classe con uno scatolone  tra le braccia , lo appoggia al termosifone. Conoscendo la sua  dedizione ai cani, che raccoglie, cura, sfama a  proprie spese , appare  evidente che lì dentro c’è un trovatello a quattro zampe. Dice:“Non aprite lo scatolone”  ed esce. Ovviamente dopo qualche secondo insegnante (io) ed alunni , siamo tutti davanti alle antine  di cartone spalancate: il piccolo cane dal musetto vellutato ha fattezze e dimensioni di un topo spelacchiato,  con chiazze di carne rosea in mostra (ha la rogna) e peli biondicci, sbiaditi, senza lucentezza. Ci guardiamo: imprinting reciproco, non oso toccarlo,potrebbe spaventarsi, lo sguardo perso mi si fissa nel cuore.  Quintali di dolore mi passa quello sguardo,  il piccolo cane neanche si rintana, aspettando chissà quale   prossima carognata umana;  guarda  da sotto in su, imbronciato,  trema discretamente di freddo e paura, con tutti gli  occhi che lo scrutano. Chiudo le antine ma io e Canillo  ci siamo già presi.
Quando ritorna la collega racconta di averlo trovato  nella spazzatura , di non avere un posto in cui  sistemarlo poiché a casa sua abitano in 6: lei più 5 cagnoline. E’ disperata. Non so come faccia a curare , accudire nonché far adottare tutti i cani a cui salva la vita; vedo  lacrime nei suoi occhi , mi porto Canillo a casa.
Sistemo lo scatolone contro il termosifone e il piccolo cane-topo se la dorme per due giorni, apprezzando, in cadenzati risvegli, gli omogeneizzati al pollo e vitello, arrotolandosi nella sciarpa di pile, producendo grandissime pipì, spropositate rispetto alle dimensioni fisiche (volevo chiamarlo Ruby da rubinetto). Di sera mi si addormenta sulle gambe, dopo generose grattatine sulla testa spelacchiata e , benchè la mia amica mi abbia detto sia stato cosparso di polvere antiacaro, non posso fare a meno di carezzarlo.
Dopo una settimana lo becco sul divano intento a masticare un cuscino: ha fatto cordata con le unghiette sul copridivano di stoffa e si è accaparrato un posto di prima scelta! Poi inizierà una fiorente attività di rosicchiatore di qualsiasi cosa sia rosicchiabile, compreso lo scatolone in cui abita,  esempio non metaforico di uno che si  “mangia” la propria casa .
Un anno dopo contemplo il cane di taglia piccola, color biondo miele, pelo  lucido,  che corre, salta, si rotola, si avvita su sé stesso ,  fa le “sponde” contro lo schienale del divano, si struscia, lancia biscotti in aria , discerne persone e cose annusando col saggio nasino ed è sempre meno  spaventato. Che razza di cane è? Un volpino?  Forse. Di quella razza possiede un caratterino irascibile niente male, abbaia spesso, ringhia  e siccome un uomo deve averlo ridotto in spazzatura, sfugge come la peste gli umani  di sesso maschile.   E’ affettuoso,  mi circonda il collo con le zampe (mi abbraccia!), è attento , osserva con cura le  attività umane, è contento di vedermi,  divide con me la sua allegria, ci rincorriamo, giochiamo a nascondino.
Lo guardo  e gli chiedo:” Chi c’è là dentro?” Non può essere che non ci sia nessuno. Animale significa proprietario di anima? Ne sono certa, ne ho le prove. Umano , talvolta non vuol dire contenitore di umanità.  Canillo non butterebbe mai qualcuno nella spazzatura.

Canillo a 7 mesi

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